Terni e il suo futuro: «Costretti all’esodo»

Da un report elaborato da ‘Minotauro’ per la Uil emerge sconforto totale da parte degli adulti che spingono i giovani ad andare altrove

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di Fra.Tor.

Cosa riserverà il futuro ai giovani cittadini ternani? Cosa è necessario o opportuno fare per garantirsi delle prospettive? Quali istituzioni e quali figure sono percepite come un reale sostegno al progetto di crescita? Di questo si è parlato martedì pomeriggio alla Uil di Terni durante la presentazione del report ‘Crisi e cambiamento. Il futuro per le nuove generazioni a Terni’, realizzato da ‘Minotauro’, Istituto di analisi dei codici affettivi.

IL REPORT

Il report All’analisi, svolta in alcune scuole della città, della cultura affettiva nelle nuove generazioni, si è affiancata inoltre una ricognizione delle opinioni prevalenti negli adulti impegnati nella formazione dei giovani e, più in generale, del contesto sociale in cui quei giovani si trovano a crescere. La ricerca oltre al mondo dell’insegnamento ha coinvolto infatti associazioni di categoria, esponenti dell’imprenditoria ternana, rappresentanti del mondo artistico, circoli culturali. Con gli adulti coinvolti sono state approfondite le caratteristiche della crisi cittadina attuale e sono state indagate le ipotesi e le strategie più convincenti per uscirne.

L’INTERVISTA A KATIA PROVANTINI – IL VIDEO

Perdenti in partenza «La nuove generazioni – secondo Katia Provantini, psicologa e presidente di Minotauro – si sono ritrovate nella scomoda condizione di dover crescere con la convinzione che non ci sia nulla di particolarmente speciale ad attenderle. Diventare adulti in un mondo precipito senza più futuro e con le risorse ormai esaurite è impresa ardua, che toglie motivazione e passione; che rende tutto apparentemente inutile e noioso, superfluo e vuoto. L’accettazione incondizionata di questa visione rischia di spingere i ragazzi in un vuoto che disattiva investimenti e pensieri e rende difficilmente contenibili sentimenti di tristezza, di frustrazione e rabbia. La privazione di futuro, nella dimensione di mito del nuovo millennio, rende le nuove generazioni perdenti in partenza, superflui per un mondo già troppo pieno e inutili per una storia già completamente scritta».

«Una città vivibile» Terni, dall’analisi delle risposte dei partecipanti, si configura come una città vivibile, per la sua tranquillità e la sua condizione di medietà: non è né troppo grande né troppo piccola, situata in una posizione strategica dell’Italia centrale. Un luogo in cui si vive bene e il maggior apporto alla piacevolezza dello stare a Terni sono le persone: cordiali e affabili, con una naturale predisposizione all’accoglienza e all’ospitalità. La totalità degli adulti sottolinea questi aspetti positivi della città, legati al suo essere a misura d’uomo e con un grado di sicurezza ancora controllabile. Nel confronto tra le generazioni la tranquillità della città assume in alcuni casi una valenza negativa in quanto viene percepita dai più giovani come sinonimo di sonnolenza, immobilità, stagnazione. Terni nelle loro rappresentazioni diventa un luogo morto in cui non c’è nessuno di vitale, non succede niente e non c’è niente da fare.

L’industria L’identità che Terni si è creata nel tempo riguarda la sua natura di città industriale totalmente assimilata all’industria pesante; con il sopravvenire della crisi di questo settore l’intera città viene percepita non solo a rischio per la sua economia, ma a rischio di sopravvivenza nella sua intera esistenza. Venuto meno il collante identitario rappresentato dall’acciaio, la collettività sembra adesso ritrovare unità solamente nella questione ambientale, l’elemento di riconoscimento tra i ternani viene drammaticamente riscontrato nel fatto che ‘stiamo morendo tutti di tumore’.

«Territorio malsano» Sia tra gli adulti che tra i giovani di Terni è molto forte la percezione di vivere in un territorio malsano; l’inquinamento dovuto ai fumi dell’acciaieria e degli inceneritori viene riconosciuto come uno dei principali e più gravi problemi della città, la cui aria è descritta come sporca, malsana e avvelenata. Le malattie legate all’inquinamento sono in crescita, i ternani sono costretti a fare i conti con un crescente numero dei tumori ed è costante e diffusa la preoccupazione per gli esiti mortali dei veleni immessi nell’ambiente.

