Terni, falso cieco: «Solo un equivoco»

Verrà interrogato martedì il 58enne arrestato dai carabinieri per truffa ai danni dello Stato. Intanto parla il suo legale, l’avvocato Passoni

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Marcucci, Capasso, Pacetti

Ad accorgersi per primo che qualcosa non andava, circa un anno fa, è stato un carabiniere del comando stazione di Terni. Si trovava in un impianto sportivo, un campo di calcio della zona, quando ha visto passare davanti a sé, piuttosto trafelato, un uomo con un borsone in mano. Per riconoscerlo ci ha messo un attimo: era colui che già altre volte si era presentato al comando di via Radice per firmare degli atti che lo riguardavano, sempre con occhiali scuri e accompagnato da una donna che lo aiutava. Un non vedente – M.G., il 58enne arrestato giovedì dai carabinieri di Terni – che però, a giudicare dal passo svelto e dall’andatura tutt’altro che incerta, no sembrava poi così ‘cieco’.

In giro e sul campo di calcio

Truffa allo Stato Da lì è partita l’indagine che ha portato i militari della Compagnia di Terni ad acquisire tutta una serie di elementi sul soggetto, con alle spalle diversi procedimenti penali per truffa, incluse le videoriprese che lo ritraggono mentre svolge attività di guardalinee durante una partita di calcio giovanile. L’uomo è finito agli arresti domiciliari su disposizione del gip Simona Tordelli, che ha accolto la richiesta del pm Marco Stramaglia, mentre la compagna – 50enne dominicana – è stata denunciata a piede libero perché ritenuta complice della condotta che ha consentito al 58enne di intascare, in quasi 10 anni, circa 130 mila euro fra pensione di invalidità ed indennità di accompagnamento.

In caserma, accompagnato

«Solo un grosso equivoco» L’interrogatorio di garanzia del presunto truffatore – originario di Padova ma residente a Terni da anni – si terrà martedì mattina in tribunale. A parlare per lui è il suo legale, l’avvocato Luca Passoni del foro di Terni: «Ritengo che la misura degli arresti domiciliari sia eccessiva – spiega -. Per questo, all’esito dell’interrogatorio, chiederò al giudice di revocarla o, quantomeno, di applicarne una meno afflittiva. Credo che questa vicenda sia frutto di un grosso equivoco. Il mio assistito è in possesso di tutte le documentazioni mediche che attestano l’esistenza della patologia che, peraltro, non è incompatibile con alcune delle condotte che i militari avrebbero documentato. Siamo convinti di poter illustrare ampiamente e far valere le nostre ragioni nel processo che verrà incardinato di fronte al tribunale di Terni».

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