Sisma, sindaci e Anci: «Mobilitazione subito»

Sindaci del cratere e Anci sul piede di guerra per lo ‘sblocca cantieri’: «Il governo deve delle risposte. Altrimenti sarà mobilitazione»

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Si è aperta lunedì «una fase di mobilitazione perenne che durerà fino a quando il parlamento non comprenderà la gravità della situazione dell’area del cratere e fino a quando non saranno trovate soluzioni immediate nel dl sblocca cantieri». Il vice presidente dei piccoli comuni di Anci Umbria e sindaco di Norcia, Nicola Alemanno (membro della cabina di coordinamento sisma 2016) non usa mezzi termini e dopo la conferenza stampa di lunedì a Teramo si dice pronto, insieme ai colleghi, a una «mobilitazione dei rappresentanti istituzionali dei territori colpiti dal sisma».

Nodo emendamenti

Erano presenti, oltre ai sindaci dell’area del cratere abruzzese, i massimi esponenti delle Anci regionali. Una mobilitazione a testimonianza «dell’unità dei territori e delle istituzioni del cratere». L’iniziativa di lunedì è stata definita come «un forte atto di sensibilizzazione sulle problematiche relative alla ricostruzione, con riferimento all’insufficiente risposta di accoglimento degli emendamenti contenenti le proposte dei comuni per l’approvazione in senato della legge di conversione del decreto sblocca cantieri».

I timori

Il sindaco Alemanno ricorda l’importante opera portata avanti assieme alle Anci regionali per «scrivere quegli emendamenti che il governo avrebbe dovuto approvare». Si tratta di «un provvedimento che avrebbe messo i sindaci in condizione di muoversi e non assumere responsabilità più grandi di loro, ma che è stato, fino a oggi, completamente ignorato». Il timore, secondo Alemanno, è che «il provvedimento non riesca a trovare una concretizzazione» e, in questa ipotesi, «tutto diventerebbe una responsabilità politica». Anche come Anci Umbria, dice il sindaco di Norcia, «siamo pronti a chiederne conto ai parlamentari»

L’incontro con il presidente Conte e le promesse disattese

Alemanno ricorda l’incontro del 20 maggio scorso con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «È evidente che non possiamo far altro che far sentire più forte la nostra voce, visto che sono stati quasi tutti esclusi gli emendamenti concordati da comuni e regioni e che lo stesso presidente Conte, nell’incontro di Norcia, rivolgendosi in particolare al sottosegretario Crimi, aveva detto chiaramente che dovevano essere fatti propri dal governo e inseriti all’interno del decreto. Una significativa parte di questi, riguardante la semplificazione, non è però presente».

Il centro Italia, il più grande cantiere da sbloccare

«Il più grande cantiere da sbloccare è quello del centro Italia, ma rimaniamo incastrati nella burocrazia, dentro le maglie dei vincoli normativi e giuridici. Nei comuni, soprattutto i più piccoli dove ricostruire non è solo sinonimo di riabitare, non basterà rifare le case, ma bisognerà creare le condizioni e i presupposti perché la gente torni a vivere in quelle case, altrimenti i nostri paesi continueranno a spopolarsi. C’è bisogno di una revisione delle norme che tendano alla semplificazione: non possiamo impiegare più tempo a istruire una pratica che a costruire un edificio. Non si può chiedere ai sindaci di riuscire a dare risposte eccezionali con norme ordinarie: per dare una risposta eccezionale occorrono norme straordinarie».

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