Intuizioni non sviluppate Aspetti positivi ce ne sono e vengono riconosciuti da tutti: i borghi del territorio circostante, la Cascata delle Marmore e San Valentino sono solo alcuni esempi, ma la mancanza di fiducia nella possibilità di farle fruttare è totale e le nuove generazioni vengono formate nell’idea che si dovrà andare via dalla città per potersi realizzare. Nel tempo Terni ha avuto brillanti intuizioni nella progettazione di eventi in ambito culturale, alcuni legati alla musica, all’arte contemporanea a al cinema. Ai cittadini di Terni viene riconosciuta una certa dose di genialità e vivacità intellettuale nell’immaginare scenari particolarmente innovativi. Nello stesso tempo, tuttavia, è possibile constatare una scarsa capacità di coltivare queste intuizioni e di farle fruttare. Le belle idee dei ternani diventano quindi ‘come fuochi d’artificio’ alle quali non viene data continuità, come se accanto all’intuizione geniale mancasse la costanza di impegno per far crescere e sviluppare i progetti più interessanti. Gli esempi più eclatanti sono il festival musicale Umbria Jazz nato a Terni ma poi impiantato a Perugia, il museo del Caos, ricettacolo di avanguardie artistiche, la tradizione musicale ternana che dopo la chiusura del teatro rischia di perdersi inesorabilmente.

Autodenigrazione La chiusura e la scarsa volontà di collaborare per un obiettivo che riguardi la comunità, unito a uno scarso spirito di iniziativa sono constatazioni fatte dai giovani che lamentano in particolare la mancanza di comunicazione e interazione tra le realtà associative della città. Nel confronto tra le generazioni l’aspetto rinunciatario tipico dei ternani fa molto arrabbiare i ragazzi che denunciano la scarsa manutenzione delle zone verdi della città, i lavori edili inconclusi e altre mancanze che sono quotidianamente sotto i loro occhi. L’autodenigrazione dei ternani si collega a un’insoddisfazione di fondo derivante da una scarsa autostima che porta a criticare tutto ciò che riguarda la realtà ternana e contestualmente a pensare che non ci siano soluzioni allo stato di cose vigente. Quest’abitudine ternana alla lamentela non propositiva viene definita come una vera e propria ‘ternitudine’: un atteggiamento mentale malinconico legato all’insoddisfazione che porta a criticare e a pensare che non c’è niente da fare. Una mancanza di spirito di iniziativa, una scarsa predisposizione al cambiamento e un vero e proprio timore per ciò che fuoriesce da uno schema consueto. Questo aspetto è maggiormente dai ragazzi e dai giovani adulti che invece sentono una forte esigenza di rinnovamento. Alcuni spiegano questa tendenza come una precisa volontà di rimanere in basso, una mancanza di volontà di crescere e di modificare ciò che non va.

Il futuro visto dagli adulti Lo scenario prefigurato è tendenzialmente negativo, in cui pochi intravedono possibilità concrete di rinascita. In generale si fa fatica a immaginarsi un futuro, il tasso di sfiducia è molto elevato e complessivamente non si intravedono buone prospettive per la città. La crisi che si è verificata negli ultimi otto anni viene percepita come particolarmente invalidante a Terni, che secondo gli intervistati non ha saputo rispondere con efficienza alla nuova situazione economico-sociale delineatasi. Risulta difficile intravedere degli spiragli positivi, le azioni che sono state messe in atto, secondo la visione dei ternani intervistati, sono arrivate tardi e non sono sufficienti. L’ipotesi che appare più probabile tra gli intervistati, è che Terni si ridimensioni trasformandosi da città in paese; in particolare viene immaginata come paese dormitorio satellite di Roma, con delle caratteristiche analoghe a Rieti o a Orte. Il processo di deindustrializzazione già avviato porterà inoltre a un inevitabile ridimensionamento dell’acciaieria e conseguentemente a una perdita della valenza operaia della città e qualcuno teme questa possibilità ritenendola una catastrofe per la città. Altri pensano invece che la fine dell’era dell’industria pesante possa rappresentare un’occasione di sviluppo di risorse alternative (turistiche e culturali) che finalmente i ternani saranno costretti a prendere in considerazione.

