Terni, ‘caro consiglio’: costi ancora alle stelle

Dopo le polemiche e i ‘tagli’ le spese restano simili a quelle di inizio anno: oltre 26 mila euro ad ottobre, ma in cassa non ci sono

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Quando il problema era stato posto – da Sandro Piccinini del Pd e dal gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, per esempio – nel consiglio comunale di Terni avevano tutti fatto la faccia seria. Ed avevano concordato che era necessario ridurre i costi.

Il ‘taglio’ Tanto che, ad agosto, il ‘gettone di presenza’ dei consiglieri è stato tagliato del 10% – passando da 91,11 a 82 euro – mentre l’indennità del presidente del consiglio, Giuseppe Mascio, era scesa da 3.279,71 a 2.951,74 euro. Eppure, il dato viene dalla la Segreteria affari generali del Comune, nel mese di ottobre – tra consiglio e commissioni – il totale delle spettanze maturate ha raggiunto quota 26.813,74 euro. Poco meno, insomma, di quanto il consiglio costava prima che si facessero tante chiacchiere.

I DOCUMENTI UFFICIALI DELLA SEGRETERIA

Mancano i fondi Poi, certo, succede che – siccome il Comune di Terni i soldi non li ha – la Segreteria fa sapere che «allo stato attuale i fondi disponibili non risultano sufficienti per la liquidazione totale delle spettanze e pertanto si ritiene di liquidare le spettanze dovute in modo proporzionale rispetto alla attuale disponibilità finanziaria nella misura del 53,04%, riservandosi con successivi atti di procedere alla liquidazione della rimanenza dovuta». Tanto che il totale liquidato ai consiglieri è di 12.656,40 euro, mentre al presidente Mascio ne vanno 1.565,60.

Le curiosità Andando a leggere quelle carte, infatti, emergono cose interessanti: perché se c’è chi, come Stefano Fatale (Fi), che siccome in consiglio si è affacciato una sola volta, porterebbe a casa 82 euro (ridotti a 43 per la mancanza di ‘copertura’) ci sono consiglieri che, invece – partecipando a più sedute, tra consiglio e commissioni – si fanno un discreto stipendiuccio: è il caso di Luigi Bencivenga (Progetto Terni) e Franco Todini (Il cammello), a cui spetterebbero 1.353 euro (pagati 717,63); di Silvano Ricci (Sinistra perf Terni-Sel), a cui dovrebbero andare 1.312 euro (pagati 695,88); di Faderico Brizi, che ha messo insieme 1.230 euro (pagati 652,39); di Enrico Melasecche (I Love Terni), che si è guadagnato 1.189 euro (pagati 630,65); di Marco Cecconi (Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale), che ha collezionato 1.107 euro di ‘gettoni’ (pagati 587,15) e di Patrizia Braghiroli (Movimento 5 Stelle), che ‘ l’ultima sopra quota ‘mille’, con 1.066 euro (pagati 565,41).

Il commento «I cinque consiglieri M5S  – dice Thomas de Luca – costituiscono il 16% circa del consiglio comunale e contribuiscono al 14% della spesa totale dei costi consiliari. Coloro che usufruiscono del mezzo gettone, pur costituendo il 39% del totale, determinano il 48% della spesa. Questi ultimi sono i gruppi inferiori ai 4 componenti e i gruppi mono-consiliari (19% del totale – 29% della spesa). Con questa osservazione non si vuole in alcun modo mettere in dubbio il diritto democratico dei gruppi mono-consiliari a partecipare alle commissioni, quanto quello di riaffermare per l’ennesima volta che va inserito un criterio meritocratico nell’erogazione del gettone, come l’80% di presenza. Affermare che ciò sia antidemocratico è falso, considerato che su una seduta come quella del 9-10 novembre un consigliere avrebbe avuto diritto ad assentarsi per più di due ore senza perdere il diritto al gettone. Mentre i soldi del consiglio sono finiti e chi ha lavorato veramente – sia di destra, di sinistra, o M5S  – dovrà aspettare due mesi e mezzo prima di percepirli. C’è chi pensa di fare il furbo e rinviare l’approvazione della modifica regolamentare, poi però dovrà spiegarlo ai cittadini».

 

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