Terni, Parco Cardeto: adesso è scontro

Il Comune comunica ufficialmente a Sandro Citarei che non ci possono essere varianti al progetto e che deve portare avanti i lavori come previsto

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Quando – il 22 marzo del 2013 – vennero messi i lucchetti ai cancelli del parco ‘Bruno Galigani’ di Cardeto, si diceva che il concessionario, Sandro Citarei e soci, avrebbero avuto 270 giorni di tempo per riaprire il parco stesso, con tutti i lavori in programma belli e finiti.

Sandro Citarei

Variante respinta Adesso che di giorni ne sono passati 1204, i rapporti tra il Comune di Terni e lo stesso Citarei sembrano arrivati al punto di non ritorno. Perché dopo averglielo detto ‘a voce’, adesso arriva anche il ‘pezzo di carta’: l’ultima variante al progetto proposta da Citarei è stata definitivamente respinta dal Comune e, quindi, al ‘concessionario’ restano due possibilità. O va avanti con i lavori secondo il progetto previsto e concordato, o ferma tutto e – magari – fa pure causa al Comune, ipotesi che era stata fatta circolare.

LA BOCCIATURA DEFINITIVA

La storia Tutto lo ‘storico della vicenda viene ricostruita in un documento – firmato dal dirigente Renato Pierdonati – nel quale si legge che «l’opera in oggetto venne inserita nel Piano Triennale delle Opere pubbliche. L’Amministrazione Comunale decise di avviare un processo capace di affermare il principale parco urbano di Terni come fattore di sviluppo economico, sociale e sportivo, ricercando interessi di operatori di mercato idonei a garantire la realizzazione delle opere e la loro gestione mediante intero apporto di capitale privato. Venne così individuata la procedura per l’attuazione dell’opera ed il reperimento dei capitali privati. La concessione di lavori pubblici prevede l’esecuzione, ovvero la progettazione esecutiva e l’esecuzione, ovvero la progettazione definitiva, la progettazione esecutiva e la gestione e i lavori ad essi strutturalmente e direttamente collegati, nonché la loro gestione funzionale ed economica, stabilendo che il corrispettivo dei lavori dovrà consistere unicamente nel diritto di gestire l’opera».

Primo step Il 13 dicembre del 2011, ricorda Pierdonati, «venne approvato il progetto preliminare redatto dagli Uffici Tecnici comunali per l’importo complessivo di investimento da porre a base di gara di 900.000 euro e venne successivamente approvata la documentazione di gara con la quale venne attivata una procedura di selezione ristretta con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Con Determinazione Dirigenziale nr. 2675 del 25.10.2012 la gara venne aggiudicata alla ditta Ciao Servizi Spa, poi costituita in Società di Progetto Parco Cardeto srl. La Commissione di Gara regolarmente nominata ritenne di dover aggiudicare la gara alla ditta che aveva sviluppato la migliore offerta dal punto di vista qualitativo e quantitativo, tale da proporre un investimento complessivo di 1.820.275,55 euro».

Secondo step L’8 agosto del 2013, spiega ancora il dirigente comunale, «venne approvato il provvedimento conclusivo della Conferenza dei Servizi sul progetto definitivo generale al fine di acquisire tutti i titoli, nulla osta o pareri comunque denominati per consentire l’avvio della progettazione esecutiva e la cantierabilità dell’opera. Data la complessità dell’opera e le diverse componenti strutturali ed impiantistiche, nonché per la forma ed estensione del parco, già nel progetto definitivo e nella concessione venne stabilita l’avvio progressivo dei lavori (per lotti o fasi omogenee) previa approvazione dei relativi progetti esecutivi.
Quanto sopra per sviluppare un procedimento attuativo dinamico e snello idoneo a risolvere aspetti di dettaglio e rimuovere le varie interferenze rilevate già nella fase preliminare».

Terzo step Con una nota del 13 gennaio del 2015 «il Direttore dei Lavori, trasmetteva al Comune di Terni una relazione particolareggiata sullo stato di conservazione e l’efficienza strutturale della struttura portante dell’immobile denominato “ex Palazzina Spogliatoi”. La relazione era stata prodotta a conclusione delle verifiche strutturali effettuate in corso d’opera a seguito di nota istruttoria della Provincia di Terni, sull’istanza di autorizzazione sismica presentata dal Concessionario per le opere di consolidamento dello stabile. La Società concessionaria prese atto della relazione del Direttore dei Lavori e trasmetteva al Comune di Terni la richiesta di autorizzazione alla demolizione dell’immobile “ex Palazzina Spogliatoi”. Il Concessionario fece presente che un intervento di adeguamento delle strutture, in seguito ai sopravvenuti accertamenti risultava enormemente dispendioso, data la necessità di variare il progetto e prevedere opere molto invasive, a tal punto di pregiudicarne l’uso in sicurezza. Il Concessionario formulava, dunque, la richiesta di demolizione e ricostruzione del fabbricato in linea con le attuali normative di settore ed in sicurezza per l’incolumità dei fruitori».

Quarto step Pierdonati poi racconta che «in attuazione ad una intensificazione dell’attività di coordinamento il Direttore dei Lavori ha trasmesso relazioni periodiche al RUP e l’aggiornamento del crono-programma operativo dei lavori che prevede attualmente il termine nel 20.4.2017. Il 9 gennaio 2017 il concessionario ha presentato al Comune di Terni l’istanza di variante. Il 9 gennaio (lo stesso giorno; ndr) il RUP ha espresso parere di non ammissibilità delle variante proposte dal concessionario in quanto le proposte non sono inquadrabili tra le varianti ‘necessarie’ ed indispensabili per fatti imprevisti ed imprevedibili. Ha assegnato al concessionario il termine di 10 giorni per formulare le proprie osservazioni sull’avviso di diniego formulato dal RUP. Il 20 gennaio il Concessionario ha trasmesso le osservazioni al RUP. Dato atto che l’accertamento delle cause, delle condizioni e dei presupposti che consentono di disporre varianti in corso d’opera è affidato al responsabile del procedimento, “che vi provvede con apposita relazione a seguito di approfondita istruttoria e di motivato esame dei fatti” e considerato che il RUP ha emesso il giudizio di non ammissibilità», annuncia «di non approvare la Perizia di Variante presentata dal Concessionario e dal Direttore dei Lavori, in quanto la stessa non è stata giudicata ammissibile dal RUP». E adesso – 1204 giorni dopo quel 22 marzo 2013 – tutto torna in alto mare. E potrebbe finire in tribunale.

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