Sanitopoli, sindacati: «Terni rischio paralisi»

Le sigle sindacali dell’Azienda ospedaliera ternana chiedono lo stop del commissariamento e ridefinizione del Piano sanitario

Condividi questo articolo su

Per la prima volta tutti uniti, «a dimostrazione di quanto la situazione sia satura», mercoledì mattina le sigle sindacali – Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fsi Usae, Fials, Nursing Up, Nursind, Rsu – dell’ospedale di Terni sono tornate ad illustrare le problematiche in essere presso l’azienda e le criticità nei rapporti con il commissario straordinario.

Rischio paralisi

«Le note vicende giudiziarie relative alla sanità, che pure devono fare il loro corso, rischiano di provocare anche una fase delicata nel governo e quindi nella gestione dei servizi erogati alla popolazione dell’Umbria e non solo. Sentiamo con forza il rischio di una strisciante paralisi con pesanti ricadute negative quotidiane sulla quantità e qualità dei servizi erogati. La nostra preoccupazione è rivolta principalmente ai bisogni di salute dei cittadini che temono invece il venir meno della garanzia della qualità dei servizi sanitari umbri, che da sempre sono una eccellenza nel panorama nazionale, peraltro come riconosciuto dallo stesso Ministero della salute nel comparare la qualità e l’efficienza dei venti sistemi sanitari regionali». Ma la preoccupazione dei sindacati si estende anche «alle condizioni degli operatori sanitari che, qualora si dovesse registrare una paralisi politico gestionale, vivrebbero la situazione con ansia, incertezza, disagio, introducendo elementi che influiscono negativamente nello svolgimento di un lavoro già particolarmente gravoso, delicato e pieno di responsabilità. La nostra richiesta alla Regione dell’Umbria è dunque di svolgere l’azione politica di governo con modalità adeguate, capace di garantire pienamente, anche in questa fase, almeno la gestione ordinaria dei servizi».

Il commissariamento

Non va in questa direzione, però secondo le sigle, «la scelta di commissariare dal 1° aprile al 30 giugno 2019 le quattro aziende sanitarie umbre in quanto ciò introduce ulteriori elementi di incertezza in una fase già estremamente delicata. Riteniamo quindi prioritario la fine del commissariamento delle due Aziende e delle due Usl e la conferma del piano assunzioni di personale già concordato. Oltre all’effettuazione di investimenti di edilizia sanitaria (ospedale di Narni-Amelia, Città della salute) e per le apparecchiature tecnologiche necessarie e, infine, un nuovo Piano sanitari regionale. Tutto ciò si rende indispensabile per garantire adeguati livelli di assistenza, attraverso modalità e procedure trasparenti e efficaci».

Le problematiche dell’Azienda ospedaliera

Ma la maggior preoccupazione dei sindacati «è proprio per l’Azienda ospedaliera di Terni che soffre già da tempo di specifiche problematiche: carenza di figure apicali e dirigenziali ora accentuate anche dalle defezioni di dirigenti medici e amministrativi, non abbiamo ancora i primari in una moltitudine di reparti che attualmente sono tutti gestiti da ‘facenti funzioni’; mancanza di interesse a migliorare il clima aziendale; ritardi sul piano assunzioni; carenze organizzative per la degenza ordinaria e non dei pazienti con il ricorso costante all’utilizzo dei letti sui corridoi; le soluzioni gestionali adottate fino ad ora risultano inefficaci e sottopongono i lavoratori a situazioni di stress quotidiano. Tutto ciò ci pone in forte difficoltà per il mantenimento dei caratteri di eccellenza e di alta specializzazione dell’Azienda ospedaliera».

Il tempo di vestizione 

La direzione aziendale, ancora una volta, «non si lascia sfuggire l’occasione per dimostrare concretamente la sua scarsa attenzione per il personale e per le organizzazioni che lo rappresentano. Lo scorso 22 maggio era stato convocato un tavolo tecnico che doveva concludersi con una trattativa, i cui punti all’ordine del giorno erano: il tempo di vestizione e le progressioni orizzontali. La proposta aziendale sul tempo di vestizione prevedeva: per i turnisti del 3×8, anticipo di 5 minuti in entrata e la dilatazione di 10 minuti in uscita; per i diurnisti, inserimento nell’orario di lavoro dei 5 minuti in entrata e in uscita. In questo modo per i diurnisti, ad esempio, se l’orario è 8-14, l’orario rimane lo stesso e si considera come tempo di vestizione l’intervallo dalle 8 alle 8.05 e dalle 13.55 alle 14 e come tempo di lavoro quello dalle 8.05 alle 13.55. Non condividiamo questa proposta perché introduce delle disparità di trattamento tra il personale turniate e diurnista. Il turnista 3×8 deve fare 15 minuti in più mentre il diurnista nulla deve, ma, soprattutto, nulla gli è dovuto e così la proposta aziendale annulla i benefici del riconoscimento del tempo di vestizione. Si deve, poi, rilevare che l’orario di vestizione è da considerarsi come orario aggiuntivo rispetto all’orario di lavoro codificato dal contratto in 36 ore settimanali e, pertanto, i 10 minuti per la vestizione non posso essere inglobati nell’orario di servizio delle 36 ore settimanali stabilite contrattualmente».

I passaggi di fascia

Per quanto riguarda, invece, «il tema dei passaggi di fascia la discussione si è conclusa sul nascere. Come organizzazioni sindacali, in un tavolo tecnico precedente, avevamo chiesto per il finanziamento delle progressioni la riduzione del 40% della spesa per lo straordinario, della spesa per posizioni organizzative e delle pronte disponibilità, ma la direzione non ha voluto prendere in considerazione, come gesto di buona volontà, nemmeno un risparmio del 5%. Abbiamo ritenuto le proposte non accettabili e quindi ci siamo alzati dal tavolo tecnico e non abbiamo partecipato alla successiva trattativa. Fials, pur concordando con le altre organizzazioni sindacali, rimane in trattativa solamente per discutere la propria proposta della piattaforma integrativa».

Il piano delle assunzioni

L’accordo del settembre 2017 sul piano delle assunzioni, che chiudeva una vertenza aperta nel febbraio 2016, ricordano i sindacati, «deve ancora essere attuato e, dopo due anni, non si ha nessun incremento del numero degli infermieri rispetto alla vecchia dotazione organica. Si continua ad andare avanti con il lavoro interinale e con i cosiddetti codici 30, previsti per abbattimento delle liste d’attesa ma attivati per l’Emodialisi, prima, e ora per coprire i turni del Pronto soccorso. Coordinatori e relative P.O. ogni giorno devono inventarsi spericolate acrobazie per coprire i turni mentre la spesa per lo straordinario lievita intorno ai 6-7 mila euro l’anno, ma l’interesse primario della direzione è quello di definire e applicare gli incarichi di funzione cioè posizioni organizzative, coordinatori e specialist/professional vari, togliendo così dalla produzione altri infermieri. Gli abbiamo detto di no, non è la nostra priorità».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli