Ternana, primo anno Unicusano: il bilancio

Si attende l’ufficialità del nuovo ds dopo il caos delle ultime ore. Intanto è pubblico il bilancio al 30 giugno 2018: perdita d’esercizio di 4,3 milioni al ‘debutto’. I ricavi ed i costi

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di S.F.

Stefano Bandecchi

Polveriera Ternana in queste ore in attesa dell’ufficializzazione – il 48enne Luca Leone è pronto ad entrare in organigramma – del direttore sportivo. Nel contempo a due mesi dall’approvazione sono diventati pubblici – da giovedì – i dati del bilancio al 30 giugno 2018, al termine del primo anno di controllo dell’era università telematica Niccolò Cusano: perdita d’esercizio di 4 milioni 319 mila e 322 euro, valore della produzione – in ribasso – di 7 milioni 468 mila euro e costi per un totale di 11 milioni. Questi in estrema sintesi i numeri del documento approvato – con firma dell’amministratore unico rossoverde, Stefano Ranucci – lo scorso 26 ottobre: risultato negativo in gran parte ripianato, lieve diminuzione dell’esposizione debitoria e doppio semaforo verde sia dal collegio sindacale – c’è una novità alla presidenza – che dalla Rsm, la società di revisione contabile che da anni segue la società. «Si segnala che il socio unico – si legge in un passaggio legato alla stagione in corso – dal 1° luglio 2018 al 30 settembre 2018 ha versato nelle casse 2 milioni 776 mila 714 euro. In data 28 giugno l’amministratore unico ha ricevuto una lettera con la quale si garantisce formalmente la continuità aziendale per i prossimi 12 mesi attraverso l’apporto di fondi che il socio mette a disposizione per far fronte alle obbligazioni». Cenni al cambio di denominazione ed ai contenziosi per format serie B e ripescaggio.

STEFANO BANDECCHI A FINE STAGIONE 2017-2018: «NON CI SONO DEBITI»

L’approvazione, la novità nel collegio sindacale e il ripiano

Carmelo Campagna, neo presidente del collegio sindacale della Ternana

Ad aver partecipato all’incontro per la deliberazione il presidente Ranucci, il segretario Francesca Austeri e, in rappresentanza della Niccolò Cusano, l’ad Fabio Stefanelli ed il consigliere Giuseppe D’Andrea (entrambi in videoconferenza). Con loro l’intero collegio sindacale – all’epoca – composto da Paolo Cesarini, Emiliano Barcaroli e Carmelo Campagna, quest’ultimo diventato presidente il 27 novembre dopo il passo indietro del commercialista folignate. Come detto il risultato dell’esercizio nell’anno è stato negativo per oltre 4 milioni di euro (sceso di oltre 2 milioni rispetto al dato registrato al 30 giugno 2017, fu ancora più elevato nel bilancio precedente) e quindi sono scattate le misure necessarie: «Ripianare – si legge nel documento firmato dal dirigente romano – per intero le perdite riportate a nuovo da esercizi precedenti per 1 milione 655 mila euro mediante utilizzo del fondo futuro aumento capitale; ripianare parzialmente quanto ad 1 milione 294 mila euro con l’utilizzo del residuo del fondo futuro aumento capitale iscritto in bilancio, che si azzera; ripianare parzialmente la perdita di euro 2 milioni 776 mila 714 euro mediante versamento effettuato dal socio dopo la chiusura al 30 giugno 2018». Ovvero Stefano Bandecchi. Tutto nella norma. La curiosità è legata alle singoli voci – conto economico – tra valore della produzione e costi. Da ricordare che l’Unicusano controlla la società di via della Bardesca dal 21 novembre 2017, la stessa giornata nella quale Ranucci è stato nominato Au; il ritorno alla denominazione originaria – Ternana Calcio S.p.A. – è stato deliberato il 23 maggio 2018 con approvazione dell’ex commissario straordinario della Figc Roberto Fabbricini arrivata il 26 luglio.

