Terni, ‘Cavallo di Troia’: c’è un agente indagato

Avrebbe passato informazioni al figlio-spacciatore per ‘salvarlo’. Da qui l’ipotesi di favoreggiamento mossa dalla Procura

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Grazie all’operazione ‘Cavallo di Troia’ – nove in totale gli ordini di cattura – la polizia di Terni ha sgominato uno fra i principali gruppi – e probabilmente il più importante – dediti al traffico e allo spaccio di droga in città, con contatti diretti con fornitori delle piazze di Roma, Napoli e anche estere. Un’indagine complessa, condotta dal pm Elisabetta Massini e dagli agenti della sezione antidroga della squadra Mobile, coordinati dal dirigente Alfredo Luzi, che vede coinvolte quattordici persone. E fra loro c’è anche un agente di polizia.

IL VIDEO DELL’OPERAZIONE

L’agente Quest’ultimo, 57enne residente a Terni, è indagato a piede libero per favoreggiamento personale. In pratica, secondo gli inquirenti, fino all’aprile del 2015 avrebbe passato informazioni preziose al figlio, fra gli arrestati di ‘Cavallo di Troia’, ben sapendo della sua attività di spaccio in città, solo per evitare che potesse avere guai con la giustizia. Un tentativo andato evidentemente a vuoto e che, anzi, è finito sotto la lente del pm Massini e degli ex colleghi della questura di Terni.

Telecamere e non solo L’agente, infatti, è stato impegnato presso la questura di Terni per diversi anni, dapprima all’interno della squadra Mobile e poi presso l’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, fino alla fine del 2014, quando era stato trasferito in un’altra provincia. In particolare l’uomo – forte dell’esperienza da investigatore – avrebbe passato al figlio tutta una serie di informazioni utili per non essere arrestato. Inclusa la posizione di alcune telecamere installate in città, le cui immagini giungono direttamente nella sala operativa della questura di via Antiochia. Le conversazioni fra i due sono finite nelle carte dell’indagine e quindi sotto la lente della magistratura ternana che ha iscritto il padre-agente nel registro degli indagati.

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