Terni, tempo di decisioni per la Telfer

Giovedì mattina controllo decisivo dell’ingegnere Francesco Ansuini: demolizione con chiusura della strada sempre più probabili

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«Considerando la sicurezza che deve essere garantita ai fini dell’esercizio della sp Valnerina, delle attività che si svolgono sul fiume Nera e sulle aree circostanti pubbliche e private, dei gasdotti di azoto ed idrogeno (poi interrati, ndR) che sono sostenuti dalla struttura in oggetto, si ritiene necessaria una tempestiva rimozione della passerella dal sito ove e attualmente ubicata». Era il 12 giugno 2009, quasi dieci anni fa, e l’ingegnere Gianni Capra parlava così della passerella Telfer. Di tempo ne è passato e dopo la segnalazione giunta mercoledì ai vigili del fuoco – relativa ad un pezzo di ferro precipitato nel sottostante fiume Nera -, a Terni il tema è tornato di nuovo d’attualità dopo le varie discussioni, e la sostanziale stasi, degli ultimi anni.

L’ALLARME DEI VIGILI DEL FUOCO, CONSIGLIATA LA CHIUSURA TEMPORANEA DELLA STRADA

Restauro e riposizionamento

Il controllo del 2009

Poco dopo le 9 è partito il controllo dell’ingegner Francesco Ansuini, incaricato dal Comune di Terni, sul manufatto di circa 90 tonnellate costruito ed edificato negli anni ’30. Già mercoledì i vigili del fuoco avevano segnalato lo stato di degrado avanzato della struttura: si tratta di un bene vincolato e quindi il percorso è quello della demolizione – costo intorno ai 200 mila euro – con successiva, eventuale, musealizzazione. Sul posto i vigili del fuoco, la protezione civile, gli assessori Enrico Melasecche ed Andrea Giuli, più i tecnici di palazzo Spada e della Provincia. Una volta terminato il ‘check’ saranno presi provvedimenti.

LA TELFER E LA COSTANTE ANSIA PER LA SICUREZZA

Il percorso

Una volta acquisita la relazione dell’ingegner Ansuini sullo stato del manufatto – potrebbe essere già disponibile nella giornata di venerdì – potrebbe essere convocata una conferenza dei servizi con tutti i soggetti coinvolti più o meno direttamente nella questione-Telfer, prefettura in testa. Da quella sede potrebbero emergere decisioni relative tanto alla viabilità (allo studio ci sono già soluzioni alternative per bypassare l’eventuale chiusura della strada Valnerina) quanto al progetto di demolizione che dovrà essere messo in atto. Il costo stimato per l’intervento è di circa 200 mila euro, fondi che il Comune ha già nella propria disponibilità attraverso un mutuo di oltre 400 mila euro acceso in passato, in parte già utilizzato, ma che non è stato mai seguito da un intervento radicale come quello che l’amministrazione comunale a guida Latini si appresta a pianificare e gestire.

La relazione del 12 giugno 2009: «Necessaria tempestiva rimozione»

«A parere del sottoscritto – spiegava l’ingegnere Gianni Capra il 12 giugno 2009 dopo il controllo – le deduzioni che si possono trarre da quanto esposto sono: 1) Sicurezza secondo le modellazioni di calcolo: a) La sicurezza all’azione del vento non è risultata conforme secondo le normative attuali neanche se la passerella fosse in buone condizioni di conservazione. b) La sicurezza alle azioni sismiche, secondo le normative attuali, ha dato risultati conformi (con tutti i limiti gia precisati). In realtà anche la sicurezza alle azioni sismiche è inficiata sia dallo stato di degrado della struttura in esame sia da quello delle strutture di sostegno che seppure non indagate risultano ad una analisi visiva notevolmente compromesse. A ciò si aggiunge che, come almeno riportato dal controllo del 1983, il calcestruzzo risulterebbe di bassa qualità e resistenza mentre gli apparecchi di appoggio (specialmente quelli mobili) sembrerebbero compromessi per la funzione che devono svolgere. 2) Lo stato di corrosione della passerella in particolare nei nodi strutturali (ove c’e concentrazione di sforzi) è molto avanzata e disuniforme arrivando in alcuni parti a diminuzione degli spessori fmo al 70 ± 75% degli spessori originari della carpenteria. Ciò comporta un rischio di crolli di parti strutturali ed eventualmente di collasso generalizzato non definibile in questa fase in modo tecnicamente accettabile con parametri numerici. 3) A parere del sottoscritto, considerata la situazione, non escludendo eventuali ulteriori accertamenti, risulta con difficoltà tecniche ed economiche pressoché insormontabili un’opera di messa in sicurezza e poi di restauro della struttura. Le superfici di contatto tra lamiere e profilati sono inaccessibili ad un’opera di manutenzione, il controllo di tune le chiodature e l’eventuale sostituzione dei un’operazione di chiodi difettosi, considerata l’entita numerica degli stessi, difficile praticabilità, la sostituzione degli apparecchi di appoggio a anch’essa un’operazione di difficile praticabilità e ancora la sostituzione di componenti gravemente corrosi rappresenta un altro intervento di grande onerosita tecnico-economica. I lavori dovrebbero oltretutto svolgersi incombendo su una strada di grande traffico e sopra il flume Nera ove si svolgono attivita sportive e richiederebbero opere provvisionali di grande impegno tecnico ed economico con la concomitante urgente necessità di mettere tutto il sistema in condizioni di sicurezza. Tutto ciò premesso, a parere del sottoscritto, considerando la sicurezza che deve essere garantita ai fini dell’ esercizio della sp Valnerina, delle attività che si svolgono sul flume Nera e sulle aree circostanti pubbliche e private, dei gasdotti di azoto ed idrogeno – concluse – che sono sostenuti dalla struttura in oggetto, si ritiene necessaria una tempestiva rimozione della passerella dal sito ove e attualmente ubicata».

Il Centro Studi Malfatti

Da sempre contrario alla demolizione del manufatto (con tanto di ricorso al presidente della Repubblica, ndR), e favorevole ad un recupero dell’intera area Papigno-Valnerina in un’ottica di valorizzazione archeologico-industriale, il Centro Studi Malfatti – attraverso il vice presidente vicario Sergio Dotto – interviene sulla questione: «Proprio due giorni fa – spiega – durante una riunione del nostro centro studi, scherzando, paventavo la possibilità si verificasse quel casus belli perfetto per la demolizione. Se la memoria non ci inganna il novello demolitore, a suo tempo, fu tra i propugnatori dell’acquisto dell’area dell’exelettrochimico di Papigno e non ricordo si sia preoccupato all’epoca per il grande pericolo costituito dalla Telfer, il ‘traliccio di nessun valore’ come ama chiamarlo lui. Poi si sono succedute altre giunte e nessuno si è mai dato da fare per effettuare una minima manutenzione. Intanto lì sotto si sono persino svolte gare di rafting, è un sito costantemente frequentato da persone appassionate di questo sport, ma a nessuna autorità cittadina è mai venuto in mente di affrontare l’emergenza o presunta tale. Secondo voi – chiede Dotto – una volta appurata la gravità, è possibile che per anni sia stato consentito il traffico veicolare, lo svolgimento di gare sul fiume Nera e qualsiasi altra attività umana? Credo che nessuno, a meno di non essere folle, si sarebbe assunta una responsabilità tanto grande. Certo, interrompere l’accesso veicolare alla Cascata, con i cospicui introiti derivanti dal flusso turistico non sarebbe stato facile, per giunta in un momento di grave crisi per le finanze degli enti locali. Comunque dato che a pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina, come disse Pio XI, un anziano signore con un velo di tristezza ci ha confidato: ‘Tantu ce faranno un supermercato pe’ li turisti’, al posto del magazzino del carburo, demolito dopo la Telfer».

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