Terni, quartiere Italia tra miracoli e leggende

Tante nomi e tante storie – come la nascita del motto ‘Forza Fere’ – custodite da uno dei quartieri più popolari della città, da sempre luogo di accoglienza e aggregazione

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di Francesca Torricelli

Miracoli, aneddoti e molte storie. Tutto questo è il quartiere Italia a Terni, una delle zone più popolari della città, da sempre luogo di accoglienza, prima dei lavoratori delle acciaierie che giungevano da fuori città e oggi delle famiglie provenienti da tutto il mondo.

I ‘miracoli’ La prima tappa del ‘viaggio’ nel quartiere – organizzato dal consorzio Abn, le cooperative Actl e Alisei e il Cespi (Centro studi di politica internazionale), all’interno del progetto Deep – è l’edicola votiva all’ingresso del parco Le Grazie, il ‘simbolo verde’ di villaggio Italia. L’edicola risale ai tempi dei romani e serviva in qualche modo a tutelare zone di passaggio. Chiunque doveva affrontare un viaggio, lì poteva chiedere una sorta di protezione. Poco distante, nel parco Le Grazie 2, si trova la chiesa di Santa Maria delle Grazie che nasce in una zona che veniva definita ‘miracolosa’.

La fontana della salute A narrare del passaggio di San Bernardino da Siena e dei ‘poteri’ dell’acqua della fontana della salute, che si trova all’esterno del parco, fu il poeta ternano Furio Miselli. Proprio sopra alla fontana, dal 1987 è stata infatti posizionata un’inscrizione con la poesia di Miselli che cita: «Fontana mia! Ci sta lassù a Le Grazzie ‘na fontana, è la fontana de San Bernardinu. Se ch’acqua bella pare argentu finu che chi la bee se sende arsuscità. Acqua che fa passallu ‘gni dolore, acqua che leea le pene da ‘gni core! Fontana mia non te seccà, co st’acqua tia famme arsanà!».

Piazza della Pace Lasciando l’area dei ‘miracoli’, si raggiunge la piazza centrale di quartiere Italia, piazza della Pace – luogo di integrazione multiculturale, fenomeno radicato in questa parte di città – che dal 2013 ospita ogni anno un momento di commemorazione per le vittime della tragedia di Lampedusa. Nella piazza si trovano il bar dello sport e il bar ‘Ciambellino’, luoghi storici di ritrovo e che custodiscono aneddoti e storie di vita di quartiere.

Forza Fere La prima storia che ci viene raccontata, sicuramente nota ai più fedeli tifosi della Ternana, spiega come sia nato l’incitamento-simbolo: ‘Forza Fere’. Sembra infatti che negli anni ‘60, in un campionato in cui la Ternana militava in quella che oggi viene definita serie C2, i rossoverdi non stessero regalando molte gioie. Una domenica, proprio a piazza della Pace, mentre stava per partire un pullman di tifosi alla volta di San Giovanni in Valdarno per assistere alla partita Sangiovannese-Ternana, arrivò tale Carlo Cola sventolando una bandiera con su scritto ‘Forza Fere’. Alla domanda degli altri tifosi su chi fossero queste ‘Fere’ rispose: «I giocatori della Ternana. Devono essere delle ‘Fere’ oggi in campo. Devono avere tenacia e vincere questa partita». Peccato però che anche quella disputa finì 2-0 per gli avversari.

Le storie Nella piazza si ricordano, poi, nomi di personaggi che ne hanno fatto la storia. Come la signora Santina ricordata anche per la sua cucina che affittava per feste danzanti. Pare che nella ‘quota’ fosse compresa anche una fetta del suo dolce migliore. Oppure la storia di Anna la carbonara, che aveva una bottega nella piazza. Da Anna non si pagava, ma si segnava in una lista e a fine mese si saldava il conto. C’era poi Nannina che curava le distorsioni o le contratture con la chiara dell’uovo; questa, una volta applicata nella zona dolorante, si seccava diventando una sorta di gesso. Infine c’era il Cimbellino: nel suo bar si andava per partecipare a vari tornei di carte o biliardo. Si dice che ai vincitori venisse offerto, come premio, un caffè oppure una bevanda che chiamavano ‘Schizza naso’, che non era altro che acqua minerale con un po’ di limone.

L’integrazione L’ultima tappa del ‘viaggio’ nel quartiere Italia è ‘Promise’, un’opera di street art a firma dell’artista marchigiano Giulio Vesprini, realizzata due anni fa. Una sorta di riscatto di un quartiere che è sempre stato luogo di accoglienza e aggregazione per i lavoratori provenienti da fuori città e che ancora oggi ospita famiglie provenienti da tutto il mondo, diventando simbolo di integrazione multiculturale.

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