Terni: «Così abbiamo incastrato il killer»

Il presunto omicida di Demir Hyseni bloccato a Bari. Aveva con sé i vestiti indossati durante l’agguato. La sera prima aveva incontrato la vittima: fra i due – ex amici – vecchi rancori

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Lo hanno atteso al porto di Bari, dove Kujtim Beli – 60 anni e un passato non proprio cristallino – aveva parcheggiato la propria auto appena sbarcato da Tirana, lo scorso 10 luglio, prima di raggiungere Terni in treno. Nel pomeriggio di martedì il presunto omicida – ma gli elementi raccolti in tal senso dall’Arma dei carabinieri non sono affatto pochi – di Demir Hyseni, il carpentiere 49enne freddato a colpi di pistola martedì mattina poco prima delle 7 in via Galvani a Terni, è stato fermato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari, poco prima che potesse fare ritorno in Albania.

Kujtim Beli, il presunto omicida

I CARABINIERI: «CASO RISOLTO»

Fermato a Bari L’indagine, coordinata dal pm Raffaele Pesiri e che ha visto in campo il comando provinciale di Terni dell’Arma – Reparto Operativo, Nucleo Investigativo e Compagnia con il fattivo contributo di tutti i comandi stazione, Terni e Stroncone in particolare – ha portato all’emissione del fermo di persona di indiziata di delitto nei confronti del 60enne albanese, presunto autore materiale dell’omicidio. Ora si trova in carcere a Bari e in caso di convalida del provvedimento, basato anche sul concreto pericolo di fuga, verrà tradotto a Terni.

AGGUATO DI VIA GALVANI, LE IMMAGINI

L’arma del delitto (foto Mirimao)

La ricostruzione Lo scorso 10 luglio Kujtim Beli si era imbarcato, con la sua auto di proprietà acquistata in passato a Vicenza, sul traghetto per Bari. Una volta sceso, ha parcheggiato il mezzo al porto ed ha raggiunto Terni in treno. Dove abbia alloggiato e cosa abbia fatto nei giorni successivi, rientra fra gli aspetti che gli investigatori intendono chiarire. Ma di certo c’è che già la sera precedente il delitto, ha sentito al telefono ed incontrato la vittima, che conosceva bene. Fra i due ci sarebbe stata una prima discussione, sfociata poi nell’agguato – anche quello preceduto da una breve lite – consumatosi il mattino seguente in via Galvani.

OMICIDI A TERNI, LUNGA SCÌA DI SANGUE

(foto Mirimao)

A Bari in treno Kujtim Beli, dopo aver ucciso Demir Hyseni con una pistola semi automatica calibro 7.65 acquistata all’estero – almeno due i proiettili fatali contro il 49enne che avrebbe anche cercato di difendersi impugnando un coltello che aveva nel contenitore del pranzo – ha gettato l’arma in un cassonetto dell’immondizia di un supermercato della zona e si è diretto a piedi verso la stazione di Terni per prendere il primo treno per Ancona, proseguendo poi verso Bari. Nel frattempo si è cambiato i vestiti, fra cui una maglietta blu con cui era stato visto in via Galvani da diversi testimoni durante e successivamente il grave fatto di sangue. Quelli usati, li ha infilati in un sacchetto che, quando i carabinieri lo hanno fermato a Bari, aveva ancora con sé. E questo è un altro degli elementi a supporto della tesi della procura, ovvero che sia stato proprio lui a ‘freddare’ Demir Hyseni.

DEMIR HYSENI: «VITA SENZA OMBRE»

Auto in vendita L’indagine si basa anche sulle testimonianze raccolte subito dopo il delitto che hanno consentito agli investigatori dell’Arma di individuare anche l’utenza telefonica del 60enne, monitorandone gli spostamenti. Intorno all’ora di pranzo di martedì la sua auto è stata individuata al porto di Bari dai carabinieri che lo hanno atteso. L’uomo, dopo qualche ora, si è fatto vivo in compagnia di un altro soggetto italiano a cui, questa la ricostruzione, stava per vendere l’auto prima di imbarcarsi, cercando così di liberarsi di uno degli elementi-chiave dell’indagine.

