Terni Festival 2017: «Mondi alternativi»

Con ‘Come close’, dal 20 al 24 settembre, l’idea degli organizzatori è quella di invitare a collaborare tutta la cittadinanza

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«L’edizione del Terni Festival 2017, ‘Come close’, durerà meno, ma inizierà prima». La creazione di questa partitura collettiva e dei suoi ambienti è un processo lungo, partito già dal 25 agosto con il lancio delle prime chiamate alla partecipazione di artisti, cittadini, amatori. «Un tempo necessario alla solida costruzione della nostra comunità provvisoria».

‘Come close’ Il 15 e 16 settembre il festival si affaccia in anteprima con due serate dedicate alla trilogia di Liv Ferracchiati, «regista che seguiamo dagli esordi – spiega Linda Di Pietro di Indisciplinarte – nella sua riscoperta della drammaturgia contemporanea e con Nacera Belaza, danzatrice francese che esplora temi di identità e integrazione attraverso l’alfabeto della danza tradizionale e le sue metamorfosi nel tempo». Dal 20 al 24 settembre il Terni Festival «esplode e ci consegna il risultato finale dei processi costruiti nei mesi precedenti trasformandosi attraverso l’uso che ne verrà fatto. Il festival di quest’anno infatti nasce con la volontà di rileggere e ridisegnare i rapporti di prossimità, il concetto di ‘bene comune’ e dell’abitare insieme uno spazio concepito come ‘pubblico e del pubblico’. La domanda che ci guida è: possiamo immaginare un senso di appartenenza ai luoghi, che vada oltre la proprietà?».

LE INTERVISTE A LINDA DI PIETRO (INDISCIPLINARTE) E NINO MARINO (TEATRO STABILE) – VIDEO 

Il progetto di quest’anno nasce in condivisione con 4 artisti, Michele Di Stefano, Leonardo Delogu, Veridiana Zurita e Friso Wiersum, «che abbiamo ospitato nel 2016 in un periodo di residenza e ricerca all’interno di abitazioni temporanee sugli alberi e che hanno attivato un processo di ripensamento del formato del festival, del suo spazio e del suo tempo». Festival non solo assemblaggio di artisti e spettacoli, ma processo di co-creazione di paesaggi «da animare insieme, con la città e i pubblici come protagonisti nella condivisione di cibo, storie e oggetti, così il festival diventa una partitura collettiva, un coro e una narrazione dal basso». Durante le 5 giornate del Terni Festival «i nostri sogni diventeranno una biblioteca, le nostre piante domestiche raccolte in uno spazio daranno vita ad una foresta stato, la nostra comunità sarà cosi forte da attrarre una luna gigante al centro della nostra piazza principale». Per Leonardo Delogu «in una regione con tanti festival c’era da chiedersi il senso di un altro festival. Non era necessario farlo, non se ne sentiva la necessità. Se abbiamo scelto di farlo è perché gli abbiamo trovato un senso lavorando sul concetto di crowd (in tutte le sue sfaccettature) e su quello di vicinanza, da cui il claim ‘come close’. Io in particolare sto lavorando con Friso Wiersum a ‘Terni non esiste’, in cui cercheremo di analizzare le sfaccettature di una città in difficoltà».

IL PROGRAMMA COMPLETO

I paesaggi Saranno due i paesaggi principali: ‘The museum of the moon’, una gigantesca luna che atterrerà al Caos e illuminerà il vicinato e ‘Garden state’, una foresta addomesticata che ricomporrà la geografia della città, saranno scenari immaginari attraversati dal festival. All’interno di questa natura artificiale gli artisti condivideranno con il pubblico percorsi di visione e partecipazione: danze e incursioni in miraggi esotici come Bermudas di Michele di Stefano, camminate all’alba e al tramonto come nuovi rituali con Friso Wiersum e momenti quotidiani legati al cibo trasformati in tappe non ordinarie anche grazie a Rares Craiut e il suo cooking show dedicato al ripensamento della cucina tradizionale.

Mondi alternativi Linda Di Pietro sottolinea che «questi processi ci permetteranno di avvicinarci, ‘Come close’, e costruire mondi alternativi: unire risorse, forze e memorie per dare vita a realtà inattese. Avvicinarsi sarà quindi un atto di stupore e scoperta, per vedere meglio o rimettere a fuoco: questo investimento sullo sguardo come atto di comprensione e ricomposizione della realtà quotidiana e della città che scorre sotto i nostri occhi è al centro del lavoro del collettivo Strasse con The end e di Lotte Van den Berg con Cinema Imaginaire, che ci invitano ad attraversare la città e carpire momenti prosaici trasformati dalla nostra immaginazione in frammenti di un discorso poetico. Visioni e utopie tornano nel lavoro di Lucas DeMan, dedicato alle nuove generazioni in Europa, e diversamente nel nuovo lavoro di Danio Manfredini, in cui si addentra nei temi di diversità e follia. Avvicinarsi sarà anche ascoltare suoni nascosti e sotterranei, con Marialena Marouda e Malte Scholz o la sfera dei sogni che il duo Kristoff K Roll raccoglie in una speciale biblioteca, consultabile solo indossando delle cuffie e abbandonandosi alle onde sonore. La sfera onirica torna in Sleep Technique di Dewey Dell che, con la loro danza ispirata al riposo degli animali e all’era preistorica ci ricordano come nell’ombra della notte possiamo riscrivere noi il tempo e lo spazio».

Il messaggio del festival Accettata questa sfida «alla prossimità e alla scoperta, cosa scriviamo insieme in questi spazi del possibile? Come abbracciare i nostri veri desideri? Con CasaBranca e il loro trigger of happiness con 13 adolescenti tra i 18 e i 23 anni e Quim Bigas Bassart che ci travolge con un’energia che mescola adrenalina e senso critico, ricostruiamo un’idea della felicità oltre gli stereotipi e le semplificazioni, una felicità democratica che accetta ombre e imperfezioni per cavalcarle con gioia». Questo è il messaggio del festival 2017: «una chiamata a partecipare e unire le nostre immaginazioni per riscattare l’idea del declino e dell’impossibilità di produrre cambiamenti nella realtà che ci circonda, un’energia che può nascere solo da una moltitudine, da una comunità. Nel silenzio della luna ci chiediamo spesso, se un albero cade nella foresta e nessuno è li per sentirlo, fa rumore?».

Terni trampolino di lancio «Tutte le produzioni più importanti degli ultimi anni – evidenzia Nino Marino del teatro Stabile – sono nate a Terni e noi vogliamo ribadire che la città è diventata per noi un opificio di creazioni. Gli artisti possono stare lì per dei mesi e creare. Terni è diventata ormai trampolino di lancio per molti artisti, gli spettatori rispondono bene e crediamo che questa sia la scelta vincente per i prossimi anni».

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