Terni-Rieti, ‘sogno’ 2020: «Ci proviamo»

Sopralluogo del viceministro Cancelleri. Per i tempi sarà decisiva la modalità di affidamento dei lavori da parte di Anas sul fronte umbro

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di F.T.

Il nodo è l’appalto: se sarà possibile affidarlo con una procedura rapida, magari alla stessa ditta (la Ircop di Roma) che sta completando i lavori – il termine è atteso per l’estate 2020 – sul fronte laziale, in provincia di Rieti, oppure se si dovrà procedere con gara ‘ordinaria’. Nella prima ipotesi la Terni-Rieti potrebbe essere finalmente completata entro il 2020, nella seconda le incognite – legate non solo alle procedure burocratiche ma anche ai possibili ricorsi – potrebbero comportare tempi decisamente meno brevi. E dopo tanta attesa, per i cittadini sarebbe un’ulteriore elemento di frustrazione.

Il sopralluogo

Mercoledì mattina, accompagnato dall’ingegner Raffaele Celia della direzione generale Anas, il vice ministro alle infrastrutture Giancarlo Cancellieri (M5s) ha svolto un sopralluogo sui cantieri della Terni-Rieti, partendo dallo svincolo di Piediluco (Terni) dove si attende il completamento del viadotto sul fiume Velino – lavoro abbandonato dall’impresa Tecnis nel 2017 – e terminando la visita sul fronte reatino, dove la realizzazione procede regolarmente.

Il viadotto sul Velino

Uscita di scena nefasta

Il tratto mancante perché l’attesa superstrada – parte della direttrice che giunge fino a Civitavecchia – venga completata, misura poco meno di 4 chilometri. Ma l’uscita di scena della Tecnis a cui erano stati affidati i lavori in Umbria – decisione unilaterale a causa dei gravi problemi dell’impresa – ha reso tale distanza ‘insormontabile’. Perché Anas ha dovuto chiudere la contabilità e svolgere i collaudi in assenza di contraddittorio: «Si tratta della situazione peggiore possibile per un appalto» osserva l’ingegner Celia.

Tante ragioni

Ora il percorso – essendo già stato definito il progetto di completamento, compresa la parte finanziaria che potrebbe partire da una base di circa 5 milioni di euro, con successivo ribasso – è ad un bivio: affidamento per le vie brevi oppure ‘ordinario’. Ragioni per seguire la prima strada, oltre ovviamente ai tempi più celeri, ce ne sarebbero. Senza la parte ‘umbra’ di fatto la superstrada è quasi inutile e il completamento della parte laziale, in tale contesto, rappresenterebbe più un problema per la viabilità che un passo avanti.

L’impegno

Il tutto è allo studio dei legali Anas – «ma la soluzione non è scontata» afferma Celia – ed anche il vice ministro Cancelleri sembra avere le idee chiare: «Entro la prossima settimana – afferma – incontrerò Anas e i suoi legali che stanno studiando la soluzione, perché non c’è altro tempo da perdere». La speranza è che si avveri la migliore delle ipotesi, ovvero completamento in parallelo dei due fronti – sabino e ternano – ed apertura a metà 2020. Per molti è anche un banco di prova per l’efficienza del governo Conte-bis.

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