Terni, finti matrimoni: ecco il ‘tariffario’

L’inchiesta de ‘Le Iene’ su un caso avvenuto in città ha riportato l’attenzione su un fenomeno nazionale in cui tutti cercano di guadagnarci

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500 euro all’atto della pubblicazione sull’albo pretorio, 1.000 euro per il fatidico ‘sì’, ed altri 1.500 euro per il consenso al divorzio. È grossomodo questo il tariffario per i finti matrimoni che si sono svolti in passato nel ternano, finalizzati all’ottenimento del permesso di soggiorno in Italia da parte di uno dei due ‘coniugi per caso’. Numeri relativi ad indagini pregresse della Digos di Terni, come quella del gennaio 2018 con ben dieci denunce a piede libero. E l’ultima inchiesta de ‘Le Iene’, la cui attenzione è finita su un matrimonio civile – poi saltato – a Terni, ha portato anche quest’ultimo episodio sotto la lente degli inquirenti, in particolare della polizia di Stato. Non è un mistero infatti che i protagonisti delle nozze riprese dalle telecamere della popolare trasmissione di Italia Uno, abbiano già dovuto fornire una propria versione dei fatti. E ulteriori novità potrebbero giungere a breve. Fra questi, non solo la donna cubana in cerca di cittadinanza, ma pure il ‘mediatore’ smascherato da ‘Le Iene’ – un ternano – e anche lo sposo ‘infedele’ che ha di fatto svelato abilmente la messinscena, ai presenti e pure al grande pubblico, attraverso il giornalista Alessandro Di Sarno. I ‘finti matrimoni’ – in realtà veri ma con finalità ben precise volte ad aggirare le norme sul soggiorno in Italia – sono un fenomeno nazionale. A Terni non risulterebbero organizzazioni particolari, quanto – piuttosto – singoli episodi legati a conoscenze personali che fanno emergere, da un lato, l’esigenza di chi cerca il titolo per stare nel nostro paese, dall’altro la disponibilità di chi ha interesse a mettersi in tasca qualche centinaio di euro. Situazioni che, di partenza, quando sospette, vengono accuratamente segnalate in maniera preventiva dagli uffici comunali. E che talvolta sfociano in indagini da parte degli inquirenti o, come in questo caso, giornalistiche. Ma l’una non esclude ovviamente l’altra.

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