Terni, Leonardo Latini: «Città torni normale»

Il candidato sindaco della Lega – in attesa che gli alleati battano un colpo («ma siamo a buon punto») – parla di sé e dei programmi

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di F.T.

Ternano, 44 anni da compiere, laureato in giurisprudenza, avvocato – cassazionista – civilista, sposato dal 2013 con Valeria e padre di un bimbo di sei mesi. Leonardo Latini, con la ‘benedizione’ di Matteo Salvini, è il candidato sindaco della Lega a Terni, in attesa di diventarlo di tutta la coalizione di centrodestra, liste civiche d’area comprese.

VIDEO INTERVISTA A LEONARDO LATINI

Il concetto più ricorrente su di lei è «brava persona, onesta ed equilibrata ma con poco ‘appeal’, poco ‘mediatica’ per una campagna elettorale». Che ne pensa?

«Per 18 anni mi sono dedicato alla professione a tempo pieno e non ho sicuramente l’appeal del politico di mestiere. Certamente fare l’avvocato mi ha aiutato nella retorica e credo di poter sostenere le mie idee nel modo migliore. Di sicuro Terni non necessita di ‘maschere’ ma di gente che sa fare, e che fa. In questo senso sono una persona normale e credo che Terni abbia proprio bisogno di normalità».

Quindi si sente pronto a girare per i quartieri, ad incontrare i cittadini?

«Assolutamente. Non vedo l’ora di ascoltare idee e proposte per costruire un programma che sappia rispondere ai bisogni quotidiani delle persone».

Nel suo passato politico c’è il Fronte della Gioventù, ma anche un incarico come quello di coordinatore provinciale di Futuro e Libertà. Insomma c’è la destra sociale. Ciò, unito alla sua solida fede cattolica, non ritiene possa rappresentare un ostacolo nel contesto di una città tradizionalmente laica e, se così si può dire, di ‘sinistra’?

«No. Al di là della mia provenienza, ho fatto un percorso che mi ha portato a superare quei vecchi schemi novecenteschi. Sono disponibile ad ascoltare le istanze che provengono da tutti i settori della mia città. Gli schemi politici attuali sono ben diversi da quelli di venti o trent’anni fa e credo che i valori che incarno, possano essere condivisi a prescindere dalle appartenenze».

La coalizione di centrodestra a Terni, con Forza Italia – più che Fratelli d’Italia – ‘scottata’ dal metodo di scelta del candidato da parte della Lega, stenta a decollare. Vuole lasciare un messaggio ai suoi ancora potenziali alleati?

«Con Forza Italia non c’è nessun problema. Solo alcuni piccoli aggiustamenti da fare a livello nazionale. Ma ci tengo a dire che il progetto è comune ed è finalizzato a dare a Terni una nuova amministrazione di centrodestra. All’interno dello schieramento c’è una totale unità di vedute e non appena ci saranno le condizioni, non parlo a livello locale dove si respira la massima armonia, partiremo tutti insieme con la coalizione. Chiaro, il mio auspicio è che ciò possa avvenire in tempi brevi perché c’è una campagna impegnativa da affrontare».

Quali sono i tre punti programmatici su cui intende insistere da qui al voto, e – magari per lei – anche dopo?

«Senza dubbio la sicurezza, il decoro e lo sviluppo. È sotto gli occhi di tutti come Terni viva una condizione di insicurezza diffusa che non si limita alla sola percezione, ma è rappresentata da una serie di episodi quotidiani. Il sindaco può e deve creare quelle condizioni, agendo insieme alle forze di polizia ed alla prefettura che già svolgono un lavoro egregio, per restituire un po’ di serenità ai suoi cittadini. In termini pratici, migliorare l’illuminazione di alcuni spazi, implementare la video sorveglianza eliminando certe inefficienze, evitare che si creino ‘zone franche’ dove spaccio e degrado la fanno da padroni. Qualcosa può essere fatto anche sul fronte dell’immigrazione».

Sì l’immigrazione, uno dei temi che più stanno a cuore al suo leader Matteo Salvini, ma che vede in città numerose associazioni – di ispirazione religiosa o meno – impegnate nell’assistenza a chi giunge in Italia, in accordo e con il coordinamento di prefettura e ministero dell’Interno. Non rietene siano dinamiche su cui un sindaco poco può fare?

«Noi possiamo creare le condizioni perché il fenomeno non degeneri. Fra le associazioni, è encomiabile chi svolge il proprio lavoro senza fini speculativi, assistendo coloro che fuggono davvero da guerre, persecuzioni e più in generale dalla disperazione. Ma si devono comunque evitare concentrazioni di cittadini immigrati, soprattutto in zone dove la pressione antropica e sociale è già elevata e in territori che, per via delle proprie condizioni economiche, stanno già facendo più di quanto possano. Terni è uno di questi».

E sul decoro urbano?

«Il degrado a Terni abbraccia verde pubblico, strade, edifici, le tante – troppe – incompiute. Il mio impegno è di realizzare quanto prima le opere fondamentali, senza dimenticare quelle caratterizzate da un forte valore simbolico per la nostra comunità. Voglio ripristinare la normalità di una città che possa finalmente avere il suo teatro, una piazza dove ritrovarsi. Che Terni non le abbia più, di fatto, è tutto fuorchè normale».

