Caso-Raggi, la mamma: «Lo Stato dov’è?»

A ‘Quinta Colonna’, con l’avvocato Proietti, la signora Bruna ricorda ricorda David: «I suoi amici straordinari. L’omicida non doveva essere in Italia né tanto meno in Umbria»

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«Come si sta? Male. Provo tanta rabbia perché queste cose non dovrebbero accadere a nessuno. Ogni giorno al cimitero è un corteo di amici, ma anche di semplici conoscenti che vanno a trovare David. E io con loro, tutti i giorni. È davvero dura». A parlare è Bruna Perni, la mamma di David Raggi, il 27enne ternano ucciso la sera del 12 marzo 2015 in piazza dell’Olmo dal 29enne marocchino Amine Aassoul, pregiudicato e clandestino.

OMICIDIO RAGGI, CONFERMATI 30 ANNI

David con la mamma

L’amore è vivo Commossa, provata nel corpo e nell’animo, la signora Bruna lunedì sera è stata ospite del talk politico di Rete4 ‘Quinta Colonna’, condotto da Paolo Del Debbio. Accompagnata dal legale della famiglia Raggi, l’avvocato Massimo Proietti, Bruna Perni ha ricordato anche come David avesse – ed ha, ancora oggi – tanti amici: «Era veramente adorato e lui voleva bene a tutti. David aveva tantissimi amici che non ci abbandonano mai e che mi vengono sempre a trovare. Era scherzoso, si dava da fare per gli altri con la Pubblica assistenza e poi con la Croce Rossa, tutti lo chiamavano. E in nome suo – ha detto la madre – si continua a fare del bene, visto che un’importante strumento, una sonda pediatrica, è stato donato all’ospedale di Terni grazie ai soldi raccolti in sua memoria durante alcuni spettacoli ed eventi».

Causa allo Stato Con l’avvocato Proietti, Paolo Del Debbio ha invece approfondito gli aspetti legali di un dramma che ha colpito tutti nel profondo, visto che l’omicida non doveva essere in Italia e – comunque – doveva essere in carcere in ragione delle condanne accumulate nel tempo. La famiglia Raggi – attraverso il legale – ha fatto causa allo Stato italiano e l’esito del procedimento è atteso per l’inizio del 2018. A destare sconcerto è anche il fatto che la famiglia Raggi ha chiesto di accedere al fondo per le vittime di reati intenzionali violenti – con l’intento di donare ciò che avrebbe ricevuto – ma la risposta delle istituzioni è stata negativa. Perché per la legge italiana, lo sfortunato ragazzo – con il suo reddito di 13.500 euro l’anno – guadagnava troppo. Aspetti che finiscono per aggiungere dolore ad altro dolore, per quella che appare come un’ulteriore ingiustizia.

Il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, sulla propria pagina Facebook, scrive di essere «vicino, anche in questa occasione, alla famiglia Raggi. Le parole di mamma Bruna sono le parole di Terni, la sua richiesta di giustizia, avanzata con grande dignità e priva di ogni strumentalizzazione, è la richiesta di una comunità. Solo il dolore non può essere uguale, perché il dolore di una mamma che perde un figlio, in un modo così tragico e violento, è immenso».

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