Terni, ex mercato: «Vogliamo giustizia»

Oltre a quello di Coop c’è un altro ricorso in attesa di un pronunciamento del Consiglio di Stato: è quello di un gruppo di commercianti difesi dall’avvocato Patrizia Bececco

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«Una volta, ad una riunione, un dirigente del Comune se ne uscì dicendo: ‘Ma questi hanno tutti il doppio lavoro, ma che vogliono?’. Io lo ripresi, facendogli presente che queste persone si alzavano ogni giorno alle 4 e mezza per lavorare e che forse meritavano un rispetto maggiore. Rispetto che, è amaro dirlo, il Comune non ha mai avuto per loro. E se un accordo non è mai stato raggiunto, non è certo colpa dei commercianti».

IL MERCATO COPERTO, OGGI – LE FOTO

I ricorsi A raccontare l’amaro aneddoto è l’avvocato Patrizia Bececco che assiste una decina di commercianti dell’ex mercato coperto, poi transitati nella ‘scatola’ arancione di largo Manni. La loro vicenda, finita all’attenzione dei tribunali amministrativi, pende sull’altrettanto cervellotica e irrisolta questione di piazza del Mercato. Il ricorso presentato nell’ottobre del 2010 dai commercianti per ottenere l’annullamento della delibera di giunta 575 del 2010 – e tutti gli atti connessi e consequenziali – è stata respinta dal Tar. Quella sentenza è stata impugnata di fronte al consiglio di Stato e ora sono in attesa che venga fissata l’udienza.

«Cacciati senza saperlo» «Questi operatori del mercato coperto, diversi dei quali hanno alzato bandiera bianca dopo essere stati piazzati in una struttura senza senso e fuori da qualsiasi ‘giro’ del commercio cittadino, erano stati trasferiti in largo Manni dietro la promessa, supportata dal dettagliato progetto allegato al bando del tempo, che quel ‘trasloco’ sarebbe stato temporaneo – afferma l’avvocato Bececco -. Poi subentrò l’accordo fra Comune e Superconti, che a loro non fu mai trasmesso, con la catena commerciale ternana che avrebbe dovuto versare 200 mila euro all’ente in cambio della piena disponibilità del piano terra della nuova struttura di piazza del Mercato. Nonostante quello fosse lo spazio individuato dal progetto dettagliato del bando, per accogliere nuovamente i commercianti cacciati».

Addio a un simbolo «A quel punto, sulla base di documenti tutt’altro che chiari e fatti firmare alla spicciolata, i negozianti furono messi all’angolo. Senza più la prospettiva di poter rientrare, un giorno, nel mercato dove avevano lavorato proficuamente per anni. In pratica i box di largo Manni venivano bollati come ‘definitivi’, pur in una struttura che – e le carte lo dicono – è sempre stata considerata ‘provvisoria’. Questi lavoratori con il passare del tempo hanno perso soldi ed energie. Eppure un accordo sarebbe stato possibile, senza neanche uno sforzo particolare da parte del Comune. Invece niente. Così oggi restano pochi ‘superstiti’ e viene da chiedersi a cosa sia servito il sacrificio imposto a questa gente e ad una città che, con il mercato, ha perso un altro dei luoghi della socialità, del lavoro, un altro simbolo della sua identità».

«Sacrificati» Sulla vicenda ‘pende’ il giudizio del consiglio di Stato: «La loro presupposta rinuncia a rientrare in quello che sarebbe dovuto diventare il ‘nuovo’ mercato del centro – spiega l’avvocato Bececco – è semplicemente inesistente. Il Tar ha bocciato il nostro ricorso attraverso una sentenza piuttosto asciutta, in cui si fa intendere che l’azione legale sarebbe dovuta partire prima. Ma il dato di fatto è che queste famiglie sono state abbandonate a sé stesse perché nessuno ha voluto trovare una soluzione, forse attratto da una prospettiva speculativa che, neppure quella, si è mai realizzata finora».

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