Fondazione staminali: «Ora non ha soldi»

Terni, il presidente Sanguinetti a 360 gradi su passato, presente e futuro: «Finora risultati lusinghieri. Per ricerca seria servono 600-700 mila euro l’anno»

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di S.F.

Non è una novità che da tempo – nemmeno poco – la situazione economica della Fondazione cellule staminali non sia delle migliori. «Non si può gestire in passività», come ha fatto notare il Collegio dei revisori in seguito all’analisi del previsionale 2019: urge l’ingresso di nuovi soci per dare linfa e di questo ha parlato lunedì mattina in II° commissionale il presidente del CdA Alessandro Sanguinetti. Non è un politico ed i concetti sono chiari fin da subito: «Ora non ha più soldi e per un progetto serio di ricerca occorrono 600-700 mila euro l’anno, minimo». L’università Niccolò Cusano e Aiutiamoli a Vivere si sono fatti vivi con manifestazioni d’interessa. E un terzo soggetto starebbe pensando di ‘bussare’ per diventare un finanziatore.

LA DIFFICOLTÀ ATTUALE DELLA FONDAZIONE: MODIFICA STATUTO PER NUOVI INGRESSI

Sanguinetti, Giuli e Pepegna

Le precisazioni iniziali: confusione Fondazioni, Cell Factory

Sanguinetti fa presente che la storia molto lunga e che ci vorrebbero più sedute per parlarne. Fatto sta che in tre interventi il 59enne professore e medico riesce a dare un quadro abbastanza esaustivo, non prima di aver fatto alcune precisazioni: «In città si è confusa la Fondazione cellule staminali con quella Agarini, molte cose sono state attribuite/imputate a noi in modo improprio come ad esempio la vicenda Ater. Sono due cose estremamente differenti, la nostra Fondazione è partita nel 2016 con un consiglio di soci diversa rispetto all’altra». Si arriva ai progetti svolti finora: «A mio avviso hanno raggiunto dei risultati molto lusinghieri e sono da tutti verificabili sul sito. Cronologia, stato di avanzamento, pubblicazioni dei trial sperimentali e autorizzazioni Aifa/Istituto superiore di sanità». Non manca un appunto sulla Cell Factory: «Talvolta ci sono stati misunderstanding anche su questo, rispetto alla Fondazione è altra questione. La Cell Factory è l’ambiente dove si producono le cellule staminali ‘adulte’ e si trova nell’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ in una semiala al terzo piano, la seconda invece si occupa di promuovere e finanziare la ricerca. Non ha nessuna pertinenza tecnica o amministrativa nell’ambito della produzione di cellule. Che sia chiaro, c’è stata una commistione che non ha fatto bene a nessuno». In sostanza – spiegazione tecnica – nello spazio all’ospedale «si produce un farmaco ad alta specialità, la Cell Factory è registrata all’Aifa come officina in tal senso. In Italia alla fine del 2018 erano soltanto sedici e una è situata a Terni».

GLI ULTIMI TRAGUARDI RAGGIUNTI SULLE STAMINALI

Alessandro Sanguinetti

La storia dei finanziamenti: dal 2011 il quadro cambia. Spunta All Food

Poi si entra nel dettaglio per discutere del vero tema per il quale è stata convocata la commissione, la modifica dello statuto: «I cinque soci del 2006 sono il Comune, la Diocesi Terni-Narni-Amelia, la fondazione Carit, la Camera di commercio e l’Istituto superiore di sanità. Per cinque anni, fino al 2011, ognuno ha finanziato in misura variabile: nella prima fase c’è stata la preparazione, acquisizione di autorizzazioni Aifa in due anni e di macchinari. Nel 2011 c’è stata una grande novità: una legge dello Stato che ha impedito la contribuzione da parte degli enti pubblici per progetti di ricerca e quindi il Comune si è fermato. La Diocesi ha cominciato ad avere dei problemi perché è aumentata la domanda per altre necessità, la Camera di commercio ha avuto le sue difficoltà, l’Iss non ha mai dato un soldo fatta eccezione per i 25 mila euro per la costituzione e dunque è rimasta solo la fondazione Carit».Poi nel 2014 un nuovo passaggio: «C’è stato un finanziamento rilevante di una grande casa farmaceutica e a seguire una quota minima legato ad un Poe di 14 milioni di euro servito per costruire una struttura a San Giovanni Rotondo per la ‘Casa sollievo della sofferenza’. Ciò ha permesso di proseguire per cinque anni». Ci sono rumours di un possibile approccio della All Food.

