Terni: «Caso Interpark resta ancora aperto»

L’azienda che si occupava di raccolta e smistamento di rifiuti è fallita nel 2010, ma i lavoratori sono ancora in attesa dei soldi

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«Quando venne fatta fallire l’azienda non era per niente in crisi, anzi. Ci lavoravamo in una novantina – racconta uno degli ex dipendenti – e la situazione non era drammatica come è stato fato credere». Ma la Interpark, il 19 ottobre del 2010, venne dichiarata fallita e «a sei anni e mezzo di distanza noi non abbiamo ancora ricevuto tutto quello che ci spettava, nonostante sia stato venduto tutto il vendibile e nella disponibilità del curatore fallimentare Paolo Cesarini, da quando ci risulta, ci sarebbero circa due milioni di euro».

Le spettanze Quello che i lavoratori ‘avanzavano’ erano le mensilità di stipendio non percepite prime del fallimento: «Gli ultimi sei mesi abbiamo lavorato regolarmente – raccontano – ma non abbiamo preso un euro. Quando il tribunale ha decretato il fallimento abbiamo avviato le procedure previste dal fatto che noi fossimo creditori privilegiati e, infatti, dopo un po’ l’Inps ci ha versato le somme relative ai Tfr, mentre il curatore fallimentare non ha mai dato l’impressione di voler fare altrettanti per quanto riguardava gli arretrati degli stipendi».

Il contenzioso Tanto che i lavoratori, «stanchi di aspettare e, soprattutto, di essere costretti ad elemosinare quanto era nostro» si sono rivolti ad un consulente. E hanno preferito non farsi rappresentare da uno di Terni: «Ci siamo rivolti a Daiana Del Terra, che lavora a Fucecchio e della quale avevamo avuto ottime referenze. Le abbiamo spiegato come stavano le cose,  abbiamo chiarito che noi, ai nostri soldi, non ci volevamo rinunciare per nessun motivo e lei si è messa lavoro».

Prima tranche Tanto che «a giugno del 2016 – raccontano – abbiamo ricevuto il 70% di quanto è nostro, con la promessa di ricevere il saldo entro aprile di quest’anno. Ma i rapporti con il curatore fallimentare sono tutt’altro che buoni e abbiamo il timore che dovremo chiedere alla nostra consulente un nuovo intervento presso il tribunale di Terni, dopo quello che ha portato allo sblocco della prima tranche». 

Il curatore Paolo Cesarini, il curatore fallimentare, si limita a dire che «tutto quello che c’era da vendere è stato venduto» ed a confermare che «la gran parte dei creditori privilegiati ha ricevuto delle somme che hanno compensato circa al 70% quelle che erano le loro spettanze». Poi sibila: «Peraltro non so per quale motivo lei mi cerchi (di solito uno per scrivere un articolo fa così; ndr), visto che i creditori sono regolarmente e compiutamente informati su tutto». Sul resto, però, non dice praticamente nulla: «Se ci siano o ci saranno ancora dei soldi a disposizione non lo posso certo dire a lei – chiarisce – e non posso nemmeno dirle se e quali sono i tempi previsti per la definitiva chiusura di questa vicenda».

I dubbi Ma dietro alla vicenda Interpark si cela anche l’esempio di come la questione della gestione dei rifiuti a Terni non sia degenerata negli ultimi mesi o nelle ultime settimane, ma abbia origini molto lontane nel tempo. Già allora, infatti, Rifondazione Comunista denunciava «una scellerata conduzione dell’azienda da parte della vecchia dirigenza. Va ricordato infatti che la dirigenza dell’Interpark, società che offre i suoi servizi a numerosi comuni e municipalizzate e che nel suo ambito vanta competenze e professionalità pressoché uniche nel territorio, dopo aver sospeso il pagamento degli stipendi dal mese di luglio 2010 e quello del Tfr dall’inizio dell’anno, ha dichiarato il fallimento per poche migliaia di euro, mentre i crediti verso le amministrazioni e le aziende, in particolare Acea ed Ama, ammontano a milioni. Questo semplice fatto denota sia una manifesta incapacità della dirigenza nella gestione dell’azienda, sia una negligenza delle amministrazioni che rasenta la complicità con la precedente proprietà».

L’Asm E veniva citata l’Asm: «Il Prc di Terni – veniva detto – ritiene inammissibile che, mentre nel territorio l’amministrazione investe milioni di euro attraverso la propria azienda municipalizzata in un progetto pluriennale di raccolta differenziata, una società che si occupa di selezione e trattamento dei rifiuti rischi definitivamente di chiudere. Al contrario, un’azienda come l’Interpark rappresenterebbe, per l’Asm, un’acquisizione strategica per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata e gettare le premesse per la costituzione di una completa filiera del recupero e del riciclaggio nel territorio, il cui ritorno in termini economici ed ambientali è ormai un dato di fatto inconfutabile. Un’acquisizione diretta da parte dell’ASM inoltre presenta una serie di ulteriori vantaggi: comporterebbe notevoli risparmi grazie alla risoluzione del conto terzi; consentirebbe di acquisire mezzi e personale qualificato nella raccolta e nella differenziazione; determinerebbe infine l’ottenimento di impianti e licenze di qualità per il trattamento dei rifiuti».

La cooperativa Ma non se ne fece nulla, come non riuscì a decollare il progetto dei lavoratori, che avrebbero voluto tentare «la creazione di una cooperativa, così da non disperdere le professionalità e le competenze che erano state acquisite – raccontano oggi – ma quel tentativo non ebbe nessuna possibilità di decollare, in quanto, ce ne siamo resi conto dopo, andava a cozzare con quello che di fatto era già stato deciso e che ha portato alla situazione attuale».

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