Smontaggio Telfer, otto anni inutili

Terni, il progetto definitivo da 446 mila euro fu approvato nel 2010: da allora confusione, scontri istituzionali e aggiornamenti senza sbocchi. ‘Ostacolo’ Mattarella: «Siamo appesi»

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di S.F.

13 luglio 2010. In una città – la fontana di piazza Tacito e il teatro Verdi i casi più eclatanti, ma anche la passerella della stazione e la ‘Gabelletta-Maratta’ non scherzano – dove le tempistiche tendono a dilatarsi con estrema facilità per svariati motivi, sapere che un lavoro non è stato completato a otto anni di distanza dall’approvazione del progetto definitivo non dovrebbe sorprendere più di tanto. Fatto sta che la passerella Telfer, inserita nel contesto degli ex stabilimenti di Papigno, è ancora al suo posto nonostante i tentativi del Comune di Terni. Cosa c’è a bloccare l’iter questa volta? Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica. Sì, perché il ricorso d’urgenza – diretto proprio nei confronti del capo dello Stato – presentato dal centro studi Malfatti tiene ancora in scacco palazzo Spada.

Smontaggio lontano

IL RICORSO D’URGENZA A SERGIO MATTARELLA

Il progetto del 2010 L’ok della giunta al progetto di smontaggio della Telfer arrivò come detto nell’estate 2010. Motivazione? In sostanza il degrado delle strutture che non dava certezze sul rispetto dei limiti di sicurezza richiesti dalle normative. Esclusi – in poche parole – interventi di carattere manutentivo per mantenere in bella mostra la passerella. Il tutto basato su una campagna di indagine numerica e strumentale del 2009, poi riaggiornata nel 2014 (alla pari del progetto). Per quel che concerne la direzione beni culturali e paesaggistici dell’Umbria ci furono due atti in favore del Comune: la dichiarazione di non interesse e l’autorizzazione alla rimozione.

La Telfer

L’aumento di valore Infine l’operazione, secondo l’amministrazione ternana, «consentirà – si diceva nel 2014 – di rimuovere uno dei gravami pendenti sull’area che, a seguito della demolizione, assumerà un valore superiore rispetto a quello attuale». Pressing della prefettura per accelerare, piano pronto e progetto da 446 mila e 580 euro pronto a partire, poi le parole che spiazzano: «Da restaurare», firmate Stefano Gizzi, il contestato – eufemismo, specie per la fontana di piazza Tacito – ex soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici dell’Umbria. Nel contempo la Rad Service di Gubbio vince la gara d’appalto per lo smontaggio e il centro studi ‘Malfatti’ scende in campo per evitare che vada in porto l’operazione. Siamo al 2015.

Stefano Gizzi

La presunta svolta Passa l’estate ed ecco l’atto che – non sarà così, come vediamo – sembra poter far accelerare lo smontaggio. Da Roma infatti c’è il semaforo verde da parte della conferenza dei servizi apposita: tecnici del Comune, prefettura, soprintendenza dell’Umbria e segretariato generale del Mibact danno l’ok. Telfer giù entro il 2016 e impegno sulla conservazione: a gennaio l’amministrazione si muove – meglio di niente – per eliminare le tubature del gas. In tal senso il sindaco Leopoldo Di Girolamo emana un’ordinanza per il divieto di transito dei mezzi in via Neri.

Sergio Mattarella

Il ricorso a Sergio Mattarella: «Siamo appesi» Svolta? Nemmeno ci si avvicina. Perché Sergio Dotto, vicepresidente del centro studi ‘Malfatti’, deposita un ricorso d’urgenza al presidente della Repubblica per fermare il processo con istanza di sospensiva: «Il manufatto – specificano – se conservato e restaurato potrà utilmente contribuire a mitigare gli effetti della costante deindustrializzazione del territorio, inserendosi fruttuosamente nel percorso turistico della cascata delle Marmore che già sta dando i suoi frutti, anche grazie a una gestione intelligente». Ci provano e, a sentire il Comune di Terni, ci riescono a ghiacciare l’iter: «Sì, è così. Siamo appesi, sono parecchi mesi ormai che non abbiamo più ripreso in mano la questione. Tutto fermo», sentenzia in poche l’ingegnere – dirigente ai lavori pubblici – Renato Pierdonati. Sul tema inoltre – era lo scorso agosto – era intervenuto l’assessore Sandro Corradi che, in sostanza, aveva ribadito il fatto che il processo è sospeso. In tutto ciò risultano liquidati 27 mila e 487 euro sui 446 e 580 del progetto.

L’ultimo atto sulla questione risale allo scorso 30 settembre e fa riferimento a una determina dirigenziale alla perizia di variante (la seconda) per lo spostamento dei gasdotti – progetto che sfiora i 200 mila euro – ancorati alla passerella. Pochino rispetto al lavoro complessivo da portare a termine. Mattarella e centro studi ‘Malfatti’ permettendo.

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