2.354 euro di danni: l’indennizzo è di 36

Siccità in Umbria: ci sono aziende che hanno ricevuto meno di quanto speso per fare domanda. Cia Umbria all’attacco: «Vergogna»

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I casi sarebbero solo decisamente curiosi, se non vi fossero dietro delle realtà imprenditoriali letteralmente imbufalite. Aziende che non solo si sono ritrovate a ricevere indennizzi minimi rispetto ai danni patiti, ma in qualche caso anche cifre inferiori ai soldi spesi per fare domanda alla Regione Umbria. Parliamo delle realtà agricole regionali colpite dal maltempo – siccità ma pure piogge torrenziali – e che hanno avuto accesso ai ‘benefici’ dovuti alle calamità naturali. In realtà una beffa, come denuncia la Cia Ummbria con il suo presidente Matteo Bartolini.

L’attacco

«Questi risarcimenti vergognosi – attacca la Cia – spingono a gettare la spugna e cambiare mestiere, piuttosto che a rimboccarsi le maniche e chiedere inutilmente lo stato di calamità naturale». Rispetto alla siccità patita nella primavera del 2017, gli indennizzi assegnati dalla Regione Umbria alle aziende agricole di tutte le associazioni di categoria presentano situazioni davvero all’estremo.

Il quadro

Sono state circa 2.500 le domande inoltrate e ammesse dagli imprenditori agricoli umbri che avevano subito perdite di prodotto e reddito – poco meno di 250 quelle respinte – per una spesa totale sostenuta di 541.163 euro, pari solamente all’1,5% dei danni conteggiati dalle aziende agricole che ammontano in totale a circa 35 milioni di euro.

I casi

«Per inoltrare la domanda di risarcimento danni – spiega la Cia – ogni azienda agricola ha speso 50 euro, ricevendo in alcuni casi un indennizzo addirittura inferiore. Bastano pochi esempi: quello di un’azienda di Spoleto con un importo ammesso di 2.354 euro e un contributo concesso di 36 euro. O ancora, un’azienda di Campello sul Clitunno con un importo danni accertato di 14.600 euro e un indennizzo ottenuto di appena 228 euro. Anche dove i danni sono stati tali da raggiungere 116.218 euro, è il caso di un’azienda di Perugia, il risarcimento è stato di appena 1.809 euro. Infine, c’è anche chi ha chiesto un rimborso minimo, come un’azienda di Bevagna, per 965 euro ottenendo un indennizzo ‘tragicomico’ di 15 euro, buoni per giocare qualche schedina al Superenalotto, magari vincere e cambiare mestiere».

«Ma vale la pena?»

«Se questo è l’andazzo, – afferma il presidente Matteo Bartolini – noi di Cia Umbria ci chiediamo se vale davvero la pena affrontare gimkane burocratiche per richiedere lo stato di calamità naturale, attendere circa due anni per i risarcimenti e vedersi alla fine riconoscere cifre che hanno del carnevalesco e che fanno male, oltre che al bilancio aziendale, anche alla dignità dei nostri imprenditori agricoli. Chiediamo, a conti fatti, che la Regione Umbria assieme alle associazioni reclami più garanzie dal governo e un adeguato finanziamento del fondo di solidarietà nazionale, anche a seguito dei danni causati dal maltempo negli ultimi mesi e per i quali è stato convocato di recente anche il ‘tavolo verde’ regionale, prima di dichiarare lo stato di calamità naturale, presentare le domande delle aziende agricole, ed evitare a monte oltre al danno anche la beffa».

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