Terni, premio in Ast: niente accordo

L’azienda alza l’offerta a 500 euro, per i sindacati è «ancora insufficiente». Posizioni sempre distanti, i metalmeccanici verso iniziative di mobilitazione

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di F.L.

Una nuova riunione e un nuovo nulla di fatto, che questa volta rischia di essere definitivo: non c’è accordo tra Ast e sindacati sul premio di risultato per i circa 2.400 lavoratori dell’acciaieria. È l’esito del lungo, ultimo, confronto andato in scena venerdì pomeriggio tra i manager dell’ufficio del personale, le segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb e le rsu di stabilimento.

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali con Burelli

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Le posizioni La prima proposta avanzata dall’azienda – 400 euro lordi annui a dipendente, più un 20% variabile -, come noto, era stata ‘bocciata’ dalle assemblee svolte in fabbrica prima di Pasqua e all’inizio dell’incontro i sindacati non hanno fatto altro che ribadire la non condivisione, specialmente per quanto riguarda la parte economica, giudicata «non adeguata agli sforzi e sacrifici profusi dalle maestranze».

La trattativa È stata quindi presentata dalle sigle sindacali al capo del personale Luca Villa una controproposta – alternativa sia nella composizione dei parametri funzionali al raggiungimento del premio sia nella sostanza della cifra economica – giustificata dalle parti anche a fronte degli 87 milioni di euro di utile raggiunti nell’esercizio passato e del buon andamento aziendale. Una controproposta, questa, che però non ha trovato l’ok dell’azienda, che si è dimostrata disponibile ad alzare l’asticella non oltre i 500 euro, variabili e riparametrati, riproponendo lo stesso schema di accesso al premio.

Massimiliano Burelli

Rispedita al mittente anche la disponibilità, prospettata dalle stesse organizzazioni sindacali, di accettare il famoso TkVa, l’elemento primario che consente l’accesso al premio, a fronte di un innalzamento della cifra economica. L’azienda ha però riconfermato che se verrà raggiunto un valore inferiore all’obiettivo del 20%, dimezzerà il valore economico del premio (cioè 250 euro variabili).

La critica «Le segreterie ed rsu – si legge in una nota diffusa al termine dell’incontro – hanno giudicato insufficiente quanto proposto, evidenziando un chiaro atteggiamento aziendale nel non voler trovare elementi di mediazione e condivisione al fine di ridistribuire un premio equo e dignitoso». Per questo le organizzazioni sindacali annunciano che «promuoveranno, come condiviso nelle ultime assemblee svolte con i lavoratori, le iniziative a vario livello per giungere a un risultato migliore di quanto fino ad oggi prodotto nella discussione».

I passi futuri Di fatto però le parti, venerdì pomeriggio, si sono alzate dal tavolo senza riaggiornarlo. Non sono previsti infatti nuovi incontri, dunque al momento la discussione è chiusa, senza che si sia raggiunta un’intesa. Qualcuno – sempre sul fronte sindacale – ipotizza che una cifra ragionevole per imbastire seriamente la trattativa potrebbe essere quella di 1.000 euro, anche se per segreterie ed rsu è innanzitutto l’individuazione dei parametri di accesso al premio la base da cui partire. A questo punto, per la prossima settimana, verrà convocata una rsu di gruppo che deciderà il da farsi, ma è concreta la possibilità che si vada verso una mobilitazione graduale, che potrebbe portare fino allo sciopero. Sempre che nel frattempo, direttamente dai piani alti di viale Brin, non arrivino segnali diversi e più distensivi.

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