San Gemini: «Interrotti i lavori a Sant’Egidio»

Terni, esulta il comitato: «Durante lo sbancamento sono emersi i resti della cinta muraria medioevale del borgo umbro. La Soprintendenza ha sospeso tutto»

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La storia era stata portata alla luce – sotto Natale – da chi aveva denunciato i lavori di ristrutturazione edilizia sull’area dell’ex chiesa di Sant’Egidio: «Controllate ed evitate che ci siano danni per un’area sottoposta a vincolo», aveva scritto alla soprintendente per archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria Marica Mercalli; al coordinatore direttore dell’area patrimonio archeologico della soprintendenza, l’architetto Spartaco Capannelli; all’assessore regionale alle politiche del paesaggio e programmazione urbanistica Fernanda Cecchini e al sindaco di San Gemini, Leonardo Grimani. Oltre che a umbriaOn.

I disagi L’area coinvolta si trova in via della Rocca e riguarda l’area che integra il complesso del palazzo Calori, ex monastero di Santa Caterina e il comitato –  di cui fa parte l’ex vice sindaco del Comune di San Gemini, Ivo Carducci, aveva poi rilanciato a fine anno, perché i lavori sarebbero: «Assimilabili più a una nuova costruzione che a un recupero». E avevano chiesto di «verificare ed eventualmente sospendere».

Le verifiche Il comitato, nel richiedere lo stop, precisava che «la proprietà dell’area risulta incerta, in quanto dalla visura del catasto urbano dell’agenzia delle Entrate risultano riserve sulla proprietà stessa dell’area e dei vizi sulle variazioni eseguite riserve sugli atti dei passaggi intermedi non esistenti ed errati elementi catastali in atti». E poi c’era una nota importante: «In tale area non è possibile l’incremento di cubatura e/o spostare il sedime del fabbricato in quanto l’area è soggetta a vincolo con decreto 23/3/1959 ( ai sensi del D.L. del 21/1/2004 n. 42 )». Tanto che si chiedeva «al più presto che gli enti preposti intervengano ognuno per le proprie competenze al fine di evitare ogni ulteriore danno alle vestigia sepolte», perché «sotto la chiesa potrebbe esserci un mitreo di origine romana, ricordo che la chiesa di Sant’Egidio risaliva al ‘700».

Il ritrovamento E adesso ci sono novità importanti: «Durante i lavori di sbancamento – dicono dal comitato – sono emersi i resti della cinta muraria medioevale del borgo umbro. La scoperta, avvenuta alla presenza del proprietario e committente dei lavori e di un’archeologa, consulente nominata dallo stesso proprietario, rende giustizia alle perplessità sollevate in due lettere-esposto inviate alle autorità competenti dal comitato sorto in difesa dell’ex chiesa di sant’Egidio finora rimaste senza risposta».
I componenti del comitato ritengono «che questo sia solo l’inizio e che altre importanti vestigia storiche potrebbero venire alla luce nel prosieguo dei lavori. Del resto era già nota la presenza nel compendio di una galleria con mura di sostegno di origine pre-romana che il proprietario aveva mostrato solo a pochissime persone e che testimonia l’antichità e l’importanza del sito dal punto di vista storico-archeologico già evidenziata dagli studi di Umberto Ciotti. Parliamo dell’archeologo che ha diretto gli scavi di Carsulae e che, prima che venissero create le soprintendenze regionali, diresse l’Ispettorato archeologico per l’Umbria tra il 1949 e il 1964. Lo studio del Ciotti, risalente agli anni ’60, partiva dalla scoperta da parte del vecchio proprietario del palazzo Calori, il professor Schiboni, di due steli lapidee, ritrovate nel giardino ora sede del cantiere, che identificano il luogo come sede di un tempio dedicato al dio Mitra. La morte del professor Schiboni bloccò le ricerche di Ciotti, ma l’ipotesi, formulata dallo studioso, che sotto i resti della ex chiesa di sant’Egidio ci fosse un mitreo di epoca romana era assolutamente fondata».

«Stop ai lavori» La scoperta del muro medioevale, «anticipata dal tam tam originato dall’attenzione dei cittadini di San Gemini, in particolare coloro che abitano vicino al cantiere e che oramai sono attentissimi a qualsiasi novità emerga nella vicenda, ha finalmente scosso dal torpore l’amministrazione comunale» e nella mattinata di venerdì «si è finalmente svolto il sopralluogo dei funzionari della Soprintendenza Umbra, l’architetto Spartaco Capannelli, la dottoressa Gabriella Sabatini e il dottor Luca Bartolini che, più volte sollecitati dal comitato con lettere, telefonate ed e mail, finora non avevano trovato il tempo di intervenire adducendo le motivazioni più disparate. Le vestigia emerse sono di grande importanza e potrebbero determinare o una sostanziale revisione del progetto o, ma questo è meno probabile, una sua cancellazione e la trasformazione del giardino in un parco archeologico a cielo aperto che rappresenterebbe un ulteriore importante gioiello nel già ricco patrimonio storico-archeologico e architettonico di San Gemini Tutto dipende da ciò che emergerà dalle verifiche della soprintendenza. Al momento i lavori sono sospesi e questa è sicuramente una importante vittoria del comitato sorto spontaneamente a difesa dell’ex chiesa di Sant’Egidio». Che comunque assicura che «non intende minimamente abbassare la guardia e continuerà a vigilare attentamente sugli sviluppi della vicenda».

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