Terni, nodo ex Milizia: «Solo predisposizioni»

Richiesta di chiarimenti in commissione. Sanguinetti: «Fu fatta un’unica modifca per lo stabulario, non c’è null’altro. E capimmo subì che non ci poteva andare Cell Factory»

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Parli di Fondazione cellule staminali e nel discorso generale ci entra l’annosa questione della palazzina ex Milizia di proprietà dell’Ater, oggetto di contenzioso da anni e sul quale nel 2015 ha piazzato la lente d’ingrandimento la procura della Corte dei conti. Se ne è parlato lunedì mattina a palazzo Spada in occasione del passaggio in II° commissione consiliare del presidente del CdA Alessandro Sanguinetti, sollecitato sul tema dai consiglieri Michele Rossi e Doriana Musacchi: già partita la richiesta di audizione del numero uno umbro dell’Azienda erritorialeper l’edilizia residenziale. Tema intricato: «L’unica modifica effettuata è stata per lo stabulario. Il resto? Non c’è nient’altro a livello strumentale, solo predisposizioni».

EX MILIZIA, ASSOLUZIONE PER CINQUE

La timeline e Agarini

Un appuntamento in aula consiliare che ha consentito di far luce su diversi aspetti. Lo stesso Sanguinetti ci ha tenuto a far capire che, a ben guardare, la Fondazione cellule staminali non c’entra granché: «Vi invito – ha risposto a chi chiedeva delucidazioni – ad andare a vedere la storia della palazzina ex Milizia. La sua ristrutturazione è iniziata molto prima che arrivasse Luigi Agarini a Terni: era il 1996 e lui ancora non c’era, poi nel 1999 si è fatto tirare dentro, giustamente. Si era ipotizzato un Institute of brain research perché quello stabile non serviva più per il motivo per il quale era stato ristrutturato». Sappiamo come si è sviluppato l’iter.

DANNI PER 7 MILIONI

L’ex Milizia

Le modifiche e il vuoto: «Solo predisposizioni»

Struttura off-limits al momento:« Fu fatta un’opportuna modifica e al piano seminterrato per lo stabulario. Ma è l’unica, perché per gli altri strumentali non c’è assolutamente nulla, ma solo delle predisposizioni. Tra l’altro quell’istituto era stato pensato e progettato su tre piani: il primo è tutto in cemento armato ‘grezzo’ con impossibilità di accesso. Praticabile dunque solo il pian terreno e lo stabulario. La Fondazione cellule staminali capì subito che non era possibile impiantarci una Cell Factory, sarebbe stato un bagno di sangue».

Il nodo generale e la Corte dei conti

La scelta fu diversa: «Dal 2006 al 2010 la costituzione – ha aggiunto Sanguinetti – della Cell Factory è stata presentata in progetto per la semiala del 3° piano dell’ospedale. Tutta la vicenda è stata un po’ dimenticata se non ci avesse pensato la procura della Corte dei conti a chiedere spiegazioni: non a noi, ma all’azienda ospedaliera e al Comune perché quest’ultimo si fece garante per l’ospedale. Fu quest’ultimo infatti a stipulare un contratto d’affitto con l’Ater, l’attuale proprietario dell’immobile». Tutto ciò per ribadire che la‘sua’ fondazione è fuori dalla questione.

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