Terni, morto in casa: «Un vero scandalo»

Dopo le proteste la porta della casa di via Brodolini è stata chiusa con del nastro adesivo, ma le finestre restano aperte: il cattivo odore e le mosche dominano

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Adesso si sentono presi in giro sul serio. Le persone che vivevano negli appartamenti vicini a quello del 58enne ternano trovato senza vita lo scorso 18 maggio in un appartamento popolare di via Brodolini e che avevano denunciato la mancata effettuazione della sanificazione dell’abitazione.

Il ritrovamento

Il problema I residenti dello stabile, costretti a fare i conti con l’odore persistente e la presenza di insetti, si sono rivolti agli organi competenti, senza riuscire – almeno per ora – a risolvere il problema. Hanno contattato nell’ordine l’amministratore dei servizi dell’edificio – non un condominio, in quanto ‘popolare’ ed autogestito -, così come l’Ater e la Usl Umbria 2. E la competenza dell’intervento sembra spetti proprio all’Azienda per l’edilizia residenziale dell’Umbria.

La finestra aperta

Manca l’ok Dall’Ater fanno sapere di aver contatto la questura di Terni, «in quanto c’è un’indagine in corso e l’accesso, il giorno del ritrovamento, è stato fatto anche dalla polizia scientifica. Purtroppo senza qualcuno che ci autorizza a procedere, l’intervento di sanificazione, per il quale è stato già chiesto un preventivo, non può essere attuato. A maggior ragione considerando il fatto che il deceduto non aveva familiari». La richiesta è stata inoltrata via Pec alla questura ma, ad oggi, l’autorizzazione non c’è. «Speriamo che il problema, che è igienico e sanitario ma anche legato al rispetto che si deve verso questa persona defunta, non finisca nelle solite pastoie della burocrazia», è l’auspicio di uno dei residenti.

La porta ‘sigillata’

«Ci prendono in giro» Venerdì – certamente si è trattato di una coincidenza e l’articolo pubblicato da umbriaOn non c’entra nulla – c’è stato un fatto nuovo: «Sono venute delle persone – raccontano gli abitanti della zona – hanno ‘nastrato’ il portoncino di ingresso della casa di quel poveretto e se ne sono andate. Lasciando tutto com’era e, soprattutto, una delle finestre dell’appartamento aperta e l’altra, che ha il vetro rotto, pure».

Il vetro spaccato

Nessun intervento all’interno La rabbia, a questo punto, non può che aumentare: «Se credono di prenderci per i fondelli – è la protesta – si sbagliano di grosso. Mica crederanno, questi, che una striscia di nastro adesivo ci faccia stare buoni e tranquilli, anzi». Già, perché l’intervento è sembrato «una vera presa in giro. Una cosa scandalosa. Noi vogliamo che la casa di quel poverino venga bonificata, lo ribadiamo, anche per rispetto nei suoi confronti, oltre che per garantire il nostro diritto ad una vita normale e non smetteremo di protestare nei confronti di tutte le autorità competenti».

 

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