Sisma, ‘Ricostruiamo?’: «Serve nuova cultura»

Errani, all’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria: «Deve esserci un progetto comunitario. Un sussulto di comunità e disponibilità a prenderci le responsabilità»

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di A.V.

Condividere le scelte che segneranno, nei prossimi anni, la vita di intere comunità umbre colpite dai tragici terremoti del centro Italia. Questo l’obiettivo dell’iniziativa pubblica ‘Ricostruiamo?’ organizzata da Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria a Spoleto, lunedì mattina.

I lavori Presenti la presidente della regione Catiuscia Marini e il commissario per la ricostruzione Vasco Errani, arrivato a lavori iniziati perché impegnato in un sopralluogo a Camerino. Il confronto, oltre ai sindacati, coinvolge le istituzioni umbre e le associazioni di categoria e datoriali. Dopo gli interventi della presidente e del commissario i lavori sono stati chiusi da Pierpaola Pierantozzi, della segreteria regionale della Cisl.

‘Mi vedrai correre’ La mattinata si è aperta con la visione del cortometraggio ‘Mi vedrai correre’ (GUARDA) per la regia dello spoletino Duccio Brunetti e realizzato dai ragazzi della ‘The Stairway Production’. Il video racconta il modo di vivere delle popolazioni colpite dal terremoto attraverso gli occhi di un panettiere che, nonostante la terra tremi ancora, non rinuncia alla sua quotidianità. Un modo diverso, rispetto ai media tradizionali, per raccontare il dramma del sisma.

La relazione iniziale  Commosso dal video, Filippo Ciavaglia (segretario generale della Cgil di Perugia), ha aperto il tavolo con una lunga e dettagliata relazione sulla situazione attuale e su quello che è successo dal 24 agosto, giorno della prima scossa, a oggi, passando per il sisma del 30 ottobre. Ha sottolineato la strategia vincente che fu attuata da Marche e Umbria per uscire dalla devastazione del terremoto del 1997. «Nonostante l’importanza di questa tragica prima esperienza, dobbiamo tenere presente anche gli errori che vennero fatti e che oggi le cose sono cambiate. Questa tragedia deve diventare l’opportunità per creare una strategia per dare speranza a chi ha perso la casa e il lavoro. Il modello del 97 è stato vincente perché gli edifici sono stati messi in sicurezza anche solo parzialmente, non si è pensato solo ed esclusivamente alla ricostruzione, così le case già esistenti sono rimaste dove erano, ma sono diventate più sicure e non c’è stato una grande cambiamento nel tessuto urbano. Quello che noi vogliamo chiedere con questo incontro è di trovare soluzioni condivise, creando tavoli permanenti sulla riscostruzione, perché non dobbiamo tenere conto solo degli interventi immediati, quelli fatti nella fase dell’emergenza, ma dobbiamo considerare soprattutto il fatto che ci saranno interventi di lungo respiro. Quindi l’intervento del governo deve guardare la prospettiva futura, mettendo in sicurezza il nostra territorio, dai cittadini al patrimonio artistico».

LE IDEE PER LA RICOSTRUZIONE – IL VIDEO

Situazione a Spoleto A seguire il saluto del sindaco di Spoleto, Fabrizio Cardarelli, che ha spiegato la situazione in cui versa la sua cittadina. «Sono 850 i cittadini fuori casa e ancora non abbiamo finito di fare i sopralluoghi (ne sono stati richiesti 6.500). Se la tendenza rimane questa avremo 2.500 cittadini fuori casa. Per non parlare dei beni culturali; metà dei palazzi storici hanno riportato danni gravi o gravissimi. Non capisco perché un modello che è stato efficace (quello del 97) debba essere cambiato. Non dobbiamo partire dal presupposto che tutti quelli a cui affideremo i lavori di ricostruzione sono ladri. Prendiamo i professionisti che abbiamo e facciamo controlli. Errani ha detto che cambieranno le regole e che presto arriveranno altri dipendenti ad aiutarci nei lavori. Io non posso continuare a far fare gli straordinari il sabato e la domenica ai miei, anzi colgo l’occasione per ringraziarli per tutto quello che già stanno facendo. Noi siamo uomini di lavoro, non di polemica, ma questo regime non può andare avanti, abbiamo bisogno di essere sostenuti».

Associazioni di categoria e datoriali La parola è allora passata alle associazioni di categoria e datoriali che tutte concordi hanno sottolineato la necessità di sostenere imprenditori e aziende, dalla più piccola alla più grande. «Oltre ai danni oggetivi che ha creato il terremoto – dicono – dobbiamo pensare al danno indiretto. Le zone più duramente colpite si stanno spopolando e la nostra più grande risorsa, il turismo, è venuto a mancare. Abbiamo saputo che ci sono dei tour operator che ci hanno cancellato dagli itinerari. Un gravissimo problema è quello della viabilità, non c’è accesso alle città. La prima cosa per cui vogliamo batterci è la comunicazione. Pensiamo al sindaco di Assisi, Eugenio Guarducci, che si è scagliato contro l’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia). Sostenuto da qualcuno e ostacolato da altri è stato richiamato da un responsabile che gli ha dato un appuntamento e che si è scusato perché loro, da scienziati, non si sono resi conto dei danni che hanno fatto segnalando continuamente il sisma a Perugia. Loro devono monitorare la situazione, ovviamente, ma anche se involontariamente creano danni. Per questo vogliamo proporre di eleggere un commissario straordinario alla comunicazione prima che la situazione sia irreparabile». Altra strategia fondamentale, secondo le associazioni, è la sinergia tra i vari territori. Qualcuno però ha tenuto a ‘mettere i puntini sulle i’ sottolineando che dei segnali positivi ci sono. «Le 800 stalle che c’erano sono tutte rimaste. Inoltre per le nuove siamo arrivati alla costruzione dell’80 per cento con un funzionalità del 50-60 per cento. Infine, diciamo anche che non abbiamo perduto competitività nell’agroalimentare».

Catiuscia Marini «Accanto alla gestione dell’emergenza, all’avvio della ricostruzione, dobbiamo lavorare ad un ‘progetto socio-economico’ per favorire la ripartenza dell’economia regionale che guardi ai territori più direttamente colpiti dagli eventi sismici, ma anche a tutta l’Umbria. Alcuni comparti, come quello turistico, hanno infatti subito, e stanno subendo, gravi danni indiretti», ha sostenuto la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini. «Sarà fondamentale ricostruire non solo fisicamente gli edifici e le aziende danneggiate dal terremoto, ma anche il tessuto economico sia della Valnerina, sia delle altre aree della regione che, a causa dei ripetuti eventi sismici, stanno registrando pesantissime perdite economiche. Per ciò dobbiamo poter mettere in campo, da subito, misure immediate di sostegno economico per quei soggetti che hanno subito danni diretti e per i settori che stanno subendo danni indiretti. Per ciò che riguarda, poi, il tema relativo a minori tasse e tributi è necessaria un’interlocuzione con Governo e Parlamento, dato che in questo caso saranno necessarie le relative coperture finanziarie.
Già nelle settimane passate ho posto la questione del riconoscimento del ‘danno indiretto’ e il nostro impegno è quello di proseguire in questo lavoro affinché si possano trovare, d’intesa con lo Stato, le risposte adeguate».

Rilancio dell’immagine dell’Umbria L’altro asse di questo ‘progetto socio-economico’ è quello del rilancio dell’immagine dell’Umbria che viene purtroppo associata nella sua interezza ai luoghi del sisma, pur non avendo la stragrande maggioranza del territorio regionale subito alcun danno: «Come Regione stiamo lavorando a un pacchetto di azioni ed iniziative di promozione dell’Umbria, ma per far questo abbiamo l’oggettiva necessità che si esaurisca la fase acuta della crisi sismica. Vorrei anche ricordare il fatto che oggi abbiamo un quadro normativo, dai decreti alle ordinanze commissariali, e finanziario che, a differenza del passato, consente a soli pochi mesi dall’inizio della crisi sismica, di poter avviare immediatamente la ricostruzione a ‘burocrazia zero’ e avendo la certezza della disponibilità della risorse. Tutto ciò per contrastare il rischio dello spopolamento di queste aree e dell’indebolimento del tessuto sociale ed economico».

Evento più significativo degli ultimi 100 anni «I terremoti che abbiamo di fronte hanno una caratteristica del tutto inedita» ha detto il commissario Vasco Errani. «Siamo di fronte all’evento più significativo degli ultimi 100 anni, per l’aspetto distruttivo e per l’aspetto della diffusione. Questo ci deve far comprendere un punto. Ricostruire vuol dire creare un nuovo modello di crescita e sviluppo. Mettere su le pietre è un conto, ricostruire un modello economico in un territorio coinvolto già da prima dallo spopolamento è diverso. Non abbiamo la possibilità di distinguere ricostruzione e prospettiva di sviluppo. Il terremoto ha creato anche un effetto a lungo termine: la paura. E questa concatenazione di eventi rende sempre più difficile il processo. Se vogliamo ricostruire serve un progetto comunitario che comprenda istituzioni, forze economiche politiche e sociali, i cittadini, tutti i soggetti insieme. Ci vuole un sussulto di comunità e disponibilità a prenderci le responsabilità».

Ricostruzione «Dobbiamo ricostruire assolutamente meglio di come era prima», aggiunge. «Il nostro obiettivo è costruire assicurandoci che non ci sia il collasso, per questo abbiamo reso obbligatoria la microzonazione del sottolivello, perché quello che c’è sotto produce accelerazioni diverse. Inoltre non dobbiamo fare solo ciò che c’era prima, ci sono luoghi che richiedono un colpo d’ingegno, sennò rischiamo di costruire qualcosa di finito che parla di qualcosa che non c’è. Cos’è l’identità? È il futuro. Questa vicenda deve diventare l’occasione per fare il salto culturale e questo dobbiamo farlo discutendo con la comunità, non come qualcosa calato dall’alto. Per ricostruire si parte dalle comunità territoriali, nessuno è più convinto di me di questa cosa. Quindi dobbiamo discutere affrontare i problemi. Se le ordinanze sono sbagliate si cambiano, l’importante è avere in testa tre principi: equità, collaborazione e legalità».

Impegno nella ricostruzione  Parlando del modello per la ricostruzione ha detto: «Ventuno scuole devono essere terminate per il prossimo anno scolastico. Ce la possiamo e ce la dobbiamo fare. Se così non fosse, se avremo dimostrazione che non funziona, allora si cambia. Sarà un impegno molto duro nella ricostruzione e lungo. Ricostruire con serietà è in mano a professionisti e imprese. Io vorrei che facessimo un patto: chi fa il cemento depotenziato non lo vediamo mai più, perché è un danno a un’impresa sana, è un danno per il cittadino e una distorsione dei soldi pubblici. Creiamo un sistema di autocontrollo sociale, non di norme e se io, architetto o ingegnere, so che c’è un tecnico che ha già preso 300 incarichi, facendo firmare due righe ai terremotati lo dico, lo devo denunciare. Serve una cultura capace di dimostrare e di praticare il progetto che abbiamo in testa sennò ci saranno dei problemi».

Risposte Il commissario ha poi risposto anche alle questioni sollevate dalle associazioni di categoria e datoriali. «Il danno per l’economia va oltre ai crolli e ai confini di cratere. Dobbiamo lavorare a un percorso fatto a tappe: prima il rinvio delle tasse, poi c’è il prestito sulle tasse, e poi dobbiamo affrontare il problema di quelle imprese che, nelle zone rosse, non sono in grado di andare avanti. Dobbiamo trovare una strada che consenta a queste di andare avanti se non ci riusciamo sarà una sconfitta per tutti noi. Dobbiamo poi studiare una forma che riesca a leggere nell’equità cos’è il danno indiretto e dobbiamo trovare il modo per scovare nelle normative europee una misura che riconosca questo tipo di danno. Ci stiamo lavorando. La vostra Regione ha già posto il problema sul tavolo del governo che si sta impegnando. C’è poi il problema del credito, soprattutto per quelle aziende che nn hanno avuto danni, ma che, a fronte della situazione, qualche banca pensa di cambiargli il rating e quindi servono delle controgaranzie. Dobbiamo trovare per queste imprese una corsia privilegiata che consenta loro di avere queste controgaranzie. Occorre, quindi, avere un progetto. Io sono ottimista. Penso che con la Regione e con le risorse nazionali dei fondi strutturali destinati alle aree terremotate si possa costruire un impianto strategico per un nuovo modello di sviluppo che promuova nuove forme di attrazione, di lavoro e di impresa».

 

 

 

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