Terni, blitz in Comune: in tre ai ‘domiciliari’

Si tratta dell’assessore Piacenti D’Ubaldi, dell’amministratore unico di TerniReti Montalbano Caracci e del consulente Camporesi

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‘Turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente’. Sulla base di queste accuse il gip del tribunale di Terni, Federico Bona Galvagno, ha disposto – su richiesta del pm Marco Stramaglia, titolare del fascicolo insieme al procuratore capo Alberto Liguori – la misura degli arresti domiciliari per l’assessore al bilancio del Comune di Terni Vittorio Piacenti D’Ubaldi, dell’amministratore unico di TerniReti Vincenzo Montalbano Caracci e del commercialista riminese Roberto Camporesi. L’indagine è stata condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Terni, coordinato dal tenente colonnello Fabrizio Marchetti, e dalla squadra Mobile di Terni diretta da Davide Caldarozzi.

Il pm Marco Stramaglia

Nuovo scossone Inevitabile pensare, immediatamente, a quelle che potrebbero essere le conseguenze politiche di questa nuova, clamorosa, svolta nelle vicende giudiziarie che vedono coinvolti personaggi politici e tecnici. Il sindaco Di Girolamo, avvicinato da umbriaOn nel tardo pomeriggio di giovedì, ha preferito non commentare la notizia, ma è chiaro che questa non potrà che essere oggetto di attente valutazioni.

Interrogatorio Venerdì mattina l’assessore Piacenti D’Ubaldi e Vincenzo Montalbano verranno interrogati in tribunale dal gip Bona Galvagno. Camporesi verrà invece sentito per rogatoria. In tutti i casi è plasubile immaginare che i rispettivi legali difensori chiedano la revoca della misura applicata nei confronti dei propri assistiti.

Le contestazioni In sostanza, sia a Piacenti D’Ubaldi che a Montalbano la procura contesta di aver affidato incarichi a ripetizione al consulente Camporesi, senza alcuna gara e, nel caso dell’assessore, anche dopo la cessazione della delega di quest’ultimo alle ‘partecipate’. Montalbano – nella ricostruzione degli inquirenti – avrebbe invece rappresentato il ‘canale’ di Piacenti D’Ubaldi per far ottenere al commercialista riminese incarichi anche nell’ambito delle attività di ‘Terni Reti’. Nel contesto dell’indagine sarebbero almeno altre quattro le persone indagate in stato di libertà.

Il blitz Nella tarda mattinata di giovedì erano arrivati in buon numero – militari della Guardia di Finanza e agenti di squadra Mobile e Digos a supporto – a palazzo Pierfelici, sede dell’assessorato al bilancio del Comune di Terni. Sotto la lente, ‘carte’ relative alle attività sia di FarmaciaTerni che di Terni Reti. Una perquisizione, quella disposta dalla procura di Terni, che aveva portato gli inquirenti a sequestrare altro materiale, dopo quello acquisito nei mesi scorsi.

Gli sviluppi Successivamente l’assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi aveva lasciato l’ufficio ed era salito sulla propria auto insieme ad un altro agente, dirigendosi al comando delle Fiamme Gialle. Lì gli è stata notificata l’ordinanza del gip che prevede l’applicazione degli arresti domiciliari.

Il legale L’avvocato Attilio Biancifiori, difensore dell’assessore comunale al bilancio, parla di «provvedimento abnorme per il quale, in sede di interrogatorio, chiederemo la revoca. Le contestazioni mosse a Piacenti, che stiamo approfondendo, appaiono ad una prima analisi infondate sotto diversi punti di vista».

Il precedente L’assessore era già stato oggetto di indagine, per la così detta ‘operazione Spada‘, che aveva portato agli arresti domiciliari il sindaco Di Girolamo e alla sospensione dagli incarichi dell’allora assessore Bucari. Ma  la sua posizione era stata stralciata e quindi archiviata dal gip Federico Bona Galvagno, su richiesta del pm Raffaele Iannella, in merito al ‘filone’ relativo all’affidamento da parte del Comune alla ‘controllata’ Terni Reti del servizio denominato ‘Contact center – Strade sicure’. L’unico che lo vedeva coinvolto.

L’INCHIESTA SUL COMUNE DI TERNI

Il piano di riequilibrio Piacenti D’Ubaldi, peraltro, è stato uno dei più convinti assertori della teoria secondo la quale il riequilibrio dei conti comunali doveva percorrere una strada obbligata. Aveva infatti argomentato che il piano «per rispondere agli elementi di bocciatura della Corte dei conti, prevede il ricorso al Fondo di rotazione, strumento che richiede in maniera obbligatoria l’attivazione della leva fiscale e tariffaria». Confermando di voler proseguire «nella procedura di vendita dei suoi beni non più strategici, ad iniziare dalle farmacie comunali».

LA SPIEGAZIONE DI VITTORIO PIACENTI D’UBALDI

Giammarco Urbani

L’attacco di Confindustria Il Piano – contestato violentemente dalle minoranze in consiglio comunale – è stato anche clamorosamente bocciato da Confindustria – «Pur comprendendo bene la situazione e preoccupati per il paventato dissesto non possiamo esimerci dall’osservare che per affrontare la grave situazione sia stata scelta la via più breve: l’aumento delle aliquote con misure che appaiono squilibrate e destinate a colpire principalmente le categorie produttive, le uniche in grado, peraltro, di contribuire al rilancio dell’economia di Terni», ha stigmatizzato il presidente ternano Urbani. Chiedendo la correzione della manovra. Il sindaco Di Girolamo gli aveva risposto chiedendo: «Rispetto».

Vittorio Piacenti D’Ubaldi

Bilancio corretto Nella giornata di mercoledì, peraltro, il consiglio comunale di Terni aveva anche approvato la rettifica parziale della composizione dei fondi accantonati nel rendiconto 2015. «L’atto – ha spiegato Vittorio Piacenti D’Ubaldi – fa riferimento a una rettifica per un mero errore materiale nell’indicazione del fondi accantonati. Una differenza significativa nel valore, ma che era già stata corretta nel rendiconto 2016. Abbiamo ritenuto di riportarla all’approvazione del consiglio comunale – ha detto l’assessore Piacenti – in relazione all’attività di verifica svolta dalla Corte dei conti sui documenti contabili». Incassando il commento al vetriolo di Enrico Melasecche (I love Terni): «Siamo di fronte a una situazione di anomalia continua, senza alcuna certezza. Le cose e i dati detti e votati qualche mese prima, non valgono più. La maggioranza dovrebbe chiedersi dove stiamo andando e invece vota continuamente a favore sia degli errori che delle correzioni».

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