La denuncia Il 60enne, che ha vissuto a Terni fra il 2013 e il 2015 con l’ex moglie anche lei albanese, ha alle spalle una denuncia per maltrattamenti nei confronti di quest’ultima, da cui poi si è separato, per fatti avvenuti a Terni nel 2015. Per un periodo, dopo quello trascorso a Terni dove l’uomo ha lavorato saltuariamente come operaio, i due sono andati a vivere in Germania. Poi ognuno ha preso la sua strada.

La figlia e la moglie della vittima

Il movente Ad accendere la scintilla omicida nella testa di Kujtim Beli, sarebbe stata la gelosia per l’ex moglie e la presunta relazione che quest’ultima avrebbe intrattenuto con Demir Hysani negli anni passati, intorno al 2013. Fatto, questo, che avrebbe deteriorato i rapporti fra i due – vittima e omicida – già all’epoca e che sarebbe tornato a galla dopo diverso tempo e per rancori evidentemente mai sopiti. Una volta giunto a Terni, il 60enne avrebbe contattato ed incontrato l’ormai ex amico anche per chiedergli di farlo lavorare, di trovargli qualcosa da fare. Anche se l’auto lasciata a Bari è un indizio piuttosto chiaro di come il suo progetto, una volta sbarcato in Italia, fosse quello di uccidere – o comunque chiudere una ‘partita’ ritenuta ancora aperta – per poi tornare in Albania. Quello del movente è comunque uno degli aspetti che i militari stanno cercando di approfondire nei dettagli, secondo per priorità solo all’identificazione e quindi all’arresto del presunto killer.

Il tenente colonnello Mariano Celi (foto Mirimao)

«Grande collaborazione» Kujtim Beli deve essere ancora sentito dai magistrati per la convalida del fermo. Così come si è in attesa che il pm Pesiri disponga l’autopsia sulla salma del carpentiere ucciso. Nel corso della conferenza stampa di mercoledì mattina, il comandante provinciale dei carabinieri di Terni, Giovanni Capasso, ha sottolineato «la grande collaborazione offerta dai cittadini e la pronta risposta dell’Arma nel risolvere, in tempi celeri e con un’assoluta collaborazione fra tutti i reparti, un grave caso di cronaca che ha destato allarme e paura. Questa forma di sicurezza condivisa è un esempio del quale non possiamo che dirci soddisfatti». Oltre al colonnello erano presenti anche il comandante del Nucleo Investigativo Pietro Petronio e quello della Compagnia carabinieri di Terni, Dario Allegretti. Assente per un impegno di lavoro il comandante del Reparto Operativo, Mariano Celi, in campo per tutta la giornata di martedì – insieme ai colleghi – nel tentativo, riuscito, di risolvere l’ennesimo caso spinoso.

«Grazie ai carabinieri» Giovedì mattina, sull’accaduto, è arrivato il commento del sindaco Leopoldo Di Girolamo: «Terni è profondamente colpita dall’efferato delitto di via Galvani, a nome dell’amministrazione e dei cittadini porgo le più sentite condoglianze alla famiglia di Demir Hyseni. Un plauso e un ringraziamento all’Arma dei carabinieri – per l’ottimo lavoro svolto, nell’ambito delle indagini sull’omicidio, con professionalità e discrezione. Un’indagine efficace che ha portato all’arresto del presunto esecutore dell’efferato delitto. Un lavoro che ha permesso di individuare il presunto aggressore prima che potesse sfuggire alla giustizia, fermo restando che ogni persona accusato di un delitto ha diritto a un processo equo. Una risposta pronta quella dell’Arma dei carabinieri alla richiesta di sicurezza che la comunità di Terni ha avanzato in questi giorni. Sul fronte della sicurezza e della legalità l’impegno comune dell’amministrazione e delle forze dell’ordine si esplica costantemente e quotidianamente soprattutto al fine di prevenire episodi di violenza che talvolta, purtroppo, rimangono imprevedibili».

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