26 OTTOBRE 2017, RANUCCI: «‘TERNANELLO’ SI FARÀ» – VIDEO

Valore produzione: su ricavi gare, sponsorizzazioni e premi valorizzazioni. Giù plusvalenze

Leonardo Sernicola

Si parte dal macro dato di 7 milioni e 468 mila euro per la stagione 2017-2018. La società ha fatto registrare un aumento su diverse voci: i ricavi dalle gare di campionato (da 386 mila nell’ultimo anno di Longarini a 482 mila), abbonamenti (da 158 a 192 mila euro), sponsorizzazioni (buon balzo in avanti, da 593 a 886 mila euro) e soprattutto premi per la valorizzazione dei calciatori, quasi triplicati con il passaggio da 195 mila a 551 mila euro (spicca Alessandro Plizzari, presumibilmente). Da cosa nasce allora la variazione rispetto agli oltre 8 milioni dell’annata 2016-2017? I ricavi dai proventi televisivi sono pressoché invariati (1 milione e 100 mila euro), mentre i contributi della Lnpb sono stati di 3 milioni 45 mila euro («erogati in parte in relazione ai progetti presentati dala società per lo sviluppo del settore giovanile, per il minutaggio degli ‘under’ e per lo sviluppo e la sicurezza delle infrastrutture», plus di 300 mila euro nel confronto col bilancio precedente). Azzerati invece i premi di rendimento calciatori (da 269 mila euro di partenza), segno meno per i contributi fondazione mutualità (789 mila euro) e le plusvalenze da cessione: si è passati da 1 milione 72 mila euro ad ‘appena’ 450 mila euro registrate. Da chi? Biagio Meccariello (Brescia, 250 mila euro) e Leonardo Sernicola (Sassuolo, 200 mila). Le sopravvenienze attive – comprendono anche somme ricevute a titolo di risarcimento – sono passate da 111 a 447 mila euro.

LA CONVENZIONE QUINQUENNALE PER IL LIBERATI E I LAVORI: LE SPESE ROSSOVERDI NEL PRIMO ANNO

Costo della produzione: -30% servizi, giù salari e stipendi. Salgono materie prime e merci

Andrea Repossi, premio addestramento di 25 mila euro

In questo caso il decremento è stato di circa 3 milioni, dai 14,6 al della stagione 2016-2017 agli 11,7 più recenti. In premessa c’è da sottolineare come l’organico sia passato da 79 a 70 persone: due dirigenti, nove impiegati, sette operai e cinquantadue tesserati Figc, quindi ecco i numeri: spicca il -30% per quel che concerne i servizi (trasferte, allenamenti, ritiri, pulizie, consulenze legali, da 3 milioni 565 mila a 2 milioni 407 mila euro), il -10% per salari e stipendi (da 5 milioni 134 mila a 4 milioni 607 mila euro), il costo del personale (da 6 milioni 521 mila a 6 milioni 88 mila euro) ed il quasi azzeramento dei diritti pluriennali per le prestazioni dei calciatori (da 1 milione 974 mila a solo 54 mila, ammortamento immobilizzazioni immateriali). Segno più e non di poco per altri due aspetti: materie prime, sussidiarie e merci (ovvero spesa per indumenti sportivi, divise e sponsor tecnico, da 294 mila a 555 mila euro) e gli oneri diversi di gestione (organizzazione gare, acquisti periodici, spese rappresentanza e sopravvenienze passive), da 1 milione 212 mila a 1 milione 885 mila euro.

IL PIANO DI RIENTRO CON IL COMUNE  DI TERNI PER IL LIBERATI

Debiti e crediti. I contenziosi

La sede in via della Bardesca

L’esposizione debitoria della società è scesa di 120 mila 234 euro, toccando quota 2 milioni 462 mila 391 (retaggio della vecchia proprietà). La quasi totalità – fatta eccezione per 372 mila euro – sono entro i 12 mesi: la parte più rilevante sono i debiti verso fornitori per poco oltre 1 milione di euro, poi quelli tributari per 192 mila euro. Per quel che concerne i crediti il valore è passato da 2 milioni 549 mila euro a 1 milione 570 mila: un drastico calo c’è stato nei confronti della Lnpb (da 785 mila a 162 mila euro), azzerati quelli verso istituti previdenziali ed assistenziali (il valore era di 44 mila euro). Venendo al fondo rischi ed oneri c’è una diminizione di 396 mila euro (al 30 giugno 2018 il dato è di 359 mila euro) perché alcuni contenziosi verso ex dipendenti sono stati definiti. Cosa resta in piedi? La causa contro un ex direttore sportivo, per il quale in passato erano stati accantonati 100 mila euro (ora sono la metà).

