Terni, Forza Italia: «Una crisi generale»

Luca Proietti Scorsoni: «Gli elementi di degrado sono come cristallizzati in un tempo sospeso dove il provvisorio diviene quanto di più stabile possa esserci»

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Luca Proietti Scorsoni

di Luca Proietti Scorsoni
Vice coordinatore comunale di Forza Italia Terni

La piazza centrale, il teatro e lo stadio. In una città sono luoghi fisici ma anche dimensioni allegoriche che rimandano ai tratti salienti e identitari della società locale – come la razionalità, lo spirito e la passione – senza i quali la cittadinanza diviene una sommatoria di individui e non, come auspicabilmente dovrebbe essere, una comunità di persone, ovvero una realtà nella quale i singoli trovano pieno compimento  riuscendo ad entrare in comunione con l’altro, visto che, per dirla con Aristotele, siamo pur sempre animali sociali.

Ebbene, premesso ciò bisogna riconoscere che la situazione a Terni è quella che è: senza piazza, senza teatro e con il rischio concreto di rimanere non tanto senza stadio ma, peggio ancora, con uno stadio vuoto, un immenso catino di acciaio e cemento senza però carne, sudore e urla. Insomma, senza passione.

Una lacuna orribile per chi ha già smarrito una logica di sviluppo e presenta perfino una decrescita di spirito, appurato che di cultura si parla in maniera seria solo quando diviene oggetto di bandi per le (solite) cooperative. Basterebbe questo a far comprendere il motivo per il quale diviene impellente salvare la Ternana calcio.

Poi, certo, ci sono dei posti di lavoro a rischio, oltre ad un’immagine della città che tende sempre di più ad opacizzarsi e tanto altro ancora. In un ideale triangolo urbano e civile, i vertici raffigurati da Piazza Tacito, dal Teatro Verdi e dallo stadio Libero Liberati sono come cristallizzati in un tempo sospeso dove il provvisorio diviene quanto di più stabile possa esserci, riprendendo una celebre battuta di Prezzolini.

Ciononostante il tempo, nostro malgrado, scorre in maniera irreversibile come irrecuperabile può essere il disfacimento dell’agorà, l’imbarbarimento di un’anima diffusa e la fine di un pezzo importante di Terni che finora non ha mai avuto paura di tirare un calcio di rigore.

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