Teatro Verdi di Terni: soluzioni, basta urla

Il Verdi manca ormai da anni, e allo stesso modo mancano le soluzioni. Il 20 febbraio il consiglio comunale gli dedicherà la seduta.
Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

È vero. La vicenda del Teatro Verdi è di quelle che meritano vendetta. Terni è senza il suo teatro comunale da anni ormai. E non si trova il verso di venir fuori da uno stallo che getta una luce sinistra sulla gestione della città.

I motivi? Sono per larga parte noti. Primo: ci vogliono un sacco di soldi che il Comune non ha. Secondo: vista la situazione “di cassa” bisognerà in qualche modo arzigogolare il cervello e individuare possibilità di finanziamento; spulciare, quindi, tra mille carte, esaminare le opportunità offerte nelle pieghe di leggi e regolamenti italiani, europei e regionali. Per il recupero del teatro Turreno a Perugia, per esempio, c’è un accordo Regione, Comune, Fondazione Cassa di risparmio che porta alla disponibilità di cinque milioni di euro. Terzo: per costruire e non lasciarsi scappare opportunità è meglio fare in fretta, e non perdersi in diatribe tra chi vorrebbe una struttura moderna e all’avanguardia anche sotto il profilo tecnologico e, chi abbarbicato al tempo che fu, vuole il Verdi così com’era.

Ma com’era quando? Perché quel fabbricato prima di essere raso al suolo dalle bombe anglo-americane fu costruito nel XIV secolo come sede del potere cittadino, il Consiglio dei Priori, per diventare, quattro secoli dopo, la sede del forno pubblico. Non ci sarà ora chi viene fuori a chiedere che diventi di nuovo lo “spaccio” del pane!

La notizia d’attualità è che lunedì 20 febbraio il consiglio comunale dedicherà al Verdi l’intera seduta. Si tratta di un consiglio comunale “aperto” così come hanno chiesto i Cinquestelle in accordo coi soliti urlatori e altri consiglieri di opposizioni che vanno a rimorchio.

Sarà l’occasione per inveire contro l’amministrazione comunale, per scalmanarsi anche fuori della balaustra da parte delle solite associazioni di comodo. E alla faccia di chi pensa che l’opposizione possa anche contribuire a risolvere i problemi, si rischia un altro lungo e inconcludente dibattito intorno a di chi è la colpa. Ma le soluzioni?

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