Terni: politica pubblica per redditi equilibrati

Nel dibattito promosso da ‘Libertà eguale Umbria’ irrompe il Briccialdi. La presidente Pellegrini al vice ministro Morando: «Prima di decidere sulla nostra pelle ascoltateci»

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di Fra.Tor.

‘La distribuzione del reddito in Italia’, era questo il titolo del dibattito organizzato giovedì pomeriggio, nella sala del consiglio comunale di Terni, dall’associazione di cultura politica ‘Libertà eguale Umbria’. Ospite dell’incontro, coordinato da Alberto Pileri e Giorgio Finocchio, il viceministro all’Economia Enrico Morando.

I temi Nel corso del pomeriggio molti sono stati i temi trattati: dalle politiche del Governo per ridurre le diseguaglianze per l’occupazione giovanile e la crescita, passando per i temi dell’ambiente, della cultura e dell’economia civile, fino a Industria 4.0, ricerca e scuola.

La questione giovanile Enrico Morando non ha concesso praticamente nulla all’autocelebrazione: «Nel 2016, a dircelo è l’stat, le politiche pubbliche (tipo gli 80 euro in busta paga, la così detta 14sima per le pensioni basse e il Sia; ndr) hanno migliorato significaticavamente la situazione delle persone con redditi limitati. Il dato negativo, però, è relativo ai giovani e sempre l’Istat ci ha segnalato che, paradossalmente, dopo l’intervento pubblico la situazione rischia di peggiorare. Dovremo quindi fare in modo, anche con iniziative di decontribuzione, che le imprese siano portate ad assumere sempre più giovani per affrontare la situazione con qualche possibilità di successo».

PARLA IL VICE MINISTRO – L’INTERVISTA 

Ricerca e scuola Per il dirigente scolastico Cinzia Fabrizi «è importante sostenere l’istruzione tecnica. I giovani che si iscrivono in un istituto tecnico provengono da famiglie meno fortunate a livello culturale ed economico, rispetto a quelli che si iscrivono in un liceo. L’istituto tecnico dopo 5 anni permette l’inserimento nel mondo del lavoro. Sostenere gli istituti tecnici vuol dire sostenere parte della popolazione, ma in questo momento siamo in grande difficoltà. Bisogna mettere i giovani nella condizione di produrre reddito e istituti come il nostro ricevono molte richieste da parte delle aziende, ma i giovani che formiamo sono un numero inferiore rispetto alle richieste. L’istituto tecnico, se sostenuto, può essere una delle soluzioni alla disoccupazione giovanile». Anche Andrea Di Schino, del dipartimento di Ingegneria, sottolinea «le molte richieste di laureati da parte delle aziende del territorio, anche nel nostro ‘mondo’ però le richieste sono maggiori rispetto al numero di laureati che siamo in grado di formare. Purtroppo registriamo grandi carenze per quanto riguarda i fondi, le strutture e le attrezzature, ma quello che ci mette più in difficoltà riguarda le infrastrutture, ovvero le strutture edilizie e i mezzi pubblici».

Economia e industria A Giuseppe Cosentino è spettato il compito di descrivere il lavoro di Erg, presente su Terni da dicembre 2015: «Abbiamo fatto della nostra capacità di trasformazione, il nostro punto di forza. Fondamentale per noi il capitale umano: il 99% dei nostri dipendenti ha contratto a tempo indeterminato, l’età media si attesta tra i 40 e i 45 anni e investiamo molto nella formazione. Siamo proiettati verso il futuro». Carlo Ottone, presidente di Asm ha sottolineato che «come azienda del territorio che produce sviluppo dobbiamo misurarci con difficoltà come la riqualificazione delle città e la distribuzione del reddito. Asm oggi gioca un ruolo importante per migliorare la qualità della vita dei cittadini». Riccardo Marcelli, della segretaria regionale Cisl, ha detto che «ricollegandomi al discorso della professoressa Fabrizi, vorrei sottolineare che se le imprese non riescono ad avere il personale che richiedono probabilmente qualcuno ha lavorato male e il sistema non ha funzionato. Da noi comunque – con amaro sorriso – avanzano curriculum di giovani ingegneri, magari contattateci quando si presentano situazioni simili. Non va tutto male, però, in questa città. Area di crisi complessa e Industria 4.0 sono delle possibilità, ma noi dobbiamo fare del nostro e metterci un po’ di entusiasmo».

La cultura La presidente dell’istituto musicale ‘Briccialdi’, Letizia Pellegrini ha approfittato dell’occasione per mettere in chiaro la situazione in cui versa l’ente: «Dichiaro quindi subito che io, storica medievalista di mestiere, docente universitaria di professione, parlo da presidente di uno dei 18 istituti musicali AFAM teoricamente soggetti a statalizzazione» ed ha subito dopo spiegato che sarebbe «un errore gravissimo procedere alla statalizzazione di ‘una parte’ degli istituti, a meno che non si individuino, si condividano e si esplichino criteri non solo chiari ma anche sostanzialmente equi, vale a dire che non costino la vita a nessuno. Procrastinare sine die la statalizzazione di alcuni e cercare di fare l’ottimo razionalizzando simultaneamente, significa lasciar morire di morte naturale istituzioni culturali che sì sono finanziariamente in sofferenza, ma che dal punto di vista della loro specifica mission culturale e formativa godono di ottima salute, danno brillanti risultati a tutti i livelli, e costano molto meno di quanto rendono. Significa, cioè, e penso in particolare alla nostra situazione cittadina che ben conosco, eliminare dal panorama uno dei rari punti di eccellenza, che se gestito con avvedutezza, senso di responsabilità e lungimiranza progettuale, potrebbe svolgere una funzione vitale per la qualificazione del tessuto sociale ed economico in senso lato della città. Alternative praticabili ci sono, pur nella scarsità delle risorse. Si potrebbe ad esempio procedere parallelamente con una sorta di statalizzazione di fatto orizzontale, che trasferisca a tutti gli istituti le risorse, proporzionalmente al bisogno, per la corresponsione degli stipendi ai docenti, e poi, quando saranno disponibili tutte le risorse necessarie, quando saranno chiari i criteri per il riordino, procedere a una sorta di conguaglio di queste statalizzazioni di fatto: e fatti tutti gli istituti interamente statali anche di diritto».

La politica E qui Pellegrini ha gettato un paio di sassi nello stagno: «Se questo percorso è troppo originale, inedito, fantasioso, irrituale, rimane allora indispensabile che i tempi e i criteri del procedere siano chiari e dichiarati, sin d’ora per tutti, in modo da aver segnato un ‘fine pena’. Se questi criteri mancano, se non vengono condivisi con gli attori interessati, se vengono elaborati in via teorica al chiuso dei Ministeri a suon di percentuali e di parametri matematici, questa partita della statalizzazione degli ex pareggiati non può che chiudersi con la vittoria di chi sgomita di più, di chi ha i più forti sostegni della politica, del territorio, dei gruppi di pressione trasversali. Non può un patrimonio come quello che i conservatori AFAM rappresentano essere soggetto a queste logiche non trasparenti. Prima di decidere sulla nostra pelle, ascoltateci uno per uno con i nostri sindaci, avviate la pratica prevista dall’iter dei tavoli di negoziazione bilaterali per le diverse città, raccogliete dati omogenei sulle nostre fonti di finanziamento, sulla origine e sulla natura del nostro debito, sulle reali prospettive di sopravvivenza. E finanziate prima gli istituti che rischiano realmente di soccombere nel breve periodo: non per, come si dice moralisticamente, premiare i peggiori, ma perché in questo caso all’essere ‘peggiori’ finanziariamente di fatto può corrispondere un’eccellenza soffocata suo malgrado, ma che va salvata a tutti i costi: anche perché nel caso dei conservatori questi costi sono davvero esigui».

Di Girolamo Il sindaco di Terni ha ringraziato l’associazione per aver organizzato questo dibattito che «ci ha dato la possibilità di vedere che a Terni non ci sono solo problemi, ma abbiamo un giacimento importante di eccellenze, risorse umane a cui possiamo e dobbiamo attingere. Il mio ringraziamento ovviamente va anche al viceministro Enrico Morando per aver partecipato a questo incontro».

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