«STADIO LIBERATI? È BENE CHE RESTI PATRIMONIO DEL COMUNE»

Liberati, convenzione e patto di rateazione. Il settore giovanile

Il Libero Liberati il 7 ottobre

Particolare la situazione dei canoni per l’utilizzo dello stadio. La nuova proprietà ha firmato una convenzione quinquennale – 10 mila euro l’anno, costi a carico per manutenzione ordinaria e straordinaria con diversi lavori effettuati in un anno e mezzo – con il Comune di Terni, ma i problemi del passato (era Longarini) si trascinano negli anni: per l’ingiunzione partita il 12 ottobre 2015 da palazzo Spada e riguardante le quote del campionato 2010-2011 e 2011-2012, la società ha in essere un patto di rateazione con l’Agenzia delle entrate valido dal 30 aprile 2018 al 31 marzo 2024 per 417 mila euro. C’è poi un piano di rientro stabilito con la vecchia amministrazione comunale legata alla differenza tra i canoni più recenti (dal 2012 al 2016) e l’importo per i lavori riconosciuti nel corso dello stesso periodo: sono 267 mila euro. Settore giovanile: la società ha preferito non operare capitalizzazioni per la stagione 2017-2018 nonostante i costi sostenuti.

TERNANA, CACCIA AL RISARCIMENTO AL TAR DEL LAZIO IL 26 MARZO

Patrimonio netto e immobilizzazioni. I compensi

L’area tra via XX settembre e strada Santa Filomena

Il patrimonio netto della Ternana è al 30 giugno 2018 di 5 milioni 361 mila euro, contro i 6 milioni 731 mila dell’anno precedente. Andando a dare un’occhiata alle immobilizzazioni immateriali, spicca l’abbattimento del costo per l’acquisizione dei calciatori: da 602 a 73 mila euro, mentre il fondo ammortamento è variato da 510 a 31 mila euro. Pressoché invariata la situazione – terreni e fabbricati, c’è quello tra via XX Settembre e strada Santa Filomena, l’area che era stata individuata per ‘Ternanello’ – per le immobilizzazioni materiali: il valore a bilancio è di 4 milioni 643 mila euro; da ricordare che in passato c’è stata la rivalutazione per 3 milioni 338 mila euro. Curiosità sui compensi: Longarini prendeva 12 mila euro, Ranucci 0. Aumentati invece quelli dei sindaci del collegio (da 17 a 20 mila euro) e della società di revisione (da 24 a 29 mila).

La relazione di Ranucci e i numeri di Unicusano: patrimonio netto da 65 milioni di euro

Il confronto con gli ultimi bilanci (clicca per ingrandire)

Il presidente rossoverde – il documento è di inizio ottobre, poi arriveranno i semafori verdi del collegio sindacale e di Matteo Bignotti della Rsm – in estrema sintesi dice che «nel corso della stagione 2017-2018 la società ha continuato a lavorare con l’obiettivo di massimizzare i risultati economici e sportivi, non riuscendovi dal punto di vista sportivo. Nel suo complesso si continua ad operare nel rispetto dell’impegno assunto dal socio di riferimento, che assicura risorse adeguate per garantire la continuità aziendale. Gli asset in essere, ed in particolare il valore effettivo dei diritti pluriennali dei calciatori, rappresentano un ulteriore base di sicurezza finanziaria. L’azionista di riferimento non è mai venuto meno agli impegni assunti, dotando la società del fabbisogno finanziario necessario alla prosecuzione aziendale». Viene poi ricordata l’estate particolarmente complicata dal punto di vista legale: «In data 22 luglio è stata presentata la documentazione per ripescaggio in serie B. Il contenzioso avrebbe dovuto concludersi il 7 settembre dinanzi al Collegio di garanzia dello sport del Coni che si è però dichiarato incompetente a decidere e, da quel momento, si sono aperti altri due filoni di contenziosi» (giudizio sportivo e amministrativo, ndr). I numeri della Niccolò Cusano? Ci sono anche questi, seppur in forma molto schematica: attività per 87 milioni 633 mila euro, passività 21 milioni 652 mila euro, patrimonio netto 65 milioni 981 mila euro e avanzo di gestione da 10 milioni 760 mila euro (al 31 dicembre 2017).

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