Terni, l’Ast al Mise: «Utili per 87 milioni»

Mentre il vertice romano è in corso, l’azienda diffonde i dati relativi al bilancio: «Un miliardo e 674 milioni di fatturato». A gennaio summit con i tedeschi

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La tempestività, oggi come oggi, è decisiva. E con grande tempestività – proprio mentre al Mise l’ad Burelli è impegnato nel confronto con la politica ed il sindacato – l’azienda diffonde i dati sul bilancio: «Il 2017 – rende noto – per Ast si chiude con numeri importanti, che raccontano più di ogni parola il momento positivo per l’azienda: l’utile passa dai 3 milioni dello scorso anno agli 87 dell’anno fiscale appena concluso. Un anno in cui Acciai Speciali Terni ha affrontato sfide e cambiamenti significativi, all’interno di quella che è stata una vera e propria trasformazione della fabbrica. L’utile conferma che la strategia intrapresa è quella giusta, che il riposizionamento di Ast sul mercato globale sta portando i suoi frutti e che l’azienda opera in relativa serenità in un contesto, quello siderurgico, ancora difficile».

I numeri Il fatturato, dice Ast, è stato di un miliardo e 674 milioni di fatturato. La produzione di acciaio liquido, spiega Ast, «è salita a 958 mila e 900 tonnellate (+17 mila), la produzione per vendita a 861 mila e 300 tonnellate (+19 mila) mentre lo spedito è rimasto praticamente stabile a 848 mila e 800 tonnellate (-3 mila). Gli investimenti sono aumentati a 58,2 milioni di euro, con un incremento di 13,8 milioni di euro rispetto all’esercizio precedente».

Il «miglioramento continuo» Secondo Ast «il mezzo per affrontare queste sfide è stato e continuerà ad essere l’applicazione della Lean Transformation, una filosofia di vita e di lavoro sperimentata per la prima volta all’interno di un sito siderurgico. A settembre 2016 cominciava il viaggio di Ast verso il miglioramento continuo, un percorso nato dalla necessità di cambiare pelle per raggiungere nuovi obiettivi, all’interno di un mercato sempre più competitivo, puntando a qualità e innovazione. Da allora sono aumentati i controlli e migliorati i processi di acquisto, privilegiando la puntualità delle consegne e la diminuzione dei reclami. Sono state ottimizzate procedure e processi produttivi, applicando la logica del miglioramento continuo, con strumenti aziendali innovativi per la siderurgia. Il miglioramento continuo include l’evoluzione del rapporto tra attività produttiva e ambiente»

Contrasto alla corruzione Quella che l’azienda definisce «una tappa fondamentale lungo il percorso di rinnovamento è stata la scelta di contrastare in maniera forte e determinata la corruzione in tutte le sue forme, coltivando onestà, coerenza e lealtà, come valori fondamentali per l’Acciaieria e per tutto il territorio. Un impegno concreto, che ha avuto il suo riconoscimento con l’adesione di Acciai Speciali Terni a Transparency International e l’invito rivolto all’Azienda dal Ministero degli Affari Esteri, per condividere la propria esperienza in occasione del Business Integrity Day, organizzato lo scorso 12 dicembre nella sede OCSE di Parigi, di fronte ai delegati di tutto il mondo».

Il vertice A Roma, invece, Burelli è stato categorico: «Non ci sono manifestazioni di interesse per il possibile acquisto di Ast», ha detto. Per poi spiegare che, «se anche ci fossero, non potrei dirlo, in quanto l’azienda è quotata in borsa». Il che somiglia al gatto che si morde la coda. Per dire.

Politica aggressiva Quello che è emerso al Mise, però, è un altro aspetto importante: Regione dell’Umbria (c’era il vice presidente Fabio Paparelli) e Comune (presente il sindaco Leopoldo Di Girolamo) sembrano molto più determinate che in passato nel chiedere all’Ast il pieno rispetto degli impegni sotto il profilo ambientale, a partire dal progetto per il recupero delle scorie del quale non si è ancora in possesso di troppi dettagli. Nei giorni scorsi, infatti, Ast aveva reso noto che «siamo ormai alla stretta finale e tra qualche settimana saremo in grado di rendere noto il nome dell’azienda – sono due, come noto, le concorrenti: TAPOJÄRVI Oy (Finlandia) ed HARSCO Metals & Minerals France (Francia) – alla quale sarà affidato il compito di presentare il progetto definitivo e dargli poi attuazione». Solo che, poi, quando sarà stato scelto l’operatore che dovrà occuparsi della questione, «ci vorranno almeno 18 mesi per mettere in marcia gli impianti». Senza dimenticare, ha detto ancora Camiglieri, «che sarà necessario verificare attentamente l’evoluzione delle normative, perché altrimenti si rischia di produrre cose, partendo dalle scorie, che magari al momento in cui saranno disponibili, potrebbero non essere più considerate utilizzabili».

