Pedopornografia: ‘ex’ Consorzio scagionato

Terni: archiviata la posizione di Claudio Batini, denunciato dall’ente consortile dopo una verifica interna. L’uomo era stato anche licenziato

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Una vicenda surreale ma che, come una Spada di Damocle, ha pesato sul capo del ternano Claudio Batini, ex dipendente del Consorzio di bonifica Tevere-Nera, per lungo tempo. Denunciato nel settembre del 2017 dal proprio datore di lavoro – il Consorzio – per detenzione di materiale pedo pornografico sul personal computer che utilizzava sul posto di lavoro, lo scorso marzo l’uomo è stato completamente scagionato da ogni contestazione dal gip di Perugia, Natalia Giubilei.

Rapporto tormentato

La vicenda relativa al tormentato rapporto fra Batini e l’ente consortile, sfociata nel licenziamento del dipendente avvenuto nel dicembre del 2017 anche per motivazioni connesse alla denuncia, non è nuova tanto che umbriaOn se ne era già occupato in precedenza. Ora quel licenziamento è stato impugnato di fronte al giudice del lavoro di Terni ma, con l’archiviazione dell’accusa di detenzione di materiale pedo pornografico, l’ex dipendente avrà qualche carta in più da ‘giocare’ anche dal punto di vista legale.

L’ispezione sul computer

Tutto trae origine da un accertamento che il Consorzio di bonifica – dopo aver notato come il computer di Batini fosse acceso (anche se in quel periodo il dipendente era assente dal lavoro per ragioni di salute, ndR) – aveva fatto eseguire sul pc, incaricando un’azienda privata. Esame dal quale era, secondo l’ente, emersa la presenza di foto di minorenni in atteggiamenti espliciti. Da qui la denuncia e l’avvio del procedimento penale da parte della procura di Terni, poi transitato a quella di Perugia per competenza specifica sul punto.

L’indagine ‘vera’

Sulla base degli ulteriori accertamenti delegati alla polizia Postale e delle Comunicazioni, che non aveva riscontrato alcun file pedopornografico sul pc in questione, il pm Mara Pucci ha chiesto l’archiviazione del fascicolo per «manifesta infondatezza della notizia di reato». Un passo a cui il Consorzio di bonifica si è opposto, evidenziando come, anche in assenza di elementi probatori relativi alla detenzione di materiale ‘proibito’, si potesse configurare un’ipotesi di peculato per l’utilizzo a fini personali della strumentazione informatica riservata all’ambito lavorativo. Posizione poi espressa innanzi al giudice per le indagini preliminari.

L’archiviazione: «Il cda se ne occuperà?»

Di contro il gip Giubilei, lo scorso 20 marzo, ha definitivamente archiviato la posizione del Batini, sottolineando nel provvedimento come «non si ravvisino neppure gli elementi del peculato. A prescindere dalle valutazioni relative alla oggettiva difficoltà ad attribuire con certezza all’indagato le condotte contestate […], non potendosi escludere manipolazioni, […] non si ritiene che una ulteriore consulenza tecnica, già espletata, possa dirimere tali dubbi». Osservazioni a cui si aggiungono quelle dei legali difensori di Claudio Batini, gli avvocati Mario Cappalonga ed Elisa Esposito: «C’è evidente soddisfazione per quanto deciso ma tale archiviazione sembra non sia stata ancora portata all’attenzione del cda del Consorzio di bonifica Tevere-Nera, nonostante siano già trascorsi due mesi dal provvedimento».

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