Terni, Martina prova a scuotere il Pd: servirà?

Il segretario reggente alla direzione regionale Pd: «Basta dire che siamo anti populisti. Chi ha subito torti guardi avanti. E il partito si apra alla gente»

Condividi questo articolo su

Un merito la visita del segretario reggente Maurizio Martina, in occasione della direzione regionale del Pd umbro che si è tenuta lunedì pomeriggio a Terni, lo ha avuto. Visto che seduti nella stessa sala – qualcuno è ‘durato’ di più e qualcuno meno ma sono dettagli – c’erano tutti coloro che, politicamente e talvolta pure personalmente, dentro il partito ternano non si parlano da un pezzo. Dai primafilisti Sandro Corsi e Stefano Bucari, al ‘regionalista’ Fabio Paparelli accanto alla Marini e ai colleghi ed ex di giunta, ai più defilati Gianluca Rossi – terza fila – a chi, come Eros Brega, ha fatto una ‘comparsata’ a fondo sala. Ma c’era.

MARTINA (PD) SU AST ED ELEZIONI AMMINISTRATIVE – VIDEO

In realtà Martina ha avuto anche altri meriti, in primis quello di aver sferzato la platea con concetti chiari, talvolta interpretabili – ed interpretati – a seconda dell’uditore-pensiero, uniti ad altri altrettanto chiari e diretti ma meno ‘adattabili’ alle singole correnti di pensiero. In ogni caso una ‘scossa’ che male non avrà fatto a chi ha avuto la pazienza di ascoltarsi gli interventi che hanno preceduto quello del segretario ad interim, in diversi casi interessanti e che danno l’idea di un partito profondamente scosso ma vivo. Che sia stata anche una spinta – insieme al tempo che stringe e spinge da sé – per riannodare certi fili, è presto per dirlo. L’aria è sempre grigia nel ternano. Ma insomma, non è che esistano tante alternative.

Unità Ad invocare unità – a parole, con le minoranze che chiedono fatti – è stata la segretaria comunale Sara Giovannelli, anche sulla base di un comunicato stampa mono-testata che avrebbe siglato con il ‘provinciale’ a guida Paolo Silveri. Quest’ultimo – parentesi – sembra un tipo paziente visto che periodicamente si trova a fare i conti con qualche sgarbo più o meno grande. La stessa segretaria, fautrice del ‘percorso condiviso’, ha tenuto comunque a ribadire che certe decisioni possono pure prendersi a maggioranza. Tanto per sottolineare chi ha il pallino in mano.

Ficcante Francesco De Rebotti che ha rimarcato il suo pensiero, già noto ai più e non proprio tenero con le ultime stagioni del Pd a guida Renzi: «La disfatta del 4 marzo – ha detto – è stata il ‘secondo tempo’ del referendum 2016, dopo il quale Renzi avrebbe fatto bene a ‘fermarsi un giro’, invece no. Ora si deve ricostruire il Pd, partendo dalle radici ma reinterpretando l’attualità. Si torni ad essere la casa comune del centro sinistra, fatta di valori come ambiente, lavoro, solidarietà».

Chiara anche la Marini che, come già fatto in passato e in vista delle prossime scadenze elettorali, è tornata nuovamente ad invocare un partito ‘aperto’: «Non possiamo più giocare la partita da egemoni, soprattutto nelle città più grandi (Terni e Spoleto, ndR). Giusto incontrare quelle realtà, quelle parti di comunità che si sono organizzate per avanzare la propria proposta nella competizione elettorale. Importante è che non si arrivi alle amministrative in uno stato di ‘dibattito permanente’ (il riferimento in questo caso è anche e sopratutto al ‘nazionale’, ndR)». Non è difficile immaginare come Paparelli sia sulla stessa linea, quella di un’apertura al mondo civico – magari pure di una candidatura – in vista del voto di giugno.

Sandro Corradi

Maurizio Martina la ‘palla’ l’ha raccolta e ha spiegato che «anche in Umbria, terra storicamente di buongoverno, dobbiamo avere l’onestà di riconoscere che non siamo più autosufficienti. Riconoscere il cambio di fase in atto, guidandolo e non subendolo, e realizzare un impegno unitario.  Basta discutere fra i soliti – ha aggiunto – bisogna cercare nuove energie e rispondere ai nuovi bisogni. In questo contesto (ha aggiunto facendo riferimento all’intervento di Daniela Pimponi, piuttosto apprezzato, ndR) è giusto che il partito chieda una mano, un aiuto, purché ciò significhi aprire porte e finestre e aprire un nuovo rapporto con la vita reale».

Paolo Silveri

«Basta dire che non siamo ‘populisti’» Fra i passaggi più interessanti di Martina: «Dire che siamo alternativi ai populisti non significa nulla. Fra noi possiamo dircelo mille volti e compiacerci. Ma non è il tema centrale e fuori da qui rischia solo di penalizzarci, di qualificarci come ‘establishment’. Invece dobbiamo riprendere il filo del rapporto con le persone. Chi ci osserva dall’esterno, ragiona e comprende se i nostri prossimi passi saranno dettati dalla sincerità o meri tatticismi. Poi – un passaggio non casuale se ricollegato alla realtà umbra e ternana – se sei in una comunità come questa, anche se hai subito dei torti, devi riconsocere che c’è un bene superiore. Per reagire ad una sconfitta deve esserci la voglia di farlo. Non è un dovere, ma deve esserci passione, voglia, gusto. Altrimenti è tutto inutile».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli