Terni, ordinanza alcol: «Diverse criticità»

Confcommercio e Fipe hanno presentato a Di Girolamo osservazioni e proposte: «Serve un altro provvedimento per regolamentare le modalità di consumo in luoghi pubblici»

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Un’ordinanza di difficile applicazione e con diverse criticità, che andrebbe affiancata da altri provvedimenti per regolamentare le modalità di consumo di alcol in luoghi pubblici, facendo soprattutto ricorso agli strumenti della pianificazione urbanistica a disposizione dell’amministrazione comunale definendo il tema delle ‘aree sature’, a tutela degli interessi degli operatori e dell’intera comunità cittadina. Confcommercio e Fipe Terni, nuova presa di posizione sull’avviso’ pre ordinanza di palazzo Spada in merito al dievito di vendita per asporto di bevande alcoliche dalle 22 alle 24 nelle serate di venerdì e sabato.

Via Lanzi

CONFARTIGIANATO ATTACCA SULL’AVVISO’ DI ORDINANZA

Collaborazione sulla ‘movida’ Stefano Lupi, presidente di Confcommercio Terni, tende la mano pur sottolineando che così non può andare: «Confermiamo la nostra disponibilità a collaborare con il tavolo tecnico integrato e con tutti i soggetti interessati, nell’intento di contribuire alla definizione di misure che favoriscano una tranquilla socializzazione nelle zone del centro, valorizzando i molti aspetti positivi della ‘movida’ cittadina. Tale funzione consultiva e partecipativa rappresenta del resto il fattore distintivo della nostra associazione di rappresentanza. Nel merito dei contenuti del provvedimento, pur avendo ben compreso che le limitazioni riguardano esclusivamente la vendita per asporto di bevande alcoliche, ci preme evidenziare le possibili difficoltà nell’applicazione dell’ordinanza».

Stefano Lupi (foto Mirimao)

L’AVVISO DI PALAZZO SPADA

Le criticità e la sensibilizzazione Confcommercio Terni mette in evidenza che «il principale fattore di criticità  è costituito dal confine tra la somministrazione di bevande alcoliche nelle aree di pertinenza autorizzate, ed il consumo autonomo dei privati cittadini nelle zone limitrofe ai locali di pubblico esercizio. Se è legittimo limitare la vendita di bevande alcoliche e richiamare gli esercenti a comportamenti responsabili per evitare i rischi connessi all’abuso di alcolici, è necessario anche sensibilizzare l’intera comunità cittadina, poiché, come già evidenziato da alcuni operatori, è molto importante portare l’attenzione anche sulle modalità di consumo delle bevande alcoliche da parte dei cittadini».

ALLARME MOVIDA

La proposta Soluzione? Confcommercio propone di «affiancare all’ordinanza in esame un altro provvedimento finalizzato a regolamentare le modalità di consumo di alcol in luoghi pubblici, diversi da quelli deputati alla somministrazione di cibi e bevande. Nel concreto si tratterebbe di vietare, in particolari fasce orarie e al di fuori delle aree destinate alla somministrazione, l’uso del vetro per la vendita e il consumo di alcolici, consentendo invece di utilizzare i soli bicchieri di plastica. Ulteriore criticità è l’individuazione di un perimetro fisico per l’applicazione di limitazioni alla vendita ed, auspicabilmente, anche al consumo di bevande alcoliche. Per rendere efficace l’intervento, il provvedimento dovrebbe essere esteso a tutto il territorio urbano, per evitare spostamenti funzionali ad aggirare il divieto».

Il sindaco Leopoldo Di Girolamo

Regole e operatori Il rappresentante Fipe Confcommercio Mirko Zitto invece spiega che «i nostri pubblici esercizi sono disponibili a realizzare una campagna di comunicazione sul consumo consapevole delle bevande alcoliche, sull’importanza del rispetto delle regole introdotte con l’ordinanza e sulle finalità delle stesse, da promuovere in modo coordinato all’interno dei locali. In rappresentanza e a tutela degli interessi degli operatori, ma anche dell’intera comunità cittadina, pensiamo che sia però ormai irrinunciabile affrontare la problematica in modo strutturale, facendo ricorso agli strumenti della pianificazione urbanistica a disposizione dell’amministrazione comunale. L’amministrazione comunale, per ragioni di interesse generale e di pubblica utilità, infatti, può e deve fare ricorso alla definizione di ‘aree sature’, reintroducendo eventuali specifiche limitazioni nella concessione di nuove autorizzazioni, in attuazione di quanto previsto dalla vigente normativa regionale in materia di attività commerciali e di pubblico esercizio e nel pieno rispetto dei principi ispiratori della cosiddetta ‘Direttiva Bolkstein’ inerente la liberalizzazione delle attività di servizio».

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