Scandalo ‘vintage’: assolto Elio Giulivi

Terni: il caos-referto dopo Rieti-Pomezia del 1997 aveva portato a una maxi condanna della Corte dei Conti. Ora ribaltata in appello

Condividi questo articolo su

Una sentenza che riporta indietro negli anni, alla fine dei ’90. Quando il narnese Elio Giulivi – allora presidente della Lega Nazionale Dilettanti – era, ufficialmente, uno dei numeri uno del calcio italiano. La sentenza, di appello, è quella emessa dalla terza sezione centrale d’appello della Corte dei Conti nelle scorse settimane, legata ad un fatto avvenuto il 1° giugno del 1997.

Il fatto Allo stadio di Rieti si gioca la sfida di serie D fra i padroni di casa e il Pomezia. Partita dal valore modesto se si eccettua un dettaglio: figura fra quelle inserite nella schedina del Totogol, gioco in cui vince chi indovina le partite dove si segna di più. La gara, tuttavia, non si dimostra delle più tranquille tanto che, uno dopo l’altro, l’arbitro Salvatore Marrazzo di Salerno espelle cinque giocatori del Pomezia. In base al regolamento la partita dovrebbe finire lì con sconfitta a tavolino del Pomezia (e, per convenzione, risultato di 2-2 sul Totogol). Invece – chissà perché – i pochi minuti che restano vengono tutti giocati e la gara va in archivio con l’1-0 finale in favore del Rieti.

Referto ‘galeotto’ A quel punto, invece di fermare tutto e dire «Scusate, ci siamo sbagliati», l’errore comincia a produrre i suoi effetti a catena: la gara viene ufficialmente inserita in schedina con il punteggio di 1-0 (anziché 2-2) e l’arbitro – dietro pressioni ‘federali’ – modifica il referto di gara per renderlo regolare, nel tentativo di evitare spiacevoli intoppi e dietrofront. Troppo tardi: 13 agenti di polizia di Nettuno scoprono di avere giocato la schedina vincente, quella con il 2-2 ‘d’ufficio’, e reclamano il premio di quasi 300 milioni delle vecchie lire. Premio che però è stato già assegnato ad un altro concorrente sulla base del risultato ‘fasullo’. Scoppia il putiferio con tanto di denunce.

Sentenze e processi Quasi due anni dopo, nel 1999, il Coni si vede costretto a pagare il premio a entrambi i vincitori. La giustizia, nel frattempo, si è già attivata su tutti i diversi fronti: sportivo, penale – il procedimento si concluderà nel 2007 con l’archiviazione per prescrizione – e contabile. Nel 2011 la Corte dei Conti della Campania condanna i tre presunti protagonisti del fattaccio – l’ex ‘dominus’ della Lega Elio Giulivi, l’ex responsabile degli arbitri Can D (ed ex arbitro internazionale) Pietro D’Elia e l’arbitro della gara Marrazzo – a versare un risarcimento di 407 mila euro al Coni, e quindi allo Stato. Per Giulivi, che oggi ha 82 anni, nelle scorse settimane – a distanza di quasi 18 anni dall’episodio – è arrivata l’assoluzione: a pagare 270 mila euro in solido, dovranno essere i soli D’Elia e Marrazzo. A deciderlo è stata la tera sezione centrale d’appello di Roma.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli