Terni, falso cieco ora nei guai per la droga

C’è anche il 60enne Mirko Greggio fra gli arrestati dell’operazione della GdF di Pavia che ha sgominato un traffico di cocaina fra il Perù e l’Italia. Nel 2017 ai domiciliari per truffa allo Stato

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È stato eseguito a Terni uno dei dodici arresti disposti dal gip di Milano che, a seguito delle indagini condotte dalla Guardia di finanza pavese – in collaborazione anche con i colleghi del comando provinciale di Terni per ciò che attiene l’arresto eseguito in Umbria -, hanno consentito di stroncare un vasto traffico di droga, in particolare cocaina, fra il Perù e l’Italia. L’ordine di carcerazione riguarda dieci cittadini peruviani – cinque sono donne, tre allo stato latitanti – e due uomini di nazionalità italiana, fra cui il ternano. La droga era destinata in particolare alle piazze della movida milanese e pavese.

Chi è

L’uomo arrestato a Terni è il 60enne Mirko Greggio, originario di Padova, balzato agli onori delle cronache, nel magio del 2017, dopo essere stato arrestato dai carabinieri di Terni per truffa ai danni dello Stato. L’uomo, al tempo, era stato accusato di aver percepito indebitamente circa 130 mila euro dall’Inps, fra pensione di invalidità ed accompagnamento, avendo simulato per circa dieci anni di essere cieco assoluto, nonostante – ad esempio – svolgesse attività di guardalinee durante alcune partite di calcio giovanile.

L’accusa

In merito alla posizione di Greggio – accusato di traffico internazionale di stupefacenti – gli inquirenti milanesi avrebbero messo sotto la lente un viaggio in Perù, paese dove l’uomo ha dei familiari, datato aprile 2016. «Ho incontrato il mio assistito – afferma l’avvocato Luca Passoni, che lo difende – e si ritiene assolutamente estraneo a qualsiasi ‘giro’ di droga. Nel tempo non gli è stato mai mosso alcun addebito in relazione al viaggio, anche perché di certo non trasportava stupefacenti». L’uomo – ipovedente – chiederà attraverso il proprio legale la scarcerazione, anche in relazione alle condizioni di salute.

Giro impressionante

Secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle di Pavia, l’organizzazione finalizzata ad un ingente traffico di droga fra il Perù e l’Italia si reggeva non su dei ‘capi’, bensì su soggetto pronti a finanziare le importazioni di stupefacente, ciascuno dei quali agiva poi sul proprio territorio di riferimento. Contatti erano stati stabiliti con le organizzazioni criminali peruviane, in prima battuta, e quindi con gli spacciatori ingaggiati in Italia per smerciare la droga. La stima è che nel tempo il gruppo abbia ‘trattato’ almeno 50 chilogrammi di cocaina, caratterizzata da una purezza fra l’80 e l’85%. Ciò significa che da ciascun chilogrammo di cocaina, dopo il ‘taglio’, si sarebbero potuti ricavare circa dieci chilogrammi da spacciare. La stima è di un giro vorticoso di almeno 100 mila dosi e quindi ricavi complessivi per 5 milioni di euro al dettaglio.

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