Social photo fest: «Perugia ci ignora»

Al via il concorso per la V edizione del festival di fotografia sociale. Il direttore Turchetti: «Premiati da Europa e Mibact, ma qui non esistiamo»

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di L.P.

Fervono i preparativi per l’edizione 2018 del Perugia social photo fest, la manifestazione dedicata alla fotografia come ‘arma’ sociale e terapeutica che, per la settima edizione, si svolgerà a Perugia dal 10 marzo all’8 aprile 2018. Anche quest’anno, tra i vari appuntamenti, spiccano i concorsi dedicati alla scoperta di nuovi talenti e nuovi linguaggi. Si apre così il bando, la ‘Call 4 entry’ ufficiale, per poter esporre all’interno della prossima edizione che sarà incentrata sul tema della pella, ‘The skin I live’.

Call 4 entry 2018

Call 4 entry «E’ il terzo anno che lanciamo questo concorso internazionale – spiega Antonello Turchetti, direttore artistico del festival – i cui vincitori avranno la possibilità di esporre durante la nuova edizione della manifestazione. Più di duecento progetto da 17 paesi diversi solo nel 2016, i due finalisti riceveranno in premio una fotocamera messa in palio dalla Fujifilm». Dopo la Call for call dedicata al collage analogico, il concorso sul tema della ‘pelle’, filo conduttore del festival, è rivolto sia a fotografi amatori che professionisti. Anche quest’anno sono previste due differenti sezioni, quella della fotografia sociale, dedicata alla denuncia e alla riflessione, il riscatto di identità individuali e collettive e un’altra di fotografia terapeutica, intesa come mezzo di riattivazione della percezione e di uno stimolo interiore personale.

Uno scatto dell’edizione 2016

Il bando resterà aperto fino al 30 novembre 2017 ed è possibile inviare da un minimo di 10 a un massimo di 20 fotografie. I progetti saranno valutati dagli organizzatori del Perugia Social Photo Fest in collaborazione con Loredana De Pace, giornalista specializzata in fotografia, Fausto Podavini, fotografo e Aldo Soligno, fotografo. Saranno selezionati 2 progetti (uno per la sezione Fotografia Sociale e uno per la sezione Fotografia Terapeutica) e la comunicazione ufficiale dei vincitori avverrà entro il giorno 15 Dicembre 2017.

The skin I live Pelle come tessuto di confine tra il mondo interno e quello esterno. «Noi siamo fin dove arriva il nostro tatto, ma siamo anche un io che tocca, delimita e che, come tale, conosce». Proprio a partire da questa distanza e dal suo stesso superamento nel contatto che gli organizzatori del Pspf hanno deciso di incentrare l’edizione 2018 della manifestazione sul concetto di pelle. «Siamo un festival di nicchia – spiega ancora Turchetti – ma una nicchia che inizia a essere bella consistente visto anche il riconoscimento ottenuto, per il secondo anno, da Effe Label di Europe for festival. Negli anni, poi, abbiamo visto che i progetti ospitati e i premi che abbiamo dato hanno avuto riconoscimenti anche in ambito internazionale».

Antonello Turchetti

I riconoscimenti, però, sembrano venire solo dall’estero. «Il problema non è solo la gestione del sistema cultura a livello comunale, con una pressoché univocità nel sostenere progetti e iniziative. C’è anche un imbuto chiuso a livello regionale dove, a parte i grandi festival e non c’è una logica di investimento su tutta un’altra rete di operatori culturali che sicuramente hanno un appeal mediatico e di numeri meno evidenti. Non siamo il festival del giornalismo, salotto mediatico per eccellenza, non siamo neanche UmbriaJazz, una manifestazione che vive da quarant’anni ed è riuscita a farsi un nome. Parlo da fruitore, ma vedo che non c’è equità e non c’è una logica di accesso ai fondi».

Problema cultura «Manca completamente una strategia culturale – è la riflessione di Turchetti – che parta dal livello regionale per poi arrivare ai comuni. Questo è abbastanza evidente, la Regione si è fossilizzata sui grandi eventi, mettendo a disposizione risorse solo per quelli,  ma poi non ci si può lamentare che manca il turismo se non si va a a sostenere realtà altre. Perugia è una città dove dei ragazzi ambiziosi organizzavano uno dei più bei festival di animazione, il Rabbit fest, che costava una cifra ridicola e ha dovuto chiudere i battenti per mancanza di sostegno. Tutte le cose nascono da un interesse personale per poi raggiungere inizialmente una piccola nicchia. Ma nicchia non deve essere inteso in senso dispregiativo, significa che tu raggiungi un certo numero di pubblico che altrimenti non avrebbe la possibilità di soddisfare un interesse culturale. Ma poi, con la partecipazione, i festival si modificano e si allargano alla partecipazione».

First sight, Fest Brent

Gli Stati della fotografia Così se da un lato il Pspf ha ottenuto riconoscimenti europei, dall’altra anche a livello ministeriale il festival è stato inserito tra quelli ‘culturalmente rilevanti’ in una mappatura voluta direttamente dal ministro Franceschini. «Il ministro ha deciso di fotografare, scusate il gioco di parole, lo stato dell’arte della fotografia in Italia oggi. Una mappatura, attraverso gli ‘Stati della fotografia’, per capire e analizzare meglio quali sono anche le regole di un festival, i contenuti, le iniziative che riguardano questo ambito culturale. Ebbene in questa mappa ci siamo anche noi, ma fa sorridere ricevere attenzione da Roma e essere ignorati a Perugia. L’allestimento, il coinvolgimento di importanti professionisti, escluso il lavoro, mio e dei miei collaboratori, la ricerca e l’aggiornamento costante e continui, l’organizzazione di una mostra. Tutto questo ha dei costi, saremmo dovuti arrivare alla settimana edizione, ma per mancanza di fondi abbiamo deciso di trasformare il Pspf in evento biennale e in questa quinta edizione ho appena la metà dei fondi necessari per realizzare il progetto che ho presentato a suo tempo. Ancora oggi non posso rendere pubblici nomi e iniziative perché non so se riusciremo ad organizzarle nonostante gli sponsor e il fundraising. Questa disattenzione è evidente, io non posso più lavorare per una città che non sostiene il festival. E per il futuro ci sono solo punti interrogativi». 

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