IL PRIMO TRAPIANTO CON CELLULE STAMINALI

La fondazione Carit

Le ricerche e gli alti costi

Si approfondisce anche l’aspetto riguardante il lavoro effettuato da Angelo Vescovi ed i ricercatori, i quali a fine commissione saranno ringraziati «di cuore» da Sanguinetti per i loro sacrifici nel portare avanti l’iter: «Nel 2016 è stata chiusa la sperimentazione in fase clinica 1 per il trapianto di cellule nella Sla. Poi si doveva iniziare la fase sperimentale 2 dove si vanno a cercare gli effetti benefici. Perché non è stata avviata? Perché per la 1° fase bastavano 20 pazienti, invece per validare la successiva ne occorrono tra i 150 ed i 200». Costi non bassi: «Una spesa di almeno 450 mila euro perché i trapianti sono bilaterali e per ogni lotto di cellula servono 15 mila euro. Fatevi i conti». In definitiva sono cambiati i piani: «Si è deciso così di utilizzare le stesse cellule per iniziare la fase sperimentale 1 per la sclerosi multipla». Di mezzo anche i controlli di qualità da parte di società terze: «Uno si qualità costa tra i 110 ed i 120 mila euro».

TERNI E SAN GIOVANNI ROTONDO

Stefano Bandecchi

La modifica dello statuto: «Fondazione non ha più un soldo»

Punto di partenza esposto. Quindi come si va avanti? «La Fondazione cellule staminali non ha più soldi in quanto i finanziamenti 2014 e 2015 sono terminati. La Fondazione in questi anni ha sempre raddoppiato il suo contributo, ma è giunta ad un punto dove ha detto che ‘più di questo non possiamo mettere’ perché impegnati in altri settori. Ci sono due manifestazioni d’interesse e quindi abbiamo pensato alla modifica statutaria: permette di presentarsi ancora appetibili a potenziali, nuovi soci». Il focus è sull’università Niccolò Cusano e Aiutiamoli a Vivere: mai citati da Sanguinetti durante la commissione, se non in via ‘sfumata’ nel caso dell’ente guidato da Stefano Bandecchi.

LE RASSICURAZIONI DEL 2017

Claudio Fiorelli

Le richieste sul futuro

Sergio Armillei (Lega) ha chiesto lumi su quanto i possibili finanziamenti potranno incidere: «Copriranno anche i costi della fase sperimentale 2?». Risposta immediata e fuori microfono di Sanguinetti: «No». Poi tornerà sul punto per spiegare meglio. «Quindi ci fermeremo alla fase 1, i soci serviranno principalmente a questo», risponde l’esponente del ‘Carroccio’. Tocca ad un altro medico, Claudio Fiorelli del M5S: «Parliamo di un’eccellenza che va salvaguardata. In che modo il Comune può aiutare la fondazione?». Stesso quesito che pone Michele Rossi (Terni Civica: «Non sapevo che il Comune non potesse contribuire per legge e quindi chiedo la stessa cosa del collega. E qual è la situazione della palazzina Ater? Il progetto si è spostato dalla fondazione Agarini alla vostra?». Più o meno gli stessi argomenti che espongono Paolo Angeletti (Terni Immagina) e Alessandro Gentiletti (Senso Civico), il quale chiede se sia possibile un inserimento di un istituto universitario per dare una mano e alcuni dati significativi degli ultimi bilanci. Si rifà sotto Armillei: «Per la commercializzazione del farmaco servono anche la fase 2 e 3». Infine Francesco Filipponi, capogruppo Pd: «Occupiamoci quanto prima dello stabile di via Campomicciolo, c’è un contenzioso da anni. C’è un termine entro i quali devono arrivare le manifestazioni d’interesse?».

