Terni e il turismo: tentativo di rilancio

Ecco ‘Terre di San Valentino’, sviluppato nel Piano di marketing territoriale della Camera di commercio: «Arte, sport, cultura e sapori, serve unità per risvegliare il comprensorio»

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Lo ‘schema’

«Un percorso per far conoscere il comprensorio ternano in maniera diverso, con un ‘contenitore’ unico che ruota intorno al patrono della città». Questa l’estrema sintesi con il quale Giuseppe Flamini, presidente della Camera di commercio di Terni, ha lanciato mercoledì mattina il nuovo brand ‘Terre di San Valentino’, inserito nel piano di marketing territoriale dell’ente per il rilancio economico e turistico locale: tredici comuni limitrofi (Valnerina, Narni e San Gemini ci sono) coinvolti, sport, arte e gastronomia a braccetto per cercare di far ‘risvegliare’ il movimento del comprensorio. Tutto – solo – su carta per ora, manca la parte fondamentale: l’azione concreta e chi investe nel marchio.

L’AVVIO DEI LAVORI TRA TAVOLI E INCONTRI, SETTEMBRE 2017

Giuliana Piandoro e Giuseppe Flamini

In sostanza si è conclusa la parte iniziale dei lavori per la messa a punto del Pmt, l’idea della Camera di Commercio sviluppata ed elaborata dalla Mind: le linee strategiche e operative puntano al rilancio turistico del territorio con focus particolare all’immagine di San Valentino, patrono della città. Il risultato è arrivato dopo incontri, questionari e tavoli di confronto con gli operatori del sistema turistico locale e provinciale, con studio dei punti di forza e di debolezza del comprensorio. E fin qui ci siamo. Resta – come ha ben sottolineato Giuliana Piandoro, segretaria generale della Camera di commercio di Terni – la parte più complicata. «Finora questo territorio – ha puntualizzato invece Flamini – non ha avuto un progetto unitario per lo sviluppo del territorio, lo continuamo a vedere da tutta una serie di iniziative interessanti ma solitarie. Poi vanno in difficoltà perché si sono tenute su risorse pubbliche, che ora sono molto modeste. Si rischiava di farle sparire e quindi ci siamo attivati per pensare a un piano».

PARLANO GIUSEPPE FLAMINI E IRENE FALOCCO, VIDEO

Virili, Falocco e Ballarini

Cosa segue Fasi successive? La costituzione di una ‘cabina di regia’ per l’attuazione del piano, con creazione di un cronoprogramma delle azioni da mettere in campo e soprattutto l’individuazione – bando pubblico – di un soggetto privato (Destinationa management company) che avrà il compito di gestire operativamente il piano di marketing territoriale. Ovvero la scelta e la cura di azioni, canali, messaggi, strumenti e destinatari per rendere produttive le azioni: «Da ormai quasi 30 anni – ha messo in evidenza Flamini – la ricerca di una identità comune sembra essere più o meno la preoccupazione fondamentale che ha guidato le scelte dei governi locali, con risultati alterni che non hanno risolto, in modo definitivo, la questione. L’eccessiva frammentazione di organismi nati perché incentivati dal Pubblico e sopravvissuti esclusivamente grazie alle risorse da questo elargite, ha reso ancor più ingovernabile il settore, scatenando una lotta per accaparrarsi queste risorse (sempre più scarse) per la propria sopravvivenza piuttosto che per lo sviluppo di politiche virtuose misurabili sui risultati queste strutture, in assenza di un modello di business sostenibile, hanno sempre vissuto (o sopravvissuto) sulle marginalità faticosamente generate grazie ai progetti finanziati dal pubblico».

Il perché Un progetto che ha visto l’ente camerale confrontarsi con istituzioni, associazioni di categoria, Comuni e realtà territoriali: «Si tratta di un percorso – ha continuato – per far conoscere Terni in maniera diversa, ci siamo ‘seduti’ su un’idea per troppo tempo (si riferisce alla vocazione industriale della città). Questo è un progetto, un contenitore unico che si basa sul patrono della città:  abbiamo cercato la massima condivisione. Le cose facili vengono bene a tutti, noi puntiamo su un progetto difficile, ne siamo coscienti».

Presentazione partecipata

‘Costruzione’ e risveglio Flamini nel suo intervento iniziale ha ricordato il più che difficile momento cittadino – dissesto, mancanza di fondi, elezioni in arrivo – e la necessità di tentare una svolta. Come? «Facendo in modo – ha aggiunto – di mettere in circuito un’opportunità che potrebbe dare un risveglio e un aiuto economico al nostro territorio. Dobbiamo mettere a valore aggiunto le nostre risorse (si riferisce al turismo), bellissime, che ci sono. Certo, è un processo duro e di grande difficoltà: da oggi ci sarà bisogno di andare a ‘costruire’ un ente che si prenderà cura del prodotto e lo gestirà. Riteniamo sia di buonissimo livello». Breve e chiara aggiunta della Piandoro: «Il lavoro serio, sui territori, inizia solo da oggi con la ‘messa a terra’ di ciò che è scritto nel piano». Non facile, appunto.

I punti di forza

Il concetto Terre di San Valentino è «il brand intorno – ha sottolineato l’ente camerale – cui rilanciare l’immagine in chiave turistica di Terni. Un’idra forte che estende l’immaginario del turista-viaggiatore a un territorio molto più ampio, differenziato al suo interno, in grado di attrarre con siti artistici, proposte legate allo sport e outdoor più in generale, con terzo filone legato al buon vivere e al mangiare». A occuparsi dello sviluppo del progetto è stata la Mind: coinvolti Irene Falocco, Diego Pieroni e gli architetti Miro Virili e Walter Ballarini. «Siamo arrivati a una strategia di brand – ha spiegato la Falocco – che possa valorizzare e promuovere gli elementi identificativi e vocazionali del comprensorio. San Valentino per Terni è unicum e viceversa. Questo è il filo conduttore che, tuttavia, diventa un contenitore di tutte le eccellenze tangibili del territorio».

Stime e obiettivi per arrivi e presenze con il piano

Le stime, vola lo sport La Mind si è occupata anche di preparare uno schema legato a stime e indotto con l’eventuale applicazione concreta del piano: per l’arte e cultura l’obiettivo annuo è fissato – nazionale e internazionale, tabelle separate per family, coppie e senior – a 7 mila presenze e 18 milla arrivi, con un indotto complessivo di 1 milione e 640 mila euro. C’è poi la componente sapori e tradizioni: 13 mila arrivi e 32 mila presenze per un indotto di 3 milioni e 200 mila euro; infine la parte più sostanziosa, sport, ambiente e natura: 19 mila arrivi e 46 mila presenze per un ritorno di 5 milioni e 520 mila euro. Caccia all’investitore.

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