Terni, maxi sequestro a società di vigilanza

Operazione ‘Bodyguard’ della Finanza. Riscontrata evasione Iva di un milione di euro. Sigilli a conti, immobili e autovetture

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Una società di vigilanza privata di Terni, gestita da un cittadino ternano, che avrebbe sottratto all’erario circa un milione di euro, omettendo di versare l’Iva. Questo l’esito dell’indagine, coordinata dal procuratore Alberto Liguori, messa a segno dai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Terni, coordinato dal tenente colonnello Fabrizio Marchetti.

Giua, Liguori, Marchetti

Denuncia Secondo quanto accertato dalle Fiamme Gialle, la società ternana, rispettava con puntualità gli obblighi contabili, salvo ‘dimenticare’ di versare l’imposta dovuta ai fini Iva. Il responsabile è stato denunciato a piede libero per ‘omesso versamento dell’Iva dovuta’.

Appartamenti, auto e conti correnti Contestualmente il gip di Terni, su richiesta della procura, ha disposto il sequestro preventivo di beni finalizzato alla confisca ‘per equivalente’ per un importo di 1.004.767 euro, con l’obiettivo di assicurare il reale recupero dell’imposta evasa. I ‘sigilli’ hanno riguardato numerosi conti correnti bancari della società e del soggetto denunciato, sei autovetture (compresi mezzi di servizio), un motociclo e due appartamenti – con relative pertinenze – localizzati a Terni.

Il sequestro «Lo strumento del sequestro ‘per equivalente’ – spiegano dal comando provinciale di via Bramante – consente di aggredire i beni di cui il contribuente abbia la disponibilità, diretta o mediata, per un valore corrispondente all’imposta evasa, nei casi in cui non si possa procedere alla confisca dei beni che costituiscono il diretto profitto del reato tributario. Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, attualmente previsto per tutti i reati tributari è un provvedimento di natura prettamente sanzionatoria, adottato dall’autorità giudiziaria in ragione della commissione di un reato, che non pregiudica l’attività amministrativa di recupero del tributo evaso e di irrogazione delle connesse sanzioni».

La difesa Così l’avvocato Gianluca Bassetti che difende la società di vigilanza e l’imprenditore colpito dal sequestro: «Rispetto al quadro disegnato – afferma – possiamo affermare con certezza che non c’è stata alcuna volontà di eludere l’Iva. Piuttosto, esiste un ben definito piano di versamento concordato con l’Agenzia delle Entrate, con tanto di interessi e sanzioni, che la società ha sin qui pienamente rispettato. Il sequestro, in quanto tale, non solo crea difficoltà all’impresa, già colpita dalla crisi, ma anche allo stesso Erario visto che allo stato non c’è la possibilità di versare quanto stabilito attraverso il piano. Un danno insito nella stessa normativa e che rientra fra gli argomenti che sosterremo nei prossimi giorni di fronte ai giudici della Cassazione per ottenere la revoca della misura».

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