Tata-Tk, ora è ufficiale: niente joint venture

La Commissione ha formalizzato il proprio parere negativo, motivandolo: «Avrebbe ridotto la concorrenza e alzato i prezzi dell’acciaio»

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Era già scontato, ma ora arriva l’ufficialità in merito alla bocciatura da parte della Commissione europea nei confronti della joint venture tra Tata Steel e ThyssenKrupp: dopo una «approfondita indagine» l’organo europeo l’ha vietata ai sensi del regolamento Ue sulle concentrazioni. L’atto formale è stato reso noto martedì e ne riporta i motivi.

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I dubbi di Bruxelles

Secondo quanto si legge in una nota diffusa dalla stessa Commissione, «la concentrazione avrebbe ridotto la concorrenza e aumentato i prezzi per diversi tipi di acciaio». Le parti non hanno inoltre offerto rimedi adeguati per affrontare le preoccupazioni espresse dell’Antitrust.«Abbiamo vietato la fusione per evitare gravi danni ai clienti e ai consumatori industriali europei» ha spiegato il commissario alla concorrenza, Margrethe Vestager. Sulla scorta di questa decisione, filtrata informalmente a maggio (la seconda del genere per la multinazionale tedesca dopo il caso Outokumpu), ThyssenKrupp aveva già annunciato che rinuncerà anche alla divisione interna in due società. Da capire con certezza quale sarà il destino dell’Ast di Terni, anche se l’ad Massimiliano Burelli ha rassicurato in merito spiegando, anche durante l’ultima riunione al Mise, che per il sito di viale Brin saranno più i vantaggi che gli svantaggi.

L’impegno in difesa dell’acciaio europeo

Nel lungo comunicato la commissione uscente fa anche una sorta di bilancio sul lavoro svolto in questi anni nel settore siderurgico, sempre in relazione al problema della concorrenza. «La Commissione Juncker – si legge – è stata in prima linea nel sostenere l’industria europea e i suoi lavoratori, in particolare nel settore dell’acciaio. L’Ue agisce e sta sfruttando appieno il potenziale dei suoi strumenti di difesa commerciale per garantire parità di condizioni per l’industria siderurgica dell’Ue e la sua capacità di mantenere posti di lavoro nel settore. Nel reagire alle importazioni sleali mediante l’imposizione di dazi antidumping e antisovvenzioni, la Commissione tiene conto delle preoccupazioni dell’industria siderurgica dell’Ue, ma anche delle numerose piccole e grandi imprese europee che fanno affidamento sull’acciaio come input. Un numero senza precedenti di misure di difesa commerciale è stato imposto sui prodotti di acciaio importati dal 2014. Queste misure hanno ridotto in modo significativo le importazioni oggetto di dumping e sovvenzionate. Attualmente sono in vigore 52 misure di difesa commerciale sulle importazioni di acciaio e prodotti in ferro, compresi Cina, Russia, India e molti altri paesi». Ora anche a Terni ci si attende provvedimenti simili sul fronte indonesiano, dopo l’avvio delle procedure.

Le altre azioni

Inoltre, all’inizio di quest’anno, la Commissione e gli Stati membri dell’Ue hanno convenuto «di introdurre garanzie su un’intera gamma di prodotti di acciaio. Questo – conclude la nota – è stato uno dei modi in cui la Commissione ha reagito alle perturbazioni del mercato derivanti dalle recenti restrizioni all’importazione degli Stati Uniti sull’acciaio e al rischio di reindirizzamento nell’Ue delle importazioni da altri paesi precedentemente destinati al mercato statunitense. Le misure di salvaguardia messe in atto fino a 3 anni preservano il consueto livello di importazioni tutelando 216 mila posti di lavoro».

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