Terni, l’accusa: «Basta omicidi sul lavoro»

Dura presa di posizione di Alessandro Rampiconi (Cgil) dopo la morte dell’operaio Ast: «Una volta la fabbrica avrebbe risposto in maniera diversa»

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La frase su Facebook

Lui non è uno qualsiasi e il suo, durissimo, atto di accusa non passerà inosservato. Perché a scrivere su Facebook una frase pesante come e più di quel rotolo di acciaio che ha ucciso Gianluca Menichimo all’interno dello stabilimento della ThyssenKrupp Ast di Terni, è un dirigente sindacale.

Alessandro Rampiconi

Il ‘post’ Perché lui è Alessandro Rampiconi, uno dei cinque componenti – da ottobre del 2017 – della segreteria provinciale della Cgil di Terni e quella frase, destinata a far discutere, è di una chiarezza solare: «Basta con gli omicidi sul lavoro. Una volta la fabbrica avrebbe risposto in maniera diversa, ma non è il tempo delle polemiche. Che la terra ti sia lieve Gianluca!!».

La vicenda Gianluca Menichino, un operaio ternano di 35 anni, era rimasto gravemente ferito lo scorso 10 luglio – nel reparto Lac2-Pix1 delle acciaierie di Terni, quando un rotolo di acciaio del peso di circa 20 tonnellate, che stava ‘movimentando’ con un carroponte che lui stesso manovrava con un telecomando, lo aveva schiacciato – e dopo un primo ricovero all’ospedale ‘Santa Maria’ di Terni e il successivo presso l’istituto di riabilitazione ‘Santo Stefano’ di Foligno, era stato trasferito all’ospedale di Branca (Gubbio-Gualdo Tadino). Le sue condizioni, sempre molto gravi, erano ulteriormente peggiorate negli ultimi giorni, fino al decesso avvenuto martedì mattina.

TUTTO SULLA THYSSENKRUPP AST

L’inchiesta La procura della Repubblica di Terni – pm Tullio Cicoria – aveva aperto un fascicolo sulla base dei riscontri della squadra Volante di Terni, della polizia Scientifica e della Usl Umbria 2, indagando nove persone per ‘lesioni personali colpose’. Un’ipotesi di reato che dovrà, purtroppo, essere modificata ora in ‘omicidio colposo’. Ma intanto c’è il j’accuse di Rampiconi – che chiama in causa il suo stesso sindacato – a tenere banco.

 

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