Però servono soldi. Viste le condizioni dell’ente, con l’organo straordinario di liquidazione che accompagnerà il primo periodo di lavoro del prossimo sindaco, non pensa di scrivere il solito ‘libro dei sogni’?

«Le risorse saranno pure scarse, ma se l’obiettivo è quello di procedere ad una riorganizzazione che preveda anche il taglio di sprechi conclamati, credo che si possa tornare ad avere a disposizione quei capitali necessari per restituire dignità a Terni. Fondamentali saranno i bandi locali ed europei che sapremo intercettare, così come il lavoro di ricognizione che ci attende e che sarà finalmente volto a restituire chiarezza».

Prima accennava anche allo sviluppo economico, mai così decisivo per il fututo di questa comunità.

«Mi impegnerò perché la nostra città torni a liberare quelle energie positive che troppo spesso incontrano un ostacolo nelle pastoie della burocrazia. Mi riferisco anche nella capacità di fare impresa che c’è ma spesso deve sottotare a logiche tutt’altro che accettabili. Rendere Terni attraente dal punto di vista degli investimenti vuol dire credere anche nel turismo: sportivo, enogastronomico, culturale, musicale e religioso. Parola d’ordine è ‘fare sistema’, con le associazioni di categoria, gli albergatori, i territori circostanti. Guardare alla Valnerina ternana ed alle sue enormi potenzialità. Lo sport ‘outdoor’, ad esempio, ha qui da noi alcune location straordinarie che, se messe a sistema fra loro e con le altre presenti sul territorio, possono rappresentare grandi opportunità. Terni può avere finalmente un ruolo chiave nell’Italia centrale e molto dovrà essere fatto anche per lo sviluppo del brand ‘San Valentino’ che dovrà essere un volàno di sviluppo attraverso eventi di carattere nazionale e internazionale e lo stesso turismo religioso. Vorrei poi spendere due parole sulla musica, su quell’eccellenza che è il ‘Briccialdi’ e sulla tradizione musicale di Terni che è di assoluto livello: recuperiamola e diamole nuovo slancio».

‘Terni contro Perugia’, ‘Perugia contro Terni’: al di là dei derby calcistici, come pensa di porsi nel contesto politico regionale, a fronte di una città che – volente o nolente – si sente spesso penalizzata?

«Dobbiamo recuperare un ruolo essenziale nel contesto regionale. Il confronto non è fra le province, ma fra le città. Terni non è molto più piccola di Perugia ed ha un pil superiore. Le principali industrie sono a Terni e devono poter usufruire delle migliori condizioni possibili, anche in termini di logistica e trasporti, per svilupparsi. Negli ultimi anni è passato il concetto che la regione è forte quando il suo capoluogo è forte. Non è così. La forza sta nell’equa distribuzione delle risorse su tutto il territorio. Tornando ai trasporti, credo che alcuni investimenti siano doverosi su Terni, non solo a vantaggio dei nostri pendolari, ma anche del turismo in un’ottica di ‘sistema’ e di coloro che oggi vivono nella capitale, ma che possono trovare condizioni di vivibilità ed economiche più favorevoli trasferendosi nella nostra città e potendo contare su tempi di trasferimento accettabili. Ma quando parlo di riequilibrio, trovo corretto che si ragioni anche sul fatto che Terni possa accogliere anche direzioni ed uffici dell’ente Regione, a differenza di oggi».

Trovo alcune assonanze fra la sua bozza di programma e i concetti già espressi dal Movimento 5 Stelle durante la presentazione del candidato sindaco De Luca. È un caso?

«Il nostro però è un approccio pragmatico alle varie situazioni, con una particolare attenzione allo sviluppo. L’efficienza locale è un nostro ‘marchio di fabbrica’: dove il centrodestra amministra, lo fa bene, con capacità, idee e senso di responsabilità».

Se dovesse essere eletto sindaco, che rapporto intende instaurare con i cittadini e con la ‘macchina comunale’?

«Il sindaco deve tornare ad essere il punto di riferimento della comunità. Per questo intendo ripristinare quella fiducia in questi anni, con un palazzo troppo spesso chiuso in sé stesso e diventato completamente impermeabile alle istanze della popolazione. La macchina comunale, parliamo degli uffici, delle direzioni, dell’amministrazione nel suo insieme, ha potenzialità importanti. Perchè le esprima, serve che le persone vengano messe nelle condizioni di lavorare nel miglior modo possibile. Credo in un patto fra sindaco, dipendenti comunali e cittadini perché ciascuno metta a disposizione le sue idee e le energie per migliorare l’efficienza del Comune. Sentirsi parte di un progetto è la chiave di volta. E lavorerò perché questo progetto ci sia e sia chiaro a tutti».

Immagino che lei conosca bene i suoi pregi così come i suoi difetti. Cosa pensa di mettere di ‘suo’ in un’esperienza qual è quella di guidare una città?

«Competenza, onestà e capacità di mediazione e di ascolto. Sì, anche farsi valere sui ‘tavoli’ decisivi e in questo senso sono uno che non molla mai l’osso, nonostante la mia natura sia mite. Finchè l’obiettivo non è centrato, non arretro di un passo. Che squadra sarà la mia? Voglio attingere alle competenze migliori di questo territorio per ogni singolo settore. Il voto sì ha un suo peso e va rispettato, ma voglio i migliori».

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