San Valentino, i fedeli: «Non ce lo distraete»

Terni, il vescovo ha deciso che la messa solenne il giorno del Santo patrono – l’unco in cui il quartiere si rianima – non si dica più in Basilica, ma in Duomo. Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Non c’è pace per Valentino. Ormai ci sarà abituato e sicuramente ha una gran pazienza: mica è un caso che l’hanno fatto Santo! Nel 2003 ne furono finalmente ricomposte le spoglie. I carabinieri avevano ritrovato il cranio rubato negli anni settanta da certi ladri così maldestri che pensavano di fare i soldi vendendo l’oro e le pietre preziose della mitra, salvo accorgersi poi che l’oro era solo una sottile lamina e le pietre erano in realtà vetri colorati. Andandoci per le spicce s’erano portati via sia la mitra che la testa che c’era dentro, quella che a Valentino fu tagliata dai Romani, come vuole la storia del suo martirio, e che solo l’amore dei suoi discepoli permise di seppellire insieme al resto.

Sembrava che, dopo quell’avventura, finalmente il Santo protettore di Terni potesse starsene un po’ in pace, invece eccolo di nuovo – come impropriamente si dice – nell’occhio del ciclone. Il vescovo di adesso ha deciso che la messa solenne il giorno del Santo patrono non si dica più in Basilica, quella dedicata a Valentino, costruita a suo tempo sul luogo della sua sepoltura, ma in Duomo dove le reliquie sarebbero trasferite in processione. Lì resterebbero il tempo della messa, per poi ritornare sul colle. Per ricevere gli onori dovuti è, in sostanza, lui a doversi muovere, pur se sembra più usuale che uno certi onori li riceva a casa sua. O almeno così la pensano tutti coloro che si oppongono ad un Santo ‘globe trotter’, primi fra tutti quei cinquemila che hanno firmato una petizione affinché il Santo non si muova. E’ segno di attaccamento alla tradizione, al borgo di San Valentino e comunque al Santo ed alla città di cui è protettore. Ma quelle firme non vengono prese in considerazione. Non hanno valore legale perché non autenticate. E’ il ‘bollo tondo’ quello che fa la fede?

E così continua l’odissea di Valentino il quale – lasciato da parte quel che gli accadde quand’era in vita – già per diventare patrono di Terni dovette superare un ‘esame’ e sopportare di essere al centro di polemiche e causa di divisioni tra i cittadini che allora (XVII secolo) non si trovavano d’accordo tra lui e Sant’Anastasio. Poi però, il Papa in persona si pronunciò a favore del Santo cui il popolo ternano riservava un grande affetto. Non a caso, alla fine del XVI secolo, in un periodo in cui la Chiesa aveva bisogno di un’azione di tipo ‘promozionale’ si era scelto di accattivarsi la benevolenza dei ternani riottosi nei confronti del dominio pontificio, avviando una campagna alla ricerca della sepoltura di Valentino (allora non ancora individuata con precisione), proprio in considerazione della sua popolarità. Una campagna conclusasi con successo cosicché si decise anche di ricostruire la chiesa, allora diruta. Le reliquie di San Valentino, da poco ritrovate, furono momentaneamente ospitate in Duomo, e li restarono fino a quando non fu completata la Basilica nella quale trovarono sede definitiva. Dal Duomo l’urna con San Valentino riprese la via del colle. Anche in quell’occasione ci fu una grande processione. La gente era assiepata lungo tutto il tragitto, accorsa con entusiasmo nonostante il sole cocente di luglio, perché ci teneva e riteneva ovvio e naturale che San Valentino tornasse a casa sua.

Un Santo, perciò, spesso coinvolto in vicende turbolente. Fino ai tempi di oggi, quando accade che, al centro di tante idee tese ad utilizzarne la fama di protettore degli innamorati, l’unico giorno in cui veramente a Terni si celebra San Valentino e il quartiere si rianima è il 14 febbraio. Ma se il ‘festeggiato è fuori per servizio’ che vuoi rianimare?

 

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