Terni, Cmt licenzia: sindacati all’attacco

Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti bocciano il piano aziendale che prevede sei esuberi: «Proposta irricevibile. Ignorate le nostre idee»

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«I licenziamenti collettivi sono irricevibili e su questo nessuno intende scendere a compromessi. Già da domani (mercoledì, ndR) saremo in campo con tutte le iniziative utili alla tutela dei lavoratori». Nella giornata di martedì la procedura di mobilità attivata dalla Cooperativa mobilità trasporti (Cmt) di Terni – di cui umbriaOn si era occupato le scorse settimane – è stata bocciata dalle organizzazioni sindacali umbre Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. Nessun accordo, quindi, tra la cooperativa e i sindacati rappresentati da Alessandro Rampiconi (Filt Cgil Terni), Gianluca Giorgi (Fit Cisl Umbria) e Stefano Cecchetti (Uiltrasporti Umbria).

«Criterio discriminatorio» «Dopo una serie di riunioni svolte il 27 marzo, il 12 e 26 aprile – spiegano i sindacati – abbiamo ritenuto insufficienti le proposte presentate da Cmt che, di fatto, si trasformano in esuberi per i lavoratori. Abbiamo giudicato discriminatorio il criterio applicato dalla cooperativa, che vìola i criteri della legge 223 del 1991 e del contratto di lavoro di riferimento. Con questa procedura la Cmt vorrebbe portare al licenziamento di sei soci lavoratori: quattro della struttura amministrativa e due della struttura tecnica, praticamente tutta la tecnostruttura, avanzando l’esigenza di fare economie per affrontare meglio il futuro».

Situazione pesante «Tutto ciò accade – proseguono i tre segretari – in un contesto di assoluta assenza di problemi economici imminenti per la cooperativa. Non si comprende quindi il motivo per cui, in una città afflitta già da gravi questioni occupazionali, dove aziende veramente in crisi hanno adottato soluzioni alternative pur di tutelare i posti di lavoro, la Cmt progetti razionalizzazioni e, soprattutto, l’esternalizzazione di servizi indispensabili, cercando di avanzare pretestuosi esuberi e attivare quindi una procedura di licenziamento collettivo».

Proposte ignorate «Per attuare il piano di riorganizzazione – ricordano le sigle sindacali – avevamo proposto di azzerare il costo sociale, con l’applicazione delle normative vigenti come l’isopensione per tre dipendenti e il demansionamento per altri tre. Queste proposte non sono state mai prese in considerazione, nonostante producessero un minore impegno economico per la cooperativa».

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