Terni, acqua pubblica? La battaglia è iniziata

Il Comune in campo per tornare ad una gestione dell’idrico senza il partner privato Acea. Non sarà semplice. Ruolo chiave di Asm

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Il tema è forte ed è legato al ritorno della gestione del servizio idrico a Terni e nei comuni interessati – 32 con il capoluogo di provincia – completamente in mano ‘pubblica’. L’idea parte da lontano – si ricorderanno le prese di posizione dell’attuale assessore Enrico Melasecche e del M5s in consiglio comunale sul ruolo del Servizio Idrico Integrato e di Acea – ma è stata presa in mano, di peso, dall’amministrazione comunale a guida Latini e che, sul punto, vede in prima linea l’assessore alle partecipate Fabrizio Dominici.

La road map

Tutto ruota attorno al 25% delle quote del SII che sono in mano al socio privato Umbria 2 (cioè Acea): porzione minoritaria ma evidentemente fondamentale dal punto di vista decisionale. Ed è proprio quella che nelle intenzioni del Comune di Terni (titolare del 37% delle quote) dovrebbe tornare in mano pubblica. In questo senso novità sono attese fra il 29 e il 30 ottobre, quando ci sarà l’assemblea fra tutti i soci del Servizio Idrico Integrato (si profilano già due fazioni con idee opposte sul punto) e il faccia a faccia, probabilmente decisivo, con Acea.

«Sistema opaco»

Curioso che sia un’amministrazione di centrodestra – con un assessore al ramo piuttosto ‘liberal’ – a sollevare il tema dell’acqua di nuovo ‘pubblica’: «In realtà – osserva Enrico Melasecche, che il tema lo conosce bene – non c’è nulla di ideologico nel voler dare una gestione manageriale e conveniente per le tasche dei cittadini, a differenza di quanto fatto dal centrosinistra negli ultimi 20 anni. Quando ero vicesindaco con Ciaurro, l’acqua, che era gestita da ASM, costava molto meno, anche rispetto a Perugia. Oggi siamo sugli stessi livelli anche perché la popolazione ternana si è sobbarcata spese infrastrutturali che prima venivano demandate alle singole amministrazioni. Il tutto condito da una scarsa trasparenza negli affidamenti e da un sistema consociativo che permette al socio privato di guadagnare, a mio giudizio, troppo».

Il braccio di ferro

Modificare lo statuto della SII non sarà comunque semplice, per gli aspetti politici ma anche tecnici, visto che occorre il 76% delle quote quando il socio privato ne ha in mano da solo il 25%. Per questo il ‘braccio di ferro’ con Acea è già all’orizzonte e non si preannuncia dei più ‘teneri’. «Ma intanto finalmente – osserva Melasecche – il tema è stato aperto, la legge Madia ci dà anche una mano, ed aver rimesso in discussione un meccanismo che negli anni ho e abbiamo tanto criticato è già un passo avanti importante. In questo senso mi sento di poter parlare di ‘orgoglio ternano’, di una comunità che si riappropria di ciò che è suo».

Il ruolo di Asm

Non secondario il ruolo di Asm in questo contesto. Lo stesso sindaco Leonardo Latini lo concepisce come «cruciale, primario». E la controllata di via Capponi può essere la chiave di volta per tornare alle ‘origini’, con un’acqua pubblica e – nelle intenzioni di chi amministra il Comune di Terni – senza più Acea a fare la voce grossa. La battaglia è cominciata.

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