‘Rosso’ nel quinquennio Dal 2013 ad oggi, però, l’Ast è ancora in fase di recupero: a causa perdite pregresse, infatti, il passivo complessivo resta di 263 milioni di euro. L’azienda, però, ha sciorinato numeri relativi a periodo che si è concluso a settembre – 59% di reclami, -14% di mancate consegne e -24% di giacenze, sia di materie prime che di prodotti lavorati – a settembre 2017.
Investimenti su, organici giù Nello stesso periodo è stato di 181 milioni il volume degli investimenti, mentre quelli già autorizzati di circa 152 milioni, oltre 10 dei quali su sicurezza e ambiente. Gli addetti sono invece scesi da 2.660 a 2.375. Ai quali vanno aggiunti gli interinali, circa un centinaio.

Le previsioni Per il 2017-18 si conta di produrre un milione e 89 mila tonnellate di acciaio fuso, con 790 mila tonnellate di ‘freddo’.

La Fim Cisl  Secondo il sindacato «rispetto allo scenario che portò alla firma dell’accordo nel 2014, il contesto è cambiato in positivo. Il management aziendale ha annunciato di aver chiuso l’esercizio 2016-17 con un utile pari a 87 milioni di euro e un fatturato in aumento. Questi dati positivi rafforzano la necessità di aprire un confronto con la direzione aziendale per la definizione della Piattaforma integrativa, in modo da premiare quei lavoratori, quadri impiegati e operai, che hanno sostenuto i sacrifici per raggiugere i sopracitati risultati». Rispetto alla vendita e allo scenario globale della siderurgia, Nicola Alberta e Simone Liti, rispettivamente segretario nazionale Fim Cisl e segretario regionale Fim Umbria, dicono che «si debbono creare le condizioni per trasformare Ast Terni in un sito di Interesse Strategico Nazionale. Per ottenere ciò serve un confronto serrato con i vertici di ThyssenKrupp, le istituzioni e il governo per valorizzare il sito nella sua integrità sia in termini di funzioni che occupazionali. Il Ministero si è assunto l’impegno di riconvocare le parti entro il mese di gennaio prossimo alla presenza dei vertici della multinazionale».

La Regione Il vice presidente della Regione Umbria, Fabio Paparelli, ha ricordato che «già il 21 settembre, dopo l’annuncio della fusione fra ThyssenKrupp e Tata Steel, che lasciava fuori la fabbrica di Terni, le istituzioni avevano sollecitato la convocazione di incontri urgenti al ministero affinché il Ceo tedesco facesse definitivamente chiarezza sugli obiettivi e sulle scelte strategiche della multinazionale anche in riferimento alla controllata italiana. Una richiesta di chiarezza ripetuta il 23 novembre a seguito delle dichiarazioni del Ceo di ThyssenKrupp, Heinrich Hiesinger, sulla volontà attuale di procedere alla vendita di Ast. Ciò – ha sottolineato Paparelli – in considerazione della strategicità del sito umbro per lo sviluppo e la tenuta dell’industria e della manifattura nazionale e regionale».

L’Usb Secondo il sindacato autonomo «è emerso un quadro a tinte fosche che lascia ancora sul campo molti dubbi riguardo il futuro del sito siderurgico ternano. A Roma presso il Mise si sono succeduti interventi prettamente formali e di circostanza, in cui non è assolutamente emerso il potenziale rischio che questa fabbrica corre. Non possiamo non criticare aspramente le dichiarazioni riportate dall’amministratore delegato riguardo l’impossibilità da parte di ThyssenKrupp di non svelare notizie inerenti al percorso di vendita, adducendo addirittura scuse quali la presenza, nel nostro Paese, del reato di aggiotaggio ed insider trading. Queste sono semplici pretesti che mettono a nudo però la natura verticista della multinazionale. Come Unione Sindacale di Base ci aspettiamo un comportamento conseguente alle dichiarazioni espresse dai rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali ed attendiamo quindi un’azione che vada nella direzione di riconoscimento del sito ternano quale azienda strategica nazionale, come già avvenuto con l’Ilva di Taranto. Come RAB-USB, chiederemo immediatamente la convocazione di una RSU e, successivamente, un ciclo di assemblee per discutere con i lavoratori».

La Uilm I risultati economici e produttivi, secondo la Uilm nazionale e quella locale, «confermano “complessivamente” il buon esito del piano di ristrutturazione del 3 dicembre 2014, realizzato con impegno e sacrifici dei lavoratori ternani, e riaffermano le potenzialità di AST Terni nell’ambito del settore siderurgico nazionale e internazionale». La Uilm valuta, invece, «insoddisfacente l’incontro odierno per quanto concerne le risposte sulle prospettive industriali a seguito dell’annunciata volontà del management di ThyssenKrupp di voler cedere il sito ternano. Sarebbe stata necessaria la presenza dei rappresentanti della multinazionale tedesca all’incontro odierno per avere le adeguate garanzie sul processo di cessione per assicurare continuità produttiva e occupazionale di Ast Terni. Abbiamo ribadito al governo la necessità di riconfermare la strategicità del sito ternano per la produzione di acciaio inox per il nostro sistema manifatturiero con la definizione di “sito di interesse strategico nazionale”».

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