Terni: l’acciaio, colossi e scommesse da fare

ThyssenKrupp-Tata Steel: non appena si parla di una qualche novità, si drizzano le antenne. Forse può anche valer la pena correre qualche rischio – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Non appena si parla di una qualche novità riguardo l’acciaio, a Terni si drizzano le antenne. E’ così, perché – come si sa – chi è rimasto scottato con l’acqua bollente ha paura anche di quella fredda.

Il numero uno del gruppo ThyssenKrupp, Heinrich Hiesinger, è stato chiaro, Ast non c’entra nel quadro dell’accordo tra ThyssenKrupp e Tata Steel. Ma c’è, a Terni, chi sta sul chi vive, o paventa solo e sempre rilessi negativi non appena qualcosa si muove.

Un accordo, che va detto chiaramente, seppur definito non è ancora stato perfezionato. Lo sarà, sicuramente, altrimenti i vertici TK non si sarebbero sbilanciati al punto di illustrarne i contenuti in una conferenza stampa che il board TK ha tenuto la mattina del 20 settembre ad Essen.

L’accordo, comunque, è al momento un “memorandum” sottoscritto da entrambe le parti (il contenuto e i vantaggi che si prospettano sono illustrati in altro articolo da Marco Torricelli), vale a dire che vanno ancora definiti i particolari. E tra questi c’è appunto che la nuova joint venture fifty-fifty (purtroppo ormai vanno usati questi termini per dire che si farà una nuova società di cui le parti avranno la metà ciascuno) verrà costituita appiccicando insieme le attività europee di ThyssenKrupp e Tata. E solo quelle. La qualcosa, nel caso del gruppo ThyssenKrupp significa Tk Eurosteel e non TK Steel Americas, per esempio. E nemmeno TK Materials Service che è appunto il comparto produttivo e finanziario, la società, in cui è inserita Ast.

Tra le varie specificazioni fornite da TK c’è proprio questa: la ThyssenKrupp Tata Steel BV, con sede ad Amsterdam, nascerà mettendo in compartecipazione la Tata Steel Regno Unito, la Tata Steel Olanda e la Tk Steel Europe, ossia il comparto del gruppo tedesco, che assomma tutte le attività nel settore siderurgico. In più, è stato specificato nella conferenza stampa, la ThyssenKrupp apporterà la TK MillServices. Che ha sede a Duisburg e che si occupa di gestione delle scorie, logistica di trasporti interni, sistemi di imballaggio, ingegneria delle piante, prodotti in legno.

Niente Ast Terni, quindi. E può stare tranquillo chi teme che le acciaierie ternane vadano a finire in un nuovo gruppo europeo che, dice Hiesinger, vuole offrire “alle attività europee nel settore dell’acciaio di ThyssenKrupp e Tata un futuro duraturo” e che vuole “affrontare le sfide strutturali dell’industria siderurgica europea, attraverso la creazione di un player forte”. Un gruppo che “avrebbe vendite pro-forma di circa 15 miliardi di euro, circa 21 milioni di tonnellate di spedizioni in acciaio ogni anno e circa 48.000 dipendenti in 34 siti”.

Per ora il “pericolo” sarebbe scampato. E Ast continuerà a sfornare acciaio inossidabile, ad avere 2.300 dipendenti, e ad avere una sola riga dedicata sul rapporto annuale della ThyssenKrupp.

Forse certe volte può anche valer la pena correre qualche rischio. Chissà?

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