Terni: «Papigno rompe il patto di solidarietà»

L’associazione ‘PapignoPesche’ denuncia una siccità che giudica non naturale: «Da oltre un anno non sentiamo più lo scrosciare dell’acqua fluviale»

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Del direttivo dell’associazione ‘PapignoPesche’

Se c’è da fare episodici maquillage (per altro e per fortuna sollecitati da encomiabili Associazioni Nazionali), Papigno è definito pomposamente “La porta della Valnerina”, e il Comune si affretta a ripulire e sanificare quello che da sempre è abbandonato a se stesso o alla buona volontà di pochi cittadini.

Hanno dato persino il nero alle fontanelle di acqua potabile, ma…da oltre un anno non sentiamo più lo scrosciare dell’acqua fluviale, che, a memoria d’uomo checché ne dicano alcuni funzionari, è sempre scorsa copiosa e inarrestabile dalle fontane nel Borgo del paese.

L’avevamo ri-guadagnata (i documenti storici da noi forniti al Comune, parlano chiaro), dopo la rapina della fabbrica di calciocianamide. La riconcessero nel 1908 “per usi domestici” dell’aumentata popolazione, e a patto che mettessimo noi (l’allora Municipalità), i tubi. Gli stessi di cui oggi il Comune di Terni “non conosce la proprietà (sic) e non può dunque manutenere”!!!
C’è un filtro all’interno della vecchia fabbrica che ‘abusivamente’, negli anni, i cittadini di Papigno si sono ingegnati di ripuliti da soli, chiedendo inutilmente che fosse spostato all’esterno della ‘proprietà privata’ di Cinecittà, per poter essere agevolmente manutenuto senza incorrere in violazioni e garantendo l’acqua alla parte alta del paese. È stato negato, non solo: siamo stati minacciati di denunce se avessimo proseguito a farlo, lì o altrove, “perché lo deve fare il Comune”. Sorvoliamo sulla palese contraddittorietà delle due affermazioni:

È stato acceso un Patto di Solidarietà fra il Comune e l’Associazione Papigno Pesche che dal 2011 ha cercato e continua a farlo, di rivitalizzare il paese e rigenerare l’ambiente naturale. In un anno da che si è stipulato oltre a rituali riunioni di “tavoli tecnici”, da taluni funzionari usati come aule d’esame, l’unica e fondamentale legittima richieste di avere garantito il flusso dell’acqua per l’irrigazione degli orti, è stata dribblata e inattesa dietro l’alibi “non si sa di chi siano le tubature, non si sa chi debba intervenire”.

Intanto c’è siccità totale in Via Pisacane e Piazzetta Amendola. Gli orti vivono d’acqua e il Patto è centrato sugli orti! Ci pare un’equazione semplice e lapalissiana! Non solo: se si verificasse un incendio nel borgo, dove ci attaccheremmo…!!?
Dopo aver perso tempo un anno avendo creduto ancora una volta alla negoziazione democratica fra cittadini ed istituzioni, abbiamo scritto, via PEC ai due Assessori competenti all’Ambiente e al Volontariato/Partecipazione, annunciando la nostra volontà di rescissione del Patto per manifesta inutilità dello stesso venendo a mancare la conditio sine qua non per il mantenimento degli orti. È passato un mese e, per un altro strano caso, “scrivi all’assessore e risponde un funzionario” , in modo personalistico, scomposto e sconclusionato. Oltre alla grave irregolarità amministrativa, vogliamo segnalare la totale mancanza di rispetto verso le espressioni di democrazia di base che tentano di far rivivere il territorio, e la vuota demagogia dei Patti di Solidarietà.

E mentre a Papigno non è neppure garantito un servizio essenziale e dovuto, nonché regolarmente tassato dalla Tevere-Nera, come quello del diritto all’acqua fluviale, settori del Comune esprimono parer favorevole a centraline idroelettriche private a Collestatte, e grandi e colorati tubi blu di un’inutile e dannoso acquedotto, promettono distruzione certa del Nera e ipotetico afflusso idrico in rete. Ma pare che i pozzi scavati a Terria smorzino molti entusiasmi..

I nostri, verso la collaborazione con il Comune per “la rigenerazione” del paese sono stati sepolti sotto un cumulo di burocrazia e di scaricabarile sulle responsabilità non solo per l’afflusso d’acqua… stendiamo un velo pietoso sull’altro problema da noi posto (anche) all’ “osservatorio del Patto” : la bonifica del SIN Papigno-ex discarica calciocianamide.
Chissà che direbbero Corot, Leonardo e i Viaggiatori del Grand Tour nel vedere come è ridotto il loro paesaggio?

Noi abbiamo detto basta: interrompiamo unilateralmente il Patto. Procederemo da soli (come sempre fatto d’altronde) cercando di mantenere in vita gli orti e confidando in precipitazioni naturali…

E’ comunque certo che ci batteremo con ogni mezzo legale per la nostra acqua.

La rivogliamo, è un nostro diritto.

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