Terni, bimbo morto: la ‘seconda verità’

Dopo mesi di silenzi, di ‘nessuno sapeva nulla, ho fatto tutto da sola’, Giorgia Guglielmi si è sfogata in carcere con le assistenti sociali

Condividi questo articolo su

Dall’aver compiuto tutto da sola – tenendo incredibilmente all’oscuro anche le persone più vicine – all’essere stata abbandonata al momento del parto ma pure aiutata nel lasciare quel piccolo ancora in vita, in un’aiuola del parcheggio del supermercato di borgo Rivo, dove poi sarebbe morto nel giro di qualche ora per la mancanza delle minime cure necessarie. In un contesto nel quale anche altri erano da tempo al corrente della sua gravidanza. Sta in questo drammatico resoconto, relazionato dagli assistenti sociali del Comune di Terni alla squadra Mobile della questura cittadina, la ‘seconda verità’ – e forse una nuova e diversa prospettiva giudiziaria – di Giorgia Guglielmi, la 28enne finita in carcere lo scorso agosto per l’omicidio volontario – tale è ritenuto ancora dagli inquirenti – del piccolo che portava in grembo.

Il racconto fra le lacrime

La donna, sentita nei giorni scorsi dagli assistenti sociali su indicazione del tribunale per i minorenni di Perugia, nel contesto del procedimento per l’affidamento della figlia che ha 3 anni, ha spiegato – sfogandosi fra le lacrime – che il compagno, muratore di origini albanesi, coetaneo, era in realtà al corrente della gravidanza e che all’alba del 2 agosto, quando era stata colpita dalle doglie, lui si era alzato dal letto andandosene di casa e lasciandola da sola. Ma non è tutto. Perché in quanto raccontato, sarebbe stata messa in discussione anche l’estraneità dell’uomo rispetto all’abbandono del piccolo.

Scenario aperto

Elementi che, uniti ad un contesto di presunti maltrattamenti di cui Giorgia Guglielmi, successivamente l’arresto, non ha mai fatto mistero, sono destinati a finire al vaglio dell’autorità giudiziaria che potrebbe anche aprire un nuovo fascicolo a carico del compagno della 28enne. Non si tratta comunque dell’unica opzione, perché l’indagine complessiva su uno dei fatti più aberranti avvenuti a Terni negli ultimi anni, da tempo conclusa dal pm Barbara Mazzullo, potrebbe anche essere riaperta. Per volontà dello stesso magistrato o su indicazione del tribunale. Uno scenario formalmente ‘chiuso’ e che ora, alla luce delle dichiarazioni rese – la cui veridicità dovrà essere ovviamente vagliata – potrebbe anche non essere più tale. Fra le ipotesi sul campo c’è una sostanziale attenuazione della posizione della donna – da tempo il suo legale, Alessio Pressi, sostiene come si debba parlare di ‘infanticidio’ in un contesto di abbandono e non di ‘omicidio’ – ma anche, e soprattutto, un nuovo ‘focus’ della procura sul compagno che, assistito dall’avvocato Luca Leonardi, si è già costituito parte civile nel processo in corso, chiedendo un risarcimento di un milione di euro.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli