Terni: «Comune, sfida alla magistratura»

Il Movimento 5 Stelle: «Leggeremo pubblicamente tutti gli atti dell’inchiesta e metteremo in piazza i segreti che voglio nascondere»

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Sarà una maratona. Perché l’annuncio – una promessa e insieme una minaccia – fatto dal Movimento 5 Stelle è chiaro: «Allestiremo un gazebo in centro e leggeremo pubblicamente tutti gli atti, pagina per pagina intercettazione per intercettazione, relativi all’indagine in corso su palazzo Spada». Perché, a loro avviso, «quella che il Comune di Terni sta mettendo in atto è un’autentica sfida alla magistratura, visto che un sindaco appena rimesso in libertà ma tutt’ora inquisito e un assessore interdetto e a sua volta indagato non ritengono opportuno farsi da parte e dimettersi».

L’INTERVISTA AD ANGELICA TRENTA E ANDREA LIBERATI – IL VIDEO

«Terni non è Roma» Inevitabile chiedere, però, se questa posizione non stride con quella assunta nei confronti del sindaco di Roma, a sua volta indagata, ma invitata a restare al proprio posto: «Affatto – è la risposta di Andrea Liberati – perché la vicenda di Virginia raggi non ha nulla a che vedere con quella di Leopoldo DiGirolamo. Diverse le storie, personali e politiche, e non paragonabili le indagini sulle due persone». 

L’INCHIESTA IN CORSO

«Punta di in iceberg» Secondo il M5s, peraltro, «quello che sta emergendo con l’inchiesta in corso a Terni è solo la punta di un iceberg, perché in questa città – dice Angelica Trenta – le imprese sane sono state penalizzate. A Terni lavora solo chi ha padroni politici e la gestione degli appalti ha favorito chi ha in tasca la giusta tessera politica. Noi, proprio per questo, alzeremo ancora di più il tiro, fino a quando questo non avrà fine».

«Caso anomalo» Quello ternano, secondo Valentina Pococacio, «è un caso anomalo del quale siamo stanchi di essere nostro malgrado protagonisti e nel quale si esiste ad attacchi di forze di opposizione nei nostri confronti, mentre contestualmente quelle stesse forze politiche lavorando per garantire la permanenza di uno status quo che favorisce solo che detiene e gestisce il potere».

Il commissario Quella che viene definita «la città in ostaggio del PD», secondo il M5S «deve rendersi conto che la volontà di restare aggrappati alle poltrone è determinata dalla paura che l’arrivo del commissario rappresenterebbe solo la continuazione del lavoro che si sta già facendo. Il commissario – dice Federico Pasculli – farebbe quello che facciamo noi: controllerebbe carta per carta e conto per conto, portando alla luce ancora più anomalie di quante non ne siano già emerse in fase di analisi del bilancio, con i milioni di euro di disavanzo venuti alla luce».

Le elezioni Ma l’accusa è anche un’altra: «Qui si prende tempo in attesa che, a livello nazionale, si faccia l’accordo sulla legge elettorale e si stabilisca una data, magari in autunno, per le elezioni politiche – spiega il senatore Stefano Lucidi – per potervi poi abbinare quelle comunali. Questo dimostra quanto sia lontano, da chi comanda oggi, l’interesse nei confronti della città».

 

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