Il reclutamento, le cifre dal 2016 e la passività

Sanguinetti annota e puntualizza: «Sono stato precipitoso quando ho detto ‘no’ in merito alla fase 2. Fate presente che c’è un periodo di reclutamento pazienti di un anno e mezzo/due. Non è detto che i 200 vadano trattati e testati in dodici mesi. Tenete conto – risponde su un altro tema – che la fondazione già collabora con l’università Milano-Bicocca, dove vengono fatte delle analisi e soprattutto dove si fanno le prove. Inoltre c’è legame con un Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) come la ‘Casa sollievo della sofferenza’». Si ritorna sui numeri: «La Fondazione Carit ha messo 200 mila euro l’anno e, complessivamente dal 2006, sono arrivati a 1,8 milioni di euro. Ci sono stati grossi sacrifici da parte di tutti per fare la manutenzione ordinaria e in più ci sono 300 mila euro annuali della struttura di San Giovanni Rotondo perché pagano cinque ricercatori. Dal 2016 c’è la rinuncia al compenso del professor Vescovi e quindi smentisco le voci che lo danno in uscita, non è vero. In quattro anni parliamo di oltre 500 mila euro ed è come se avesse finanziato la ricerca. Anche l’amministratore delegato, in misura più modesta, ha fatto lo stesso. Il problema è che siamo arrivati al previsionale 2019 con il Collegio dei conti che ci ha detto che ‘una fondazione non può essere gestita in passività’. Già di partenza si sa che siamo sotto, ecco l’esigenza per i nuovi soci».

La Camera di commercio di Terni

La serietà dei nuovi soci, la fase sperimentale 2 e il brevetto

Focus su Unicusano e Aiutiamoli a Vivere, magari un terzo potenziale finanziatore per ora ‘nascosto’. «Oltre alla modifica statutaria, se sono persone serie come penso, credo che vorranno un progetto industriale ed un cronoprogramma. Chiunque esso sia, ternano o non ternano, vuole la garanzia di uno statuto che gli permetta di entrare». Poi si apre un po’: «Sapete che una delle due manifestazioni d’interesse arriva da un’università, per altro con più iscritti dell’ateneo perugino. Così mi dicono». Ma specifica: «Una battuta, non tenetene conto». Più concreto il passaggio seguente: «La fase sperimentale 2 si farà, magari non in quattro anni bensì in sei-sette. In questo momento stiamo lavorando su malattie degenerative del sistema nervoso centrale e per la Sla non si hanno terapie per ora. Qualora ci fossero risultati, il brevetto sarebbe medicina compassionevole – curiosità lanciata da Fiorelli – e non si può vendere, le cellule andrebbero donate. Avendo una Cell Factory però si può chiedere l’autorizzazione a produrre nuove linee cellulari per la vendita: la Fondazione cellule staminali tuttavia, con i pochi fondi a disposizione, preferisce fare ricerche nella direzione di una malattia che non ha nessun tipo di cura stabile come la Sclerosi laterale amiotrofica».

Angelo Vescovi

Il ruolo del Comune e il miraggio sponsor

In conclusione Sanguinetti tira le fila, anche sul ruolo del Comune in merito al contesto attuale: «La Fondazione per fare una ricerca seria e non in affanno ha bisogno tra i 600 ed i 700 mila euro l’anno, una cifra minima. Non credo che nel panorama locale ci siano dei possibili sponsor che possano supportare questo numero per un lungo periodo. MI auguro che arrivino ma non ci credo: sarebbe una grande cosa dal punto di vista etioc, ma gli effettivi finanziatori – dice onestamente – di una ricerca farmaceutica sono le Big Farm. Sapendo dall’inizio che la medicità compassionevole va ceduta in forma gratuita e non venduta, io se fossi nelle Big Farm non mi ci metterei. Loro cercano profitti e dal punto di vista economico non ci sarebbe. Il Comune può fare una campagna di sensibilizzazione perché gran parte della cittadinanza conosce in via parziale le attività portate avanti». Citati – neurochirurgia dell’ospedale, vecchio e nuovo corso – anche Sandro Carletti e Carlo Conti: «Sapete che i trapianti di cellule vengono fatti tutti a Terni? Qui abbiamo tutte le autorizzazioni necessarie da Aifa e Istituto superiore della sanità». Intanto serve spinta economica per non continuare in affanno. «Il Comune non – le parole del vicesindaco Andrea Giuli – potrà fare più di tanto, non può mettere risorse proprie nella Fondazione, ma potrà svolgere una opera di sensibilizzazione per individuare nuovi finanziatori. L’esperienza va sostenuta, è l’ennesima sfida che segue la città».

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