Scempio Terni-Cesi, perché non ripensarla?

Metropolitana di superficie ridotta a savana dove le infrastrutture cadono a pezzi. Ma la città ha un problema di mobilità. E forse quel percorso può rappresentare un’opportunità

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di F.T.

Trasformare uno dei più pesanti ‘flop’ per il territorio di Terni e per le tasche dei cittadini, in opportunità. In un’infrastruttura a servizio della comunità, al posto dell’attuale che cade a pezzi. La natura, e fa il suo, si sta lentamente riappropriando del percorso della mai nata metropolitana di superficie Cesi-Terni. Ma prima che il tracciato diventi una savana guidata solo da una strada ferrata ormai inservibile, delimitata da reti sempre più malmesse, da pali elettrici che prima o poi rappresenteranno un problema non solo estetico, forse – chissà – si può fare qualcosa.

Da anni la città pensa a come consentire a pedoni e ciclisti, che vogliono muoversi fra l’area nord (borgo Rivo, Campitello, Campomaggiore, Gabelletta) di Terni e il centro cittadino. Progetti ce ne sono e talvolta se ne torna a parlare, quando la questione ritorna in mente. Ma ad oggi, anche su quel fronte, nulla è stato compiuto. Allora quel percorso ormai abbandonato, che attraversa alcune delle zone più popolose della città, perché – andando per un attimo oltre gli scogli burocratici e pratici che è facile immaginare – non trasformarlo in ciò che in tanti cercano ogni giorno, in un’occasione di mobilità davvero alternativa, in una ‘passeggiata’ della salute che sia fruibile anche per chi sceglie di muoversi in bici, specie in determinati periodi dell’anno?

Provocazione o meno, l’idea cerca di contemperare due esigenze: quella di liberarsi una volta per tutte del ‘nulla’ – sempre più degradato – della metropolitana di superficie e quella di consentire ai cittadini di potersi spostare senza per questo dover affrontare le ‘forche caudine’ di ponte Le Cave, dando una nuova e funzionale pista ciclopedonale alla città. Una strada che magari guardi, nei suoi possibili sviluppi, anche ad un possibile itinerario turistico verso San Gemini, Carsulae e, perché no, l’area di Acquasparta e dei Monti Martani. Sogno? Può darsi. Ma lo scempio attuale, se non è un incubo poco ci manca.

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