Terni, indagine Spada: pm chiede la proroga

Altri sei mesi – ma probabilmente servirà meno tempo – per concludere l’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco Di Girolamo

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Il procuratore capo Alberto Liguori lo aveva detto: «I tempi non saranno brevi». E infatti, puntuale, è arrivata la richiesta del pm Raffaele Iannella di proroga delle indagini preliminari – relativamente all’inchiesta Spada – per altri sei mesi, relativamente ai ‘filoni’ degli appalti per la gestione del verde, dei servizi cimiteriali, delle mense scolastiche e dei servizi turistici della Cascata delle Marmore.

INDAGINE ‘SPADA’, LA STORIA

Perimetro circoscritto Il passo, oltre che con le dichiarazioni del procuratore, fa il paio con le archiviazioni chieste dal pm su altri tre ‘fronti’ dell’indagine: i lavori di adeguamento dell’impianto antincendio del Caos, il ‘project financing’ al vaglio del Comune per una parte della pubblica illuminazione e l’affidamento da parte del Comune alla ‘controllata’ Terni Reti del servizio denominato ‘Contact center – Strade sicure. Resta pertanto in piedi quello che, sin dai sequestri dello scorso novembre, era parso il ‘cuore’ dell’inchiesta incentrata sull’affidamento di appalti, da parte del Comune di Terni, ad alcune cooperative del territorio.

TERNI, BANDO MENSE: TRE LE OFFERTE

Altro tempo a disposizione Se la richiesta verrà accolta dal gip, la procura avrà altri sei mesi di tempo per condurre gli accertamenti in merito alla vicenda che ha già portato all’arresto del sindaco Leopoldo Di Girolamo e all’applicazione della misura interdittiva nei confronti dell’assessore ai lavori pubblici Stefano Bucari, del dirigente al ramo Renato Pierdonati e del funzionario Federico Nannurelli. Fermo restando che le indagini potrebbero comunque concludersi – e probabilmente sarà così – prima dell’eventuale termine di proroga.

INDAGINE COMUNE, COMELLO AL POSTO DI PIERDONATI

Nodo-sequestri in Cassazione Fra le pieghe dell’indagine Spada, che ha portato all’arresto del sindaco Leopoldo Di Girolamo, ci sono dettagli che ‘rischiano’ di fare giurisprudenza. Come il sequestro del computer di uno degli indagati – Carlo Andreucci – che per il suo legale difensore, l’avvocato Massimo Proietti, non poteva essere effettuato in quanto l’elaboratore era utilizzato sia per fini personali che lavorativi. In questo caso, secondo il legale, si dovrebbero acquisire soltanto i dati indicati dall’autorità giudiziaria, senza rimuovere il computer. Una questione apparentemente secondaria che, dopo il ‘niet’ del Riesame, è finita all’attenzione delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione e l’udienza di merito è stata già fissata per il prossimo 20 luglio. La decisione, in un senso o nell’altro, è destinata a fare ‘scuola’.

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