Cosa fare? Affinché si possano recuperare delle speranze per il futuro, gli intervistati individuano come necessario un cambio di mentalità da parte della cittadinanza in direzione di una maggiore apertura, un recupero del senso di responsabilità nei confronti della società, una partecipazione più attiva, meno incline alla delega e la riscoperta di una tradizione intorno alla quale riconoscersi che non sia quella dell’acciaieria. La classe dirigente e le istituzioni in generale vengono viste come la causa principale dei problemi della città. Le caratteristiche che vengono unanimemente riconosciute all’amministrazione sono: cecità, ottusità, lentezza, staticità, scarsa intelligenza, scarsa lungimiranza, incompetenza, scarsa flessibilità, mancanza di visione, attaccamento al passato. Viene inoltre lamentata una mancanza di dialogo con la cittadinanza e l’incapacità di portare avanti progetti di ampio respiro in maniera continuativa. Il secondo possibile scenario che si affaccia nella mente dei cittadini di Terni riguardo al futuro si riallaccia alle risorse che la città non ha ancora pienamente sfruttato. Quasi tutti riconoscono le potenzialità positive della città stessa e del territorio circostante. La speranza è che si riesca ad andare in questa seconda direzione, ma ancora una volta il fatalismo induce i più a ritenere piuttosto improbabile una ripresa.

L’esodo L’opinione diffusa nella quasi totalità degli adulti intervistati è che le opportunità per i giovani nella città siano molto poche e che per questo la tendenza dei ragazzi sia quella di cercare di realizzarsi fuori da Terni. Questo sia per chi ha intenzione di proseguire gli studi dopo il diploma, sia per chi ha intenzione di iniziare un percorso professionale immettendosi nel mondo del lavoro. Quello che accade è quindi una preparazione all’esodo. Si forniscono ai ragazzi tutti gli strumenti necessari per poi spendere le proprie competenze altrove. Una prima motivazione del fatto che sia necessario andarsene è di tipo strutturale: ovvero l’impossibilità di assorbire nel contesto cittadino a forte vocazione industriale una elevata percentuale di giovani con una formazione medio alta. Contestualmente si trasmette la sfiducia nella possibilità di poter creare qualcosa a Terni in settori economici alternativi. La percezione è quella che non sia possibile rintracciare all’interno della città le condizioni per mettere a frutto le competenze acquisite in fase di formazione e che per realizzare i propri progetti di vita sia necessario spostarsi. Qualcuno ritiene che l’andare fuori sia un mito da sfatare e che pensare che nella grande città si abbiano più opportunità sia illusorio, altri ritengono che i giovani rimasti a Terni siano invece quelli troppo legati alla famiglia o che mancano di capacità o di spirito di iniziativa. La percezione maggiormente diffusa è comunque quella che le menti migliori se ne vadano. E sono le stesse agenzie educative, la famiglia e la scuola, a spingerli ad andarsene.

La Uil Terni «Indagare, studiare, confrontarsi è irrinunciabile per non rischiare di sbagliare, poi però bisogna passare a iniziative concrete e incisive», sottolinea Gino Venturi, segretario generale Uil Terni. «L’indagine è molto utile e ci aiuta a mettere a fuoco valutazioni e impressioni che già in parte avevamo. Con maggiore consapevolezza ora vogliamo contrastare la ‘ternitudine’, questo atteggiamento solo volto nostalgicamente ad un glorioso passato e invece assolutamente rinunciatario rispetto al futuro. Dall’indagine emerge come invece i ragazzi siano molto arrabbiati per questo tratto disfattista degli adulti e quanto critichino la componente rinunciataria delle generazioni che li hanno preceduti. E questo, per chi come la Uil ritiene indispensabile un cambio di mentalità e di atteggiamento, uno slancio contro il declino e verso un futuro possibile, è un elemento di speranza ed incoraggiamento. Intanto il report di Minotauro ha il merito di stimolare un dibattito e un confronto sul futuro delle nuove generazioni a Terni. E’ già importante, ma non basta. L’obbiettivo è di arrivare al taglio necessario per poter poi cucire il vestito. La Uil è pronta a fare la sua parte. Insieme agli altri, a partire da quei tanti giovani disposti a lottare per il loro futuro e quello della nostra città».

Studiare la storia Secondo Luca Diotallevi, sociologo università Roma Tre, «con la rabbia non si ottiene niente, è soltanto un ottimo viatico al suicidio. Terni non ha futuro, questo è chiaro. Vive di risorse trasferite e c’è una forte crisi demografica. È una città che sta andando a fondo. Ma quali consigli si possono dare ai giovani? Prima di tutto mi sento di consigliare loro di studiare la storia per non credere sempre e solo alle cose che gli vengono raccontate e crearsi una loro opinione. Consiglio loro di frequentare gente più grande, per sapere, conoscere ed imparare. Infine realismo, gente, confrontare il reale con il reale a sua volta, e scegliere così ciò che è ‘